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10.03.04

secoloxix: parte civile per fare inceneritori e privatizzare?

TANTO RUMORE PER NULLA

Roberto Onofrio

Il pasticciaccio brutto del G8 è ormai una palude di sabbie
mobili che ingoiano tutto. A sorpresa, ieri, c?è finita anche la costituzione di parte civile che il Comune di Genova aveva presentato contro i 26 presunti
black bloc accusati, nel processo iniziato le settimana scorsa, di devastazioni e saccheggi.
Quello che il sindaco Giuseppe Pericu considerava un semplice ?atto dovuto? e che Rifondazione e una parte dei movimenti no global hanno invece ritenuto «uno scellerato atto politico», è stata giudicata dal tribunale una
richiesta inammissibile.
Il Comune di Genova non può chiedere i danni, morali e materiali, ai 26 giovani manifestanti chiamati a giudizio perché quei danni, lo Stato, li ha già risarciti.
civile avrebbe potuto essere accolta, ha spiegato l?avvocato comunale, Giovanni Salvarezza, se avesse
contemplato anche un risarcimento per i danni subìti dall?immagine della città, attraversata da tre giorni di
delirante violenza. Ma Pericu e i legali di Palazzo Tursi hanno evitato accuratamente di inserire questo passaggio, perché il provvedimento non assumesse una connotazione
troppo politica.
La cosa buffa e paradossale è che così, tirate le somme, sembra che tutti i protagonisti delle feroci polemiche
che hanno accompagnato la vigilia del processo G8 e la contestatissima costituzione di parte civile, si siano accapigliati per nulla.
Ne esce con le ossa rotte Rifondazione comunista, che per esprimere la sua contrarietà al provvedimento giuridico deciso dal sindaco è persino arrivata a uscire dalla giunta.
Ma, nello stesso tempo, ha innescato fratture multiple all?interno del partito che, in parte, non condivideva
il no alla costituzione di parte civile.
Ha perso un assessore, Valter Seggi, il capogruppo in Comune, Roberto Delogu, e un?altra quindicina di esponenti di vario livello.
Gran bel risultato, considerando com?è finita la vicenda. Anche se le dichiarazioni dei leader nazionali e locali di Rifondazione non lasciano trapelare delusioni o rimorsi, anzi.
Addirittura, si dice che l?inammissibilità della pratica conferma, a loro dire, «che la costituzione di parte civile non era un atto dovuto, ma una scelta politica». Il sgretario genovese di Rifondazione, Bruno Pastorino,
sostiene che ora il sindaco «dovrebbe fare un atto di scuse nei confronti della città e del movimento, ma soprattutto dovrebbe avere un forte ripensamento politico su quanto è accaduto».
Non esce benissimo da questo pasticcio, erò, neppure il sindaco. È vero che Pericu, sin dall?inizio, non ha mai voluto connotare politicamente la costituzione di parte civile, ripetendo a più riprese che si trattava di un atto dovuto. Coerentemente l?ha ricordato anche ieri, per rispondere alle accuse e alla richiesta di scuse: «Anche se a questa vicenda è stato dato un significato politico, sia da destra che da sinistra, quanto avvenuto dimostra ancora
più che il nostro era un atto tecnico. In ogni caso non credo di dover chiedere scusa a nessuno».
C?è però da osservare che la forte determinazione con cui Pericu ha accompagnato e difeso la sua decisione, non è stata confortata adeguatamente dagli uffici legali del
Comune. Gli avvocati sono riusciti a vanificare la richiesta depositata il 2 marzo scorso, con una memoria
ulteriore, datata 8 marzo. Questa pratica, cercando di spiegare meglio le motivazioni della richiesta ha finito, tecnicamente, per diventare un boomerang.
Anche qui, un gran bel risultato, da qualunque punto di vista lo si consideri.
Che denuncia, forse, l?approssimazione e la fretta con cui è stata preparata un?azione giuridica oggettivamente
scivolosa, considerando il contesto in cui è maturata e le delicate interpretazioni che hanno scandito i giorni del G8. A meno che l?obiettivo finale del Comune non fosse proprio questo: uscire di scena, respinto da un cavillo tecnico.
Escluso dal processo senza colpo ferire.
Ma, al di là di tutto, il sindaco ha commesso un errore di valutazione o un?ingenuità. Pericu non poteva pensare di presentare una richiesta di costituzione di parte civile ?asettica? nei confronti dei presunti black
bloc, senza sollevare le obiezioni politiche di Rifondazione e una parte dei Ds (quella vicina al Correntone, in particolare). Tutto ciò fa quasi pensare che Pericu abbia voluto far esplodere, attraverso un atto tecnico, le profonde contraddizioni politiche che attraversano gli alleati di Rifondazione sulla lettura dei giorni del G8. Al punto da convincerli a uscire dalla giunta, alla vigilia di decisioni delicatissime e altrettanto scivolose come la soluzione del caso Amt o la scelta del sito dove realizzare l?inceneritore. Ma questo
sembra un machiavellismo eccessivamente raffinato per un provvedimento che, forse, voleva davvero essere una semplice richiesta di risarcimento danni. Formulata male.
Gestita, dall?inizio alla fine, peggio.
E con riflessi tutti da decifrare per gli equilibri interni della maggioranza del Comune, oggi in pieno marasma.

