01.02.12
secoloxix Berlino, Genova e la violenza del G8
Roma - Alla 62esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di
Berlino (9-19 febbraio) la Genova del G8 arriverà in forze. Ovvero con il
film di Daniele Vicari “Diaz - Don’t Clean Up This Blood” e con “The
Summit”, film documentario che ricostruisce le vicende del luglio 2001,
diretto da Franco Fracassi e Massimo Lauria, selezionato nella sezione
Panorama e che si annuncia con scene di violenza sconvolgenti.
“The summit”, ha intenzione, oltre dieci anni dopo, di dare un po’ di luce
alle molte ombre di quei memorabili giorni. Ovvero spiegare le speranze di
chi allora protestava, il meccanismo che ha provocato una indiscriminata
violenza da parte della polizia come di alcuni dei manifestanti, insieme
ovviamente agli interessi politici internazionali in gioco durante questa
manifestazione. E questo da parte di due giornalisti-registi presenti ai
fatti e dunque testimoni privilegiati di quello che veramente accadde in
quelle ore.
Il documentario che verrà presentato a Berlino è comunque il frutto del
lavoro di oltre cinquanta persone, più di un centinaio di intervistati e
migliaia di pagine di documenti filmati raccolti in oltre cento ore di
registrazioni audio e video.
Insomma, un vero e proprio viaggio che inizia dal World Trade Organization
di Seattle fino al summit del G8 genovese, passando per i summit di Nizza,
Praga, Napoli e Gothenburg. E questo con scene dal vero insieme a disegni,
ricostruzioni e animazioni.
Tra gli intervistati, a parte centinaia di dimostranti e giornalisti,
troviamo Don Andrea Gallo, Vittorio Agnoletto, Claudio Giardullo, il
sindacalista CGIL della polizia, Sergio Finardi, un esperto di tattiche di
guerra, il generale Fabio Mini, Vincent Singers, ex comandante del settimo
nucleo e l’avvocato Dario Rossi. Sulla forza visiva di questo documentario
è intervenuto giorni da lo stesso direttore artistico della Berlinale,
Dieter Kosslick: «Scene così violente abbiamo avuto perplessità a proporle
alla Berlinale. Perché davvero c’è da girare lo sguardo altrove. Ma poi
abbiamo deciso di metterle integralmente. Perché era giusto così».