05.03.09
varesenews G8 di Genova, Agnoletto: "Volevano arrestarmi"
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Legnano - Al Circolone di Legnano l'europarlamentare di Rifondazione
rievoca con Haidi e Giuliano Giuliani, i genitori di Carlo, i giorni
drammatici degli scontri di piazza e dei pestaggi, da piazza Alimonda alla
scuola Diaz
G8 di Genova, Agnoletto: "Volevano arrestarmi"
"Fare un golpe e farla franca": quanto avvenuto fra il G8 di Genova 2001 e
le prime sentenze dei processi a carico di esponenti delle forze
dell'ordine per i fatti della scuola Diaz, nella sintesi brutale ed
efficace del film documentario di Enrico Deaglio, Beppe Cremagnani e Mario
Portanova proiettato martedì sera presso il Circolone di Legnanoe che sarà
riproposto martedì 11 marzo al Museo del Tessile di Busto Arsizio, dove
presenzieranno Mirko Mazzali del Genoa Legal Forum e Don Andrea Gallo
della comunità di San Benedetto al Porto.
Sala strapiena al Circolone per la presenza di ospiti di rilievo collegati
alle drammatiche vicende di quei giorni: l'europarlamentare di
Rifondazione Comunista Vittorio Agnoletto (foto), uno dei volti più in
vista del "movimento dei movimenti", e Haidi e Giuliano Giuliani, i
genitori di Carlo, rimasto ucciso negli scontri di piazza Alimonda con i
carabinieri - per loro non sarebbe stato, fra l'altro, il carabiniere
Mario Placanica a sparare il colpo fatale al ragazzo.
"La prova generale di un modello di repressione": così Deaglio nel
documentario riassume la sensazione di fronte all'ingentissimo spiegamento
di forze dell'ordine, che non eviterà alla città la devastazione dei black
bloc; si assisterà comunque a scene di violenze gratuite e ideologicamente
motivate contro gente inerme, non solo alla scuola Diaz - Giuliano
Giuliani definirà «delinquenti in divisa quanti picchiavano in dieci degli
inermi a terra». Nel filmato sono intervistate le persone che ebbero
responsabilità politiche in quei giorni, fra cui l'allora ministro degli
Interni Claudio Scajola, che in una parziale autocritica ammette una
scarsa preparazione di parte delle forze dell'ordine presenti, oltre a
ricordare la massa di allarmi più o meno bislacchi rilanciati in quei
giorni dai media (lancio di sangue infetto, e altre amenità). Il tutto
mentre reparti di sicurezza fatti affluire da Roma si esibivano in coretti
tipo "un due tre Pinochet", "faccetta nera" ecc. "Si mise in cantiere una
strage", con tanto di body bags in quantità; quattro carceri furono in
parte svuotate per far posto alla massa prevista degli arrestati: c'è
anche questo nel filmato, oltre alle scene indelebili di pestaggi,
saccheggi dei black bloc, scontri. Un secondo filmato tratto da O.P.
Genova 2001 presenta la tesi cristallizzatasi a sinistra da quei giorni:
"le azioni del blocco nero servono a giustificare la repressione dei
movimenti", da qui lentezze, esitazioni, ordini di non intervento.
«Cosa resta di questo golpe?» si chiede oggi Haidi Giuliani (foto a
destra). «Non saràche continua ancora oggi? Genova non è stata che la
punta di un iceberg, e il futuro che attende i giovani d'oggi è molto
pesante, un futuro con meno diritti e una Costituzione svuotata».
Agnoletto individua responsabilità politiche e delle forze dell'ordine: e
se per le prime «l'ordine pubblico era in mano ad AN», tra le forze
dell'ordine (ce n'è per tutti, s'intende) ad essere accusato
dall'europarlamentare è il "superpoliziotto" De Gennaro, allora capo della
Polizia e oggi responsabile del Dipartimento Informazioni Sicurezza che
coordina i servizi segreti. È notizia di ieri, ricordava Agnoletto, che
resterà a Genova un procedimento a carico suo e di altri due dirigenti con
l'accusa di istigazione alla falsa testimonianza. Ma l'europarlamentare
comunista racconta anche altri episodi: come quando lui e Casarini
ricevettero due buste con proiettili nei giorni subito prima del G8,
oppure immediatamente dopo quando gli era stato fatto sapere da un
"compagno" che sarebbe stato arrestato, «ma solo dopo i funerali di Carlo
Giuliani», e che «l'intero Genoa Social Forum sarebbe stato accusato di
associazione sovversiva». Salvo ricevere poi, il mercoledì, «la telefonata
di un giornalista dal tribunale di Genova, che mi disse: tranquillo, non
l'arrestano, non si è trovato un solo magistrato disposto a firmare un
ordine di custodia...» Sul piano politico odierno, in un'Italia dove «si
sta realizzando pezzo a pezzo il piano di rinascita democratica della P2»,
Agnoletto deve ammettere la disfatta delle sinistre, «ma si è fatta
cultura, e questa resta». Una cultura che l'esponente comunista declina
nel segno dell'antiliberismo, di una rinnovata lotta di classe, ma
stavolta su scala globale, e dell'ambientalismo: «altro che quei
"socialisti" che al Social Forum mondiale di Belèm non c'erano, perchè
erano a Davos».