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La decisione del tribunale di Genova di respingere la costituzione di parte civile del Comune nel processo contro 26 no global, piomba nella sala rossa di Palazzo Tursi proprio nel giorno del dibattito sull?argomento, innescato dall?opposizione, con l?effetto di una bomba. Il sindaco Giuseppe Pericu usa toni ultimativi: ritengo di avere una giunta e una maggioranza in grado di affrontare i gravi problemi della città (cita il caso Amt, le acciaierie, l?Istituto italiano di tecnologia da lanciare), se qualcuno pensa di sfiduciarmi lo faccia su questioni serie come queste.
Il caso G8 è «totalmente marginale » e, dice ancora Pericu, «mi sentirei irresponsabile se mi dimettessi di fronte alle dichiarazioni di qualche consigliere o alle richieste di scuse di altri».
La maggioranza, però, continua a essere in fibrillazione, e non poco. Il correntone ds, per bocca di Mino Ronzitti, ribadisce fiducia a Pericu ma afferma che «le nostre riserve sulla delibera non erano infondate né fuori luogo, come pure qualche esponente politico aveva sentenziato». Mentre i ds tentano di riallacciare i rapporti con Rifondazione comunista (il segretario provinciale Mario Tullo: «Faremo un percorso comune verso le elezioni regionali, io considero la coalizione di centrosinistra allargata Di Pietro e a Rifondazione»), gli alleati mostrano crescente insofferenza nei confronti di Prc, che ora pretende le scuse al movimento e anzi un ?rilancio? del programma accogliendo le istanze che arrivano da quella fetta di società.
Tirreno Bianchi, capogruppo dei Comunisti italiani, è netto: «Se al tavolo della riunione di maggioranza c?è anche Rifondazione, non ci vado io. L?esito di questa vicenda è la dimostrazione che è stata fatta una strumentalizzazione di bottega». Rincara Claudio Gustavino della Margherita: «Noi chiedere scusa? Aspetto ancora quelle di Rifondazione dopo la gazzarra in consiglio comunale che ci costrinse a sospendere l?attività per due ore. Per me, Rifondazione non è più in maggioranza. Il gioco del dentro e fuori è finito. Non abbiamo bisogno di ?sentinelle? del programma né di corsi di recupero, modello Cepu, sulla politica».
Gli risponde a distanza Marco Nesci, consigliere regionale di Rifondazione:
«Gustavino dovrebbe ringraziare ogni giorno perché è seduto in consiglio comunale, anche grazie al fatto che ci siamo noi, che continuiamo a essere determinanti.
Gustavino non ha capito che il rapporto con Rifondazione è assolutamente obbligatorio». Salvatore Cosma di Italia dei valori è meno duro del capogruppo della Margherita, ma chiede comunque un chiarimento: «Decidere di volta in volta se dare l?appoggio oppure no non significa stare in maggioranza: Rifondazione deve uscire dall?ambiguità, anche se io non spingo per metterla nell?angolo».
Per aggiungere benzina sul fuoco, in casa dei Ds è scoppiata ieri anche la bagarre interna. Luciano Pilu, di radici socialiste, ieri è entrato a far parte del gruppo misto. Nel ribadire fiducia alla maggioranza, fedeltà a Pericu e impegno nell?Ulivo di Prodi, Pilu ha sferrato
un duro attacco a maggioranza e minoranza del suo partito, accusando quest?ultima di avere «una forte presenza e visibilità nel potere, ben superiore al consenso che
possiede nel partito e fuori» (snocciolando le cariche negli enti) e di aver nonostante questo «innescato
una bomba ad orologeria sotto il tavolo della giunta Pericu, in modo strumentale». Ce n?è anche per la
maggioranza riformista, che «contratta tutto il contrattabile» con la minoranza, «che ha scelto la contrattazione con tutto e con tutti come identità politica, un?identità politico-mercantile».
Il correntone è furente e si riserva querele (Massimo Casagrande: «Vista la sua provenienza, Pilu non è la persona più indicata per fare certe affermazioni»), ma anche la maggioranza ha un diavolo per capello.
Tullo: «Sapevo del disagio politico di Pilu e mi ero detto disponbile a incontrarlo, ma le sue dichiarazioni sono assurde, ingenerose nei confronti di tutto il partito e non solo della minoranza, e non veritiere. Sono offeso per questo metodo».
Andrea Plebe

LE REAZIONI Bruschi: «Pace interna? È difficile»

«È sempre più difficile convincere i compagni che non la pensano come la segreteria provinciale a rimanere nel partito», dice Giordano Bruschi, che ieri pomeriggio è sceso
a Palazzo Tursi (ha anche discusso con il sindaco per un?iniziativa di Genova 2004 «sul ruolo culturale delle lotte operaie del ?900 in città»). «Noi ? dice ? abbiamo cercato di evitare lo strappo, proponendo una mediazione accolta anche da parte del movimento.
Ora invece leggo che proprio il segretario regionale
vuole ricucire». Bruschi riferisce che Fausto Bertinotti
manderà a Genova un suo ?inviato? per un confronto:
«Non mi sono rifiutato, ma occorre fare chiarezza
sul perché Rifondazione si è opposta alla nostra proposta, accolta da Haidi e Carlo Giuliani. E sul perché Rc rompe in
giunta ma non in maggioranza, nelle circoscrizioni e nei consigli d?amministrazione». Venerdì l?incontro fra i fuoriusciti da Rc e di chi non ha ancora deciso.
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Bruno Pastorino, segretario provinciale di Rifondazionecomunista, firmerà oggi un articolo di fondo su ?Liberazione?.

Per dire che cosa, Pastorino?
«Che dopo quanto è accaduto resta soprattutto l?amarezza».

Per quale motivo?
«Potremmo felicitarci dell?esito della decisione del tribunale, secondo il quale le ragioni del Comune sono vaghe e generiche, ma pesa soprattutto il fatto che se vi fosse stato un ripensamento, invece dell?ostinazione del sindaco e della giunta, oggi la storia sarebbe diversa».

Adesso voi e i Disobbedienti chiedete le scuse, e il sindaco rifiuta, dice che rifarebbe tutto.
«Sosteniamo che chi si è reso responsabile di quell?atto di rottura con il movimento e con la parte migliore della società civile e democratica dovrebbe riflettere e chiedere scusa non a noi, ma a chi si è sentito ferito. Se il sindaco non lo facesse, sbaglierebbe per la seconda volta».

Ci può essere un futuro per l?Ulivo più Rifondazione a Palazzo Tursi?
«Non basta più il programma concordato: chiediamo di riaprire un tavolo puntando oltre. Il risarcimento
è indispensabile, se non si vuole fare un piacere alla
destra, con la difesa della spesa sociale, allargamento del diritto di voto ai migranti, partecipazione
democratica al bilancio, no alla privatizzazione del trasporto pubblico, riconoscimento di spazi sociali per i giovani».
A. Pl.

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