12.03.05
Secolo xix: sadismo a Bolzaneto
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Il processo g8 In 530 pagine botte e sadismo a Bolzaneto
Questa mattina la pubblica accusa depositerà la sua memoria sui fatti
violenti che si verificarono all'interno della caserma di Bolzaneto
durante il G8 genovese del 2001. Si tratta di 530 pagine suddivise in
cinque capitoli nelle quali i sostituti procuratori Patrizia Petruzziello
e Vittorio Ranieri Miniati spiegano le motivazioni in base alle quali
hanno chiesto il rinvio a giudizio di 47 indagati tra poliziotti e
carabinieri, dei quali molti con cariche di alto livello, e personale
medico.
Il capitolo più interessante, proprio per motivare i capi d'accusa, è il
quarto: in esso si parla delle pesanti violenze che secondo la pubblica
accusa si trovarono a subire i giovani no global che erano stati
trasferiti nella caserma adibita a un primo pronto intervento. Violenze
che andarono molto vicine alle torture. Era stato proprio il procuratore
capo Francesco Lalla, nel corso delle indagini, a parlare di "sadismo" che
va al di là del reato di tortura (non ancora introdotto in Italia) perché,
aveva detto Lalla, «implica non solo una continuità di trattamento ma
anche una finalizzazione, che nel caso specifico non c' è stata». Per
questo, aveva spiegato il procuratore capo, il termine sadismo potrebbe
essere più indicato.
Nella memoria dei due pm è evidenziato che tra gli imputati ci sono alcuni
agenti che avrebbero tollerato le umiliazioni inflitte ad alcune ragazze
manifestanti: sarebbero state lasciate nude, percosse e minacciate di
stupro con manganello. O, ancora, ci sarebbero uomini delle forze
dell'ordine che avrebbero irrorato le celle con gas urticanti,
costringendo i fermati ad accucciarsi e abbaiare come cani, nudi, e subire
colpi di manganello sui testicoli. Tra i danni fisici procurati ai
manifestanti costole spezzate da pugni e calci sino allo "strappo" di due
dita inferto da un poliziotto a un fermato .
Nel quinto capitolo della supermemoria viene descritta l'area sanitaria,
ovvero quell'infermeria dove cinque medici, tra i quali tre donne,
avrebbero svolto il loro lavoro tra insulti e minacce: le suturazioni, ad
esempio, sarebbero state effettuate senza anestesia. Tra i medici iscritti
nel registro degli indagati Giacomo Toccafondi, responsabile sanitario
della struttura, Aldo Amenta, Adriana Mazzolesi, Sonia Sciandra e Marilena
Zaccardi. A Toccafondi i pm hanno contestato anche le violazioni della
convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo.
Tra gli altri reati contestati ai 47 imputati dalla pubblica accusa nella
loro memoria per la richiesta del rinvio a giudizio anche abuso d'ufficio,
violenza privata, abuso di autorità contro detenuti o arrestati, falso,
violazione dell'ordinamento penitenziario.
Il giudice Maurizio De Matteis ha ammesso all'udienza le numerose parti
civili, circa 150. Tra queste ci sono i genitori di alcune parti offese,
oltre alla costituzione di tre ministeri (Giustizia, Interno e Difesa) che
sono stati citati in giudizio su richiesta dei difensori delle parti
offese. In caso di condanna, dunque, i ministeri dovranno rispondere in
solido dei reati commessi dagli imputati loro dipendenti. Tra gli indagati
eccellenti figurano il vicequestore Alessandro Perugