02.07.04
Diario: Perquisite quelle vittime
Perquisite quelle vittime
Clima teso intorno al processo contro i poliziotti della Diaz.
Fini attacca, la sinistra tace
di Mario Portanova
Le vittime sono state controllate e perquisite, all’ingresso dell’aula e addirittura sulla strada appena fuori dal tribunale. Gli imputati, invece, sono entrati tranquilli e indisturbati, avvolti da una protettiva solidarietà. Nei processi normali succede il contrario, ma questo non Ë un processo normale. Sabato 26 giugno a Genova si Ë svolta la prima udienza preliminare del procedimento contro 29 poliziotti accusati di diversi reati per la sanguinosa irruzione alla scuola Diaz, la notte del 21 luglio 2001, al termine delle manifestazioni contro il G8. Ce ne saranno altre durante l’estate, e alla fine il gip Daniela Faraggi deciderà se rinviarli a giudizio, come richiesto dai quattro pm che hanno condotto l’inchiesta: Enrico Zucca, Francesco Cardona Albini, Vittorio Ranieri Miniati, Patrizia Petruzziello. La loro linea Ë stata quella di indagare solo poliziotti fisicamente presenti alla Diaz quella notte e, tra loro, i responsabili pi_ alti in grado, i firmatari dei verbali, i protagonisti dei depistaggi. Solo Vincenzo Canterini e nove suoi capisquadra sono direttamente accusati per aver ´cagionato o comunque non impedito' i pestaggi.
I processi contro i poliziotti sono difficili, sempre e ovunque. Questo è ancora pi_ delicato. Tra gli inquisiti figurano nomi di alto livello: Franco Gratteri, all’epoca direttore dello Sco, oggi capo dell’antiterrorismo all’Ucigos; Giovanni Luperi, all’epoca vicedirettore dell’Ucigos e oggi responsabile del pool europeo contro il terrorismo islamico; Gilberto Caldarozzi, all’epoca vicedirettore dello Sco; Vincenzo Canterini, all’epoca capo del VII nucleo del Reparto mobile di Roma, passato alla direzione centrale della Criminalpol. Alcuni indagati, in particolare Gratteri e Luperi, sono molto vicini al capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Non era mai successo prima che dirigenti di questo livello della pubblica sicurezza si trovassero ad affrontare i giudici. Anche per questo le pressioni intorno all’inchiesta genovese sono pesanti.
La politica dovrebbe restare fuori dai processi, lo sappiamo, invece è entrata a gamba tesa anche in questo. Lo ha fatto, in modo appariscente, il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, che ha ripetutamente attaccato la Procura di Genova per aver candidato al rinvio a giudizio ´più poliziotti che manifestanti'. E nel settembre scorso il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, proprio a ridosso della conclusione delle indagini su Diaz e Bolzaneto, ha tenuto a precisare che Forza Italia ´sta dalla parte dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia'.
La destra entra a gamba tesa e il centrosinistra, al contrario, si fa notare per un silenzioso fair play. Curioso, in un Paese in cui si combatte a suon di dichiarazioni infuocate su qualunque chiacchiera politica. Quando Fini, il 13 marzo scorso, definì nientemeno che ´vergognosa' la situazione genovese, l’unica replica targata centrosinistra arrivò dalla deputata ligure dei Ds Roberta Pinotti. Su una cosa del genere ci si poteva aspettare qualcosa di più dai vertici del partito. Magari un intervento di Luciano Violante, che sempre si è speso nella difesa dei magistrati attaccati dalla politica. Invece finora Violante si è speso soltanto per difendere De Gennaro dalle trasversali richieste di dimissioni seguite al G8. E qualcuno teme che il procedimento sulla Diaz resti schiacciato nel panino di una destra ideologicamente schierata con la polizia e di una sinistra che amerebbe vedere fuori da ogni responsabilit‡ almeno alcuni dirigenti di più alto livello, considerati a lei vicini.
IL GRANO E IL LOGLIO. Forse non Ë un caso che insieme alle vittime della Diaz, tornate a Genova per la prima udienza preliminare, ci fossero soltanto parlamentari di Rifondazione comunista (Graziella Mascia) e Verdi (Francesco Martone). Così come vengono letti con preoccupazione certi articoli su giornali che pure hanno seguito puntualmente le inchieste. Ma che, all’indomani della chiusura delle indagini, adombravano un’´inchiesta monca, zoppa', il cui obiettivo sembrava ´mancato'. E, riferendosi agli indagati, invitavano a separare ´con pazienza il grano dal loglio', a non ´fare di ogni erba un fascio', a non ´lavorare all’ingrosso sulle responsabilità penali' e così via (Giuseppe D’Avanzo su Repubblica il 13 settembre 2003).
