31.10.07
Repubblica Genova G8, ora restano solo i processi
Repubblica Genova
Infuriano le polemiche dopo lo stop all´indagine parlamentare. Lalla: "Da
noi un contributo fondamentale"
G8, ora restano solo i processi
Niente commissione, la Vincenzi: "L´ultima offesa alla città "
Le reazioni della magistratura allo stop alla commissione d´inchiesta
parlamentare
G8, la verità resta a Genova "Da noi un contributo alla storia"
Il procuratore capo Lalla: questa vicenda una lezione per tutti
MASSIMO CALANDRI
NON resta che il tribunale di Genova, per fare chiarezza su quanto
accaduto in questa città nel luglio di sei anni fa. Perché nessuno dei
protagonisti di quelle drammatiche giornate - forze dell´ordine,
contestatori, istituzioni - ha mai voluto assumere pubblicamente le
proprie responsabilità . Perché non ci sarà una commissione parlamentare
d´inchiesta. Perché dopo tanto tempo la spaccatura non si è rimarginata,
al contrario: le posizioni sono ancora più distanti e intransigenti. Ma
sarà davvero possibile spiegare quello che davvero è successo attraverso
le prossime sentenze dei tre processi-chiave attualmente in corso?
Francesco Lalla, capo della procura del capoluogo ligure, ha accolto con
una certa sorpresa la notizia del naufragio della commissione d´inchiesta.
«Ma non voglio - e non posso - dare valutazioni politiche», taglia subito
corto. Poi però si regala un augurio: «Spero che un giorno le nostre
sentenze possano essere convenientemente storicizzate, sopperendo alla
mancanza di un accertamento parlamentare». Come dire: nessuno ha voluto
raccontare la verità di quei giorni, noi possiamo in qualche modo portare
almeno un contributo parziale. «Il nostro scopo di magistrati è
naturalmente più limitato. Noi ci concentriamo sui fatti, gli episodi».
L´assalto della polizia alla scuola Diaz. I soprusi e le violenze nella
caserma di Bolzaneto. La devastazione e il saccheggio di Genova. E ancora,
tutti quei piccoli procedimenti sugli arresti illegittimi compiuti da
carabinieri e polizia. «Appunto. Vicende precise su cui abbiamo cercato di
fare chiarezza attraverso le indagini e il dibattimento in aula. Questo
sarà il nostro contributo, nella speranza che un giorno qualcuno lo possa
inserire in un discorso più ampio». Di una cosa il procuratore genovese è
certo. «Certamente il G8 ha impartito - e impartirà - una grande lezione a
tutti. Mi auguro che ognuno ne tenga conto. Ognuno, tutti: parlo a 360
gradi, ci siamo capiti?».
Nel corso della requisitoria del procedimento per i 25 accusati di aver
saccheggiato e devastato Genova, nei giorni scorsi i pm Anna Canepa e
Andrea Canciani avevano sottolineato l´ansia di arrivare «almeno» alla
verità giudiziaria. Consci però di non soddisfare le aspettative per
un´altra Verità : quella, appunto, con la V maiuscola. «Queste aspettative
avrebbero dovuto venire da chi ha avuto la responsabilità di quei giorni,
in primo luogo l´autorità di governo, ma anche dai responsabili - nel
movimento no-global - di quelle frange più violente ed ambigue presenti in
quei giorni a Genova», spiegano i magistrati. Il problema sono stati gli
approcci ideologici ai fatti e alle vicende. Che per un verso hanno
portato «a minimizzare o addirittura negare le violenze preordinate di una
parte di manifestanti, il senso profondo di pericolo e di precarietÃ
vissuto dagli abitanti della città . A negare le devastazioni accadute e
causate da una parte minoritaria di manifestanti estremisti e violenti,
venuti apposta per devastare». E dall´altra parte, «a negare ovvero a
giustificare le inammissibili violenze commesse da parte delle forze
dell´ordine nei confronti di manifestanti inermi e pacifici». Su di una
cosa la procura non ha dubbi: «E´ giusto che questi processi siano stati
fatti in questa città ferita. L´unico luogo dove era giusto che si
svolgessero. Con serenità . Come sereni saranno i giudizi».
