19.10.03
Secolo xix: Senza gradi per piazzare le molotov
G8, i filmati confermano un particolare importante segnalato da Mortola (digos). I legali: il Ris non se n'è accorto
Senza gradi per piazzare le molotov
Nella Diaz Troiani li tolse dalla divisa. All'uscita li aveva
Genova.
Sono due immagini, fissate dagli obiettivi. E sono due immagini che cambiano la storia dell'irruzione nella scuola Diaz, il blitz delle polemiche e dei feriti che concluse due giorni di violenze di strada al G8. Due scatti e un particolare decisivo sfuggito, misteriosamente, agli esperti del Ris dei carabinieri, che quei filmati hanno analizzato e studiato nei dettagli. Qual è il dettaglio? In alcuni videogrammi Pietro Troiani non ha i gradi sulla divisa. Qualche minuto dopo ricompare, sfilando con il reparto mobile di Roma alla fine della turbolenta perquisizione, con i gradi.
Sembrerebbe solo un dilemma petroliniano, se non fosse che Pietro Troiani è l'uomo intorno al quale ruota tutta la vicenda delle false molotov. I due ordigni introdotti nella scuola per essere utilizzati come false prove e giustificare così l'arresto di 93 no global; Troiani li porta all'intemo dell'istituto, e si è sfilato i gradi dalla giacca dell'uniforme di ordinanza. Ricompare più tardi, quando le molotov sono già state portate nel cortile dell'istituto e, come in un gioco di prestidigitazione, i gradi dorati di vicecommissario fanno bella mostra di sé.
C'è anche una consulenza autorevole, che avvalora questa lettura delle immagini. E' quella di Nello Balossino, perito informatico dell'Università di Torino. E' l'esperto che in un altro caso che riguarda il G8, la tragedia di piazza Alimonda con la morte di Carlo Giuliani, individuò il calcinaccio che deviò il colpo esploso dal carabiniere Mario Placanica.
Il "trucco" di Troiani è il punto chiave della memoria che Spartaco Mortola, l'ex capo della digos genovese, ha presentato,,alla procura della Repubblica, al pool di magistrati che indagano sui fatti del G8. Sedici pagine fitte di appunti e considerazioni. Ma anche di critiche severissime agli esami del Ris dei carabinieri. Mortola, oggi capo della polizia postale della Liguria, è assistito dagli avvocati Alessandro Gazzolo e Maurizio Mascia.
La scoperta del dettaglio decisivo (i gradi mancanti) appare come la conferma delle sue dichiarazioni. Mortola, infatti, è l'unico tra gli indagati a non aver mai modificato la prima versione: ha visto le due bottiglie molotov all'interno della scuola, nelle mani di due agenti, e non all'estemo, come nella ricostruzione della procura. Non è un elemento da poco. Perché modifica tutte le circostanze fino a oggi ipotizzate sull'arrivo delle bottiglie incendiarie nella scuola. E avvalora le dichiarazioni che l'ex numero uno della digos genovese ha fino a oggi rilasciato davanti ai magistrati.
Ricordiamo: un filmato immortala un gruppo di funzionari di polizia nel cortile, tutti intorno al sacchetto. Sembra quasi essere, nell'idea dei pm, una riunione organizzativa per preparare la trappola, il trucco per incastrare i no global. Invece non è così.
Nella nuova versione, invece, le bottiglie arrivarono prima nella scuola, portate dallo stesso Troiani e dal suo autista Michele Burgio. Nuova trappola: vengono mostrate a un ignaro Mortola, come appena ritrovate. Perché Troiani si è tolto i gradi prima di entrare? Qualcuno gli ha suggerito questo espediente per camuffarsi tra gli agenti? Sicuramente non è stato uno sbaglio, una disattenzione, una "leggerezza", come il vicequestore romano ha sussurrato davanti ai pm.
Gli avvocati di Mortola insistono: «II nostro cliente ribadisce con veemenza, nel caso in cui qualche falsità sia stata perpetrata, di essere stato turlupinato». Se Troiani è entrato nella scuola togliendo deliberatamente i gradi dall'uniforme, come sostengono i legali di Mortola, può essere proprio lui la persona che l'ex capo della digos vide nella palestra della Diaz. In linea con tutte le sue dichiarazioni.
E se proprio si volesse sostenere che quell'agente non era Troiani, si potrebbe pensare sia una terza persona. Chi? Colui che viaggiò a bordo della jeep che portò le due molotov nella scuola. C'era Troiani, c'era Burgio. Ma c'era anche un altro poliziotto, fino a oggi sconosciuto. «Una lacuna accusatoria», insistono Gazzolo e Mascia. Un ennesimo mistero irrisolto nella notte della Diaz.
Ma la memoria degli avvocati Gazzolo e Mascia critica i Ris, il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri: «Non è un caso che abbia effettuato accertamenti di tutti i tipi, partendo da quesiti incongrui e pervenendo a conclusioni cassate da prestigiosi periti del giudice terzo e imparziale». E anche sulla vicenda dei gradi di Troiani la staffilata è dura: «Pare che gli attentissimi investigatori del ministero della Difesa, tutti intenti a cercare il
pelo nell'uovo e a spaccare il capello (ma non quello di Cogne) in quattro si siano lasciati sfuggire quell'elemento».
Marco Menduni