Se poi si pensa che il richiamo a una stravagante par condicio giudiziaria tra poliziotti e manifestanti è stato rilanciato dal Procuratore generale di Genova, Domenico Porcelli, nell’occasione solenne dell’inaugurazione dell’ultimo anno giudiziario, si capisce il rischio di isolamento che la Procura corre in un procedimento così delicato. Alfredo Galasso è un avvocato che il ´clima' intorno ai processi lo sa annusare, vista la sua lunga esperienza palermitana che risale agli anni di Falcone e Borsellino. Oggi è il difensore di Lorenzo Guadagnucci, giornalista pestato e arrestato alla Diaz: ´L’attenzione della politica e dei mezzi di informazione è inferiore al peso di ciò che è avvenuto', riflette Galasso. 'E' una disattenzione trasversale, non so se casuale o calcolata. Se non ci fosse questo procedimento, non sarebbe accertata neanche la responsabilità politica di quel che accadde alla Diaz. Non voglio confondere il piano giudiziario con quello politico, ma sui fatti di quella notte qualcuno ha consentito o sottovalutato. Non credo ai complotti, ma nemmeno alla tesi di un’improvvisa esplosione di violenza'. Il silenzio del centrosinistra, Galasso lo legge così: ´Quando sono sotto accusa i vertici dell’ordine pubblico o della Difesa, come nel caso Ustica, la sinistra ha il vizio di ritrarsi perché teme l’accusa di essere contro certe istituzioni'.
Non sarà un procedimento facile. Viene data per scontata un’imminente richiesta di spostamento del processo da Genova, in base alla famosa legge Cirami (già respinta due volte, in questo procedimento e nel processo contro i 26 manifestanti). Faranno la loro parte, e faranno valere i loro impegni, gli avvocati-parlamentari dei poliziotti (Alfredo Biondi di Forza Italia e Sergio Cola di An, mentre nella prima udienza preliminare Ignazio La Russa ha lasciato la difesa dei suoi quattro imputati al collega Piero Porciani). Poi bisogna vedere quello che accadrà fuori dall’aula, intorno a un’inchiesta che ha pestato molti piedi (piedi destri e piedi sinistri).
Eppure, se fosse un processo normale, il clima dovrebbe essere molto diverso. Quel che accadde quella notte è chiaro, accertato durante l’inchiesta di Zucca e colleghi, ed è già materia di due sentenze definitive: quelle che hanno archiviato le accuse di resistenza e associazione per delinquere contro i 93 arrestati alla Diaz. Potremmo metterla così: la notte del 21 luglio 2001 un gruppo di persone A è entrato in un edificio e ha picchiato selvaggiamente un gruppo di persone B. Il gruppo A ha steso verbali falsi e ha costruito a tavolino prove contro il gruppo B. Il gruppo A ha reso testimonianze spesso mute o contraddittorie, il gruppo B ha fornito versioni precise e concordi.
Solo che il gruppo A portava divise e stellette. Così, all’udienza del 26 giugno, qualcuno si è preoccupato di perquisire e togliere la cintura a Lene Zuhlke, una ragazza tedesca di 27 anni che alla Diaz ebbe questo trattamento: ´Percossa ripetutamente con manganellate alla testa e alle spalle, caduta a terra, percossa con calci alla schiena e al petto, presa per i capelli e sollevata, calciata in mezzo alle gambe, sbattuta contro un muro, manganellata ancora e presa a calci al petto e al ventre, successivamente trascinata per i capelli lungo alcune rampe di scale, colpita ancora da tutti i lati con manganelli (trauma toracico addominale, fratture costali con pneumotorace a destra e contusione polmonare, trauma cranico, contusioni multiple, lesioni gravi per il conseguente indebolimento del 30 per cento della funzione respiratoria e della locomozione del braccio e collo…)'. Non sapremo mai chi l’ha ridotta così, n se fosse seduto vicino a lei nell’aula del tribunale di Genova. Fini può stare tranquillo, la maggior parte dei picchiatori la faranno franca perch alla Diaz erano irriconoscibili, con caschi e fazzoletti sul volto.. E il gruppo A non intende fornire altri dettagli.