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Bolzaneto, chiusa l´istruttoria A gennaio le richieste dei pm
il caso
AL TERMINE dell´interrogatorio dell´imputato Barbara Amadei, agente di
polizia penitenziaria, il presidente Renato Delucchi ha dichiarato chiusa
l´istruttoria dibattimentale del processo per i soprusi e le violenze
nella caserma di Bolzaneto. Si tornerà in aula il 14 gennaio con la
requisitoria dei pubblici ministeri Patrizia Petruzziello e Vittorio
Ranieri Miniati. Successivamente la parola passerà alle parti civili,
quindi agli avvocati difensori: l´ultima udienza è ufficialmente in
programma il prossimo 8 aprile, ma ci sono buone probabilità che
l´appuntamento slitti fisiologicamente di un paio di settimane. La
sentenza è attesa nel giro di un paio di mesi, forse ai primi di luglio.
Quarantacinque imputati tra generali, funzionari di polizia, ufficiali dei
carabinieri, agenti, militari e medici: accusati a diverso titolo di abuso
d´ufficio, violenza privata, abuso di autorità contro detenuti o
arrestati, falso, violazione dell´ordinamento penitenziario e della
convenzione per la salvaguardia dei diritti dell´uomo e delle libertÃ
fondamentali. Le persone offese sono 209. Il processo aveva preso il via
il 12 ottobre di due anni fa: le udienze sono state 157, in aula sono
state ascoltate 392 persone (compresi 12 imputati).
Gli accusati si sono sostanzialmente difesi, sostenendo di non aver
compiuto - e tantomeno visto compiere - nulla di illegale. Uno
scaricabarile su compiti e responsabilità completato lunedì dal generale
Oronzo D´Oria. L´alto ufficiale della polizia penitenziaria, incalzato dal
pm Petruzziello, ha sostenuto di essere rimasto pochissimo a Bolzaneto.
«Non potevo dare ordini a nessuno. Mi viene da ridere, quando qualcuno mi
definisce l´alter ego di Sabella». Alfonso Sabella, magistrato, era il più
alto responsabile della gestione dei fermati del G8. Era stato indagato
dalla procura, ma successivamente il tribunale aveva archiviato.
(m. cal.)
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SE POLITICA E GIUSTIZIA SONO LONTANE
Non è facile raggiungere anche questa verità e i giudici genovesi ci
stanno provando tra enormi difficoltà da sei anni e mezzo. Non esistono
precedenti di uno sforzo così grande e così lungo e così esteso nella
recente storia giudiziaria. E una parte anche di questa verità resterà ,
comunque, sommersa per difficoltà obiettive e per ragioni strutturali che
hanno a che fare con il no alla indagine politica. Non era mai successo
nella storia di questa Repubblica che le Forze dell´Ordine esercitassero
una violenza così estesa e così massiccia e indiscriminata verso masse di
dimostranti. Neppure il generale Bava Beccaris, che pure aveva fatto
sparare sulla folla con i cannoni, aveva colpito tanti dimostranti. A
Genova per gli scontri del G8 ci sono stati ben oltre mille feriti, che
hanno denunciato con rapporti e diagnosi mediche e per i quali non è stato
istruito alcun processo. Questo vuoto giudiziario ha una ragione anche
politica non solo di indagine giudiziaria troppo complessa. Una
commissione d´inchiesta parlamentare avrebbe potuto scoprire non solo chi
ordinò la "macelleria messicana" alla Diaz, che gli altri gradi della
polizia hanno recentemente ammesso nelle udienze genovesi, ma pure chi
decise il pestaggio indiscriminato in corso Italia, a piazza Manin, tanto
per citare i luoghi più indicati di quell´esecuzione "sudamericana".
Certo la città è offesa, come giustamente dice la sindaco Marta Vincenzi e
come denunciava sei anni e mezzo fa il sindaco Giuseppe Pericu, indignato
per quanto Genova stava sopportando. Almeno in questo non c´è
discontinuità tra i primi cittadini che si sono succeduti a Palazzo Tursi.
Le sentenze dei giudici scriveranno una parte di questa verità globale
(passi l´ironia di questa definizione) e sarà un merito di Genova e della
sua magistratura. L´altra parte resta, se non ci saranno decisioni e
procedure politiche diverse, uno dei tanti misteri d´Italia.
FRANCO MANZITTI