20.07.08
unita Sette anni dopo migliaia a Genova per Carlo Giuliani
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Sette anni dopo a piazza Alimonda. In un migliaio hanno partecipato al corteo per ricordare Carlo Giuliani, ucciso il 20 luglio del 2001 durante il G8.
Tra gli altri, erano presenti i genitori del giovane, Heidi e Giuliano Giuliani, quindi don Gallo, Mark Cowell, il manifestante britannico picchiato nel corso dell'irruzione delle forze dell'ordine nella scuola Diaz e ricoverato in ospedale in condizioni serie, l'ex ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista) insieme al collega di partito ed ex senatore Giovanni Russo Spena.
Presente anche Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo e all'epoca portavoce del movimento no global. Ad animare la commemorazione, una banda musicale di rom e, a più riprese, con la sua chitarra Andrea Rivera.
Allo scoccare delle 17.25, ora in cui venne ucciso Carlo, è stato osservato un minuto di silenzio mentre il padre del giovane ucciso 7 anni fa da un carabiniere ha ricordato quella tragedia: «Sette anni fa furono sparati due colpi diretti, non in aria. Uno dei due prese Carlo sotto l'occhio sinistro. Poi si è tentato di inventare il peggio, la pietra che fece deviare il proiettile e così via, ma la verità resta quella e
vogliamo che sia affermata e diciamo ancora una volta, per questa battaglia di verità, grazie Carlo, grazie Carlo». A queste parole è scoppiato un lungo applauso dei manifestanti.
Pochi istanti dopo, in piazza è riecheggiata la voce di Carlo Giuliani che, ancora molto giovane, aveva letto alcune lettere di condannati a morte della strage del Turchino compiuta dalle SS nel 1944: «Tredici anni fa - ha spiegato il padre Giuliano - per un servizio televisivo sulla resistenza, preparammo un documento sul Sacrario del Turchino e pensammo fosse giusto e importante leggere le lettere dei condannati a morte, molti dei quali giovanissimi. Per questo chiedemmo a Carlo di leggere quelle lettere. Quel filmato - ha concluso - lo abbiamo conservato e vi facciamo ascoltare alcune lettere che Carlo lesse per quel servizio».
Su un lato della piazza sono stati sistemati gli striscioni, di Emergency, di un gruppo tedesco con la scritta «Carlo Giuliani è stato assassinato il 20 luglio del 2001, nessuna criminalizzazione dei movimenti di emancipazione», un altro su cui erano state pitturate impronte di mani colorate con la scritta «prendeteci anche queste!», un altro ancora del "Comitato Piazza Carlo Giuliani".
Vicino agli striscioni sono stati appesi anche piccoli quadri, parte della mostra sui tragici fatti del G8 allestita al Munizioniere di Palazzo Ducale, e alcune lettere, in italiano e in inglese, di ragazzi che si trovavano nella Diaz la notte del 21 luglio o che furono portati alla caserma di Bolzaneto.
Sui fatti del G8 di Genova «prima o poi la verità verrà fuori tutta». Ne è convinto Giuliano Giuliani, il padre di Carlo, che esattamente sette anni fa perse la vita durante gli scontri con le forze dell'ordine nel capoluogo ligure. Giuliani rileva che «qualcosa è stato fatto», ricorda la recente sentenza su Bolzaneto e la requisitoria nel processo per il blitz alla scuola Diaz: «Sono state condanne tiepide e richieste contenute - rileva - ma le forze dell'ordine sono state messe sotto accusa per il loro comportamento. Anche se tra gli accusati manca un pezzo: i reparti speciali dei Carabinieri. Non vorrei fossero considerati intoccabili», conclude Giuliani.
Genova sarà candidata a diventare sede di un'agenzia europea per i diritti dell'uomo: è quanto si propone il sindaco del capoluogo ligure Marta Vincenzi che ha incontrato nella sede del Comune, alla presenza di una cospicua parte della sua giunta, alcune parti civili dei processi del G8 per la Diaz e Bolzaneto, per offrire un «risarcimento morale alle vittime» da parte delle istituzioni.
Il sindaco ha spiegato l'incontro come «la volontà del Comune di offrire un riconoscimento morale a coloro che sono stati in quei giorni, vittime, perchè pur non avendo compiuto alcun gesto, nemmeno lontanamente avvicinabile ad un gesto di violenza contro la città, in questa città hanno subito limitazioni di diritti fondamentali. Vogliamo riconoscerlo non solo per commemorarlo - ha detto - ma anche perché diventi occasione per il futuro di Genova».
«Il fatto che siano stati fatti processi e arrivino sentenze contribuisce a chiudere una fase e restituisce molte verità, ma occorrono anche atti simbolici - ha aggiunto Vincenzi -. Oggi col pensiero che Genova possa diventare sede di un'agenzia internazionale per i diritti dell'uomo, si chiude il trauma, si pone fine all'elaborazione del lutto e come città si individua una possibilità di superamento nella proposta che sul tema dei diritti Genova possa essere punto di riferimento anche nel futuro».