20.07.12
genova repubblica G8, sentenze a due velocità Il giudice: “Leggi da rifare”
G8, sentenze a due velocità Il giudice: “Leggi da rifare”
«IL NOSTRO ordinamento prevede e punisce la devastazione, mentre siamo
ancora gravemente inadempienti rispetto alla comunità internazionale per
quanto riguarda la tortura». Il Procuratore generale Vito Monetti, ieri
mattina, in occasione del ventennale della strage di via D’Amelio, ha
fatto il punto sui suoi primi sei mesi a capo dell’ufficio affrontando i
temi più caldi.
Sui fatti della Diaz: «E’ concepibile — si chiede Monetti — che un salto
qualitativo così grande come il picchiare una persona e torturarla non
venga punito?»
“Sentenze non equilibrate? Dipende tutto dalle leggi”
Il procuratore Monetti: sui diritti Italia inadempiente
I processi del G8
MARCO PREVE
PERCHÉ un poliziotto con il visto mascherato, che massacra di botte e
minaccia di stupro e di morte una persona inerme, subisce una condanna di
gran lunga inferiore a quella di manifestanti che hanno distrutto vetrine
e incendiato automobili senza però ferire nessun essere umano? La risposta
a questo dilemma che da alcuni giorni, dopo le sentenze di Cassazione
sulla Diaz e sui black bloc, è oggetto di accese discussioni, ha provato a
darla ieri mattina il procuratore generale di Genova Vito Monetti.
«La situazione può essere sinteticamente inquadrata così — ha spiegato il
Pg — in entrambi i casi abbiamo un salto di qualità evidente delle
situazioni, dalle lesioni alla tortura e da un singolo danneggiamento ad
una serie di devastazioni. Solo che il nostro ordinamento prevede e
punisce il secondo caso, mentre siamo ancora gravemente inadempienti
rispetto alla comunità internazionale per quanto riguarda la tortura».
Il Pg Monetti, ieri mattina, in occasione del ventennale della strage di
via D’Amelio in cui la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino e i suoi
agenti di scorta, ha fatto il punto sui suoi primi sei mesi a capo
dell’ufficio affrontando
i temi più caldi: i processi del G8 e l’emergenza mafiosa in Liguria.
Sul comportamento di agenti
e funzionari alla scuola Diaz nel luglio del 2001 il pensiero del Pg è
chiaro: «E’ concepibile — si chiede Monetti — che un salto qualitativo
così grande come il picchiare una persona e torturarla non venga punito?
La Costituzione repubblicana ha contenuti molti simili alla Dichiarazione
dei diritti dell’Uomo ma, purtroppo, il nostro paese è ancora gravemente
inadempiente per quanto riguarda l’adeguamento della nostra legislazione a
quelle degli altri paesi europei circa l’introduzione del reato di
tortura. I delitti contro l’umanità sono imprescrittibili: è questo
l’altro problema su cui riflettere».
Proseguendo il ragionamento, Monetti affronta le polemiche sulle pesanti
condanne per la decina di manifestanti individuati come black bloc dalle
indagini dei pm Andrea Canciani e Anna Canepa, quest’ultima oggi pm della
Direzione Nazionale Antimafia.
«In questo caso — dice Monetti — il nostro ordinamento prevede questo
salto di qualità. Il concetto è: il comportamento di chi brucia un
cassonetto e di chi brucia un intero edificio sono identici o si verifica
un salto
di qualità? E lo stesso dicasi per l’omicidio di una singola persona e per
quello di strage: sono una cosa identica o anche lì c’è un salto
qualitativo?».
L’altro argomento affrontato dal Procuratore Generale è stata la lotta
alla mafia a 20 anni dalla morte di Borsellino. «Bisogna resistere — ha
detto Monetti — , non bisogna abbassare la
guardia e diffondere la cultura della legalità. Le istituzioni devono
raddoppiare lo sforzo e concentrarsi sui casi di criminalità gravi che
mettono in discussione l’esistenza stessa del nostro Stato».
Negli ultimi due anni, le procure di Genova e di Sanremo in particolare,
hanno sviluppato importanti indagini sulla
‘ndrangheta che hanno portato anche allo scioglimento di due consigli
comunali, Bordighera e Ventimiglia. «Quello della lotta alla criminalità
mafiosa in Liguria — ha detto Monetti — è uno dei temi che ho portato in
discussione nel corso delle riunioni con i colleghi delle varie procure
della nostra regione. Per far fronte a questa come ad
altre emergenze è fondamentale la buona organizzazione degli uffici,
affinché siano da un lato efficaci e dall’altro trasparenti». Proprio la
procura di Sanremo — attivissima sul fronte antimafia con il suo
procuratore Roberto Cavallone — così come il tribunale della Città dei
Fiori, rischia di scomparire per via degli accorpamenti decisi dal governo
per ridurre la spesa pubblica.
«E’ un tema di cui stiamo parlando proprio in queste ore — dice Monetti —
capisco le varie posizioni, anche di chi è contrario, ma l’unica cosa che
possiamo fare è attendere le decisioni della politica e dei nostri
governanti ».