10.12.12
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Genova. Il giudice monocratico Massimo Deplano ha condannato a 2 anni e 8
mesi l’ex questore di Genova Francesco Colucci, accusato di falsa
testimonianza nell’ambito del processo per i fatti della scuola Diaz. Il
giudice ha condannato Colucci al pagamento delle spese processuali e al
pagamento di 2.500 euro di provvisionali per le parti civili che si sono
costituite nel processo (circa una decina).
Praticamente scontato il ricorso in appello da parte del legale di Colucci
Maurizio Mascia, ma se e quando la sentenza diventerà definitiva, Colucci
non potrà usufruire delle condizionale e dovrà rivolgersi al magistrato di
sorveglianza per rivolgersi ai servizi sociali.
I pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano
chiesto per Colucci tre anni di reclusione senza le attenuanti generiche.
L’ex questore Colucci, a capo della centrale operativa delle forze
dell’ordine nei giorni del G8 di Genova, secondo l’accusa avrebbe
ritrattato in aula la sua testimonianza su diversi punti chiave relativi
alla sanguinosa irruzione nella scuola Diaz, per la quale la Corte di
Cassazione ha condannato in via definitiva per falso, calunnia e lesioni
25 funzionari di polizia, tra cui alcuni tra i massimi vertici della
Polizia italiana.
Cinque secondo l’accusa i punti su cui verterebbe la falsa testimonianza
di Colucci. Il principale, e forse più noto, riguarda l’invio presso la
scuola Diaz, dell’allora capo dell’ufficio stampa della Polizia Roberto
Sgalla. In un primo tempo, sia alla Commissione parlamentare che indagava
su quei fatti, sia in un’audizione testimoniale ai pubblici ministeri del
processo, Colucci avrebbe sostenuto che era stato il capo della Polizia
Gianni De Gennaro a chiedere l’invio di Sgalla in via Battisti, prima
dell’inizio dell’operazione. Durante l’udienza di primo grado invece
Colucci sostenne in aula che era stato lui stesso a mandare Sgalla alla
Diaz.
“Durante il processo di primo grado c’è stata una corale opera di
inquinamento delle prove” e “una promiscuità oscena tra alcuni testimoni e
gli imputati”, aveva detto il pm Zucca nella sua requisitoria. Zucca aveva
anche “definito “ributtante lo scorcio su quello che accadeva dietro le
quinte del processo” facendo riferimento alle numerose intercettazioni
telefoniche che rivelano i costanti contatti tra poliziotti imputati e
alcuni testimoni del processo.
Redazione