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18.11.07

secolo xix susy de martini e gli appalti G8

secolo xix

Susy De Martini e gli appalti del g8
con don Gallo


C'ERA ANCHE Isabella Susy De Martini, sabato pomeriggio, a fianco di don Gallo, sul camion che apriva il corteo dei cinquantamila manifestanti. «Ho partecipato per aggiungere un messaggio a quello di questa folla: al G8 non ci sono stati soltanto i vandali, ma se la giustizia deve fare il suo corso è bene ricordarsi anche di coloro che i reati li hanno fatti in giacca e cravatta». Si riferisce Susy De Martini, coordinatrice regionale dei liberaldemocratici di Lamberto Dini, agli appalti per il luglio 2001. Appalti non proprio limpidi, non proprio trasparenti secondo l'ex organizzatrice del G8.
«Presentai un esposto a Genova, per competenza fu spostato a Roma anche se francamente io non ne vedo il motivo - ricorda - ed è stato bloccato».
Al corteo partito dalla Stazione marittima l'ex collaboratrice di Achille Vinci Giacchi, il capo- struttura per il G8 a Genova, ha partecipato a titolo personale. «Ho informato il presidente che avrei preso parte al corteo, ma ci tengo a sottolinearlo sono andata con don Gallo, non con le altre mille anime di questa manifestazione. Il mio è stato un messaggio diretto a chi ritiene che il giudizio su ciò che è stato il G8 sia completamente chiuso»

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sabato È stato ancora un corteo della paura»
scajola a Genova


«LA GENTE ha paura delle contestazioni della sinistra perché hanno sempre portato disordine sociale, fa parte del loro bagaglio culturale». La vede così Claudio Scajola. Il presidente del Copaco, ministro degli Interni all'epoca del G8, ieri pomeriggio era a Genova per visitare i gazebo per la raccolta di firme contro il governo Prodi, ha spiegato perché sabato in occasione del corteo per i fatti del G8 la città fosse vuota e i negozi chiusi. «Ricordo che quando Berlusconi per le amministrative venne a Genova e passeggiò in centro, i negozianti uscivano in strada applaudendo. Tutti gli esercizi erano rimasti aperti - ha detto il parlamentare di Fi - Il corteo di sabato pomeriggio è stato nuovamente un corteo della paura. Gli slogan scanditi erano contro lo Stato, contro le forze di polizia, contro la magistratura che sta facendo il suo dovere».
Solo questione di fortuna, secondo il presidente del Copaco, il fatto che tutto sia filato liscio, che non ci siano stati scontri tra i manifestanti e la polizia: «Hanno imbrattato la città e per fortuna non ci sono state vittime o scontri, questo è un fatto positivo - ha proseguito Scajola - Ma quanto è avvenuto dimostra che c'è una parte della sinistra fondamentalista che quando si pone la scelta tra i no global e le forze di polizia sceglie sempre i no global. E la cosa preoccupante è che molti parlamentari di questa maggioranza appartengono a questa categoria della contestazione».

------------«Ma per i commercianti è stato un sabato da dimenticare»
PESANTISSIMO IL DANNO AL SETTORE


In via Venti Settembre
80 negozi hanno aperto:
ma anche chi ha lavorato
ha registrato un netto calo
del volume di affari

19/11/2007
OTTANTA negozi aperti, sabato pomeriggio in via Venti Settembre, ma sebbene le vetrine fossero illuminate e le saracinesche alzate, la giornata è stata da buttare. «Non abbiamo ancora i dati, la quantificazione economica del danno sarà disponibile solo nei prossimi giorni, però il calo nella mole di affari è stato fortissimo. C'è poco da fare la gente è rimasta a casa, il centro era pressoché deserto» osserva Antonio Ornano, direttore generale di Ascom.
«Alla fine è andato tutto bene ed è quello che conta, ma ci vorrà ancora tempo perché nell'immaginario collettivo, e non soltanto per i commercianti, la ferita lasciata dai giorni del G8 in città sia completamente guarita» aggiunge il funzionario dell'Associazione commercianti genovesi.
I pubblici esercizi che hanno tenuto aperto, sabato pomeriggio, sono stati ricompensati da una mole di affari inconsueta. Per gli altri negozi, però, è andata diversamente: «Nonostante tutto, c'è stata una sorta di paura psicologica. La gente ha disertato il centro - prosegue Ornano - Al mattino il centro era popolato, forse i negozi hanno lavorato per alcune ore anche più del solito, ma nel pomeriggio in concomitanza della manifestazione ho passeggiato per strade quasi deserte ed è stato gioco forza che, dopo una certa ora, molti commercianti abbiano deciso di chiudere. In via San Vincenzo e in via San Lorenzo addirittura era quasi tutto chiuso» dice Ornato duettando a distanza con il sindaco Vincenzi che sabato sera, alla fine del corteo, come unico neo di Genova aveva individuato proprio le saracinesche abbassate.
«In preparazione della manifestazione di sabato abbiamo chiesto alla prefettura che fosse garantito non solo il diritto dei manifestanti, ma anche il nostro diritto di lavorare - sottolinea Patrizia De Luise di Confesercenti - e devo dire che abbiamo avuto tutte le rassicurazioni del caso. Anche la scelta dell'itinerario è stata felice ed anche se molti colleghi al pomeriggio hanno comunque deciso di chiudere i negozi abbiamo dimostrato che è possibile far convivere le due situazioni». E i danni al commercio? «I bar hanno lavorato moltissimo, restando aperti hanno assicurato un servizio pubblico e direi che sono stati ricompensati. Altro discorso per le altre categorie di commercianti: c'era molta meno gente in centro, questo è un dato di fatto».
Sabato sera, al termine del corteo in ricordo dei fatti del G8 e per la richiesta di una commissione d'inchiesta parlamentare, era stato il sindaco Marta Vincenzi ad evidenziare la tiepida risposta dei commercianti agli appelli di tenere aperto. E ieri il sindaco è tornato sulla vicenda: «Ha ragione Andrea Bruni, il titolare di berti: in parte abbiamo perso l'occasione di riappropriarci della nostra città. Forse molti sono stati ingannati da chi alla vigilia della manifestazione creava facili, ma smentiti dai fatti, allarmismi».
Al. Cost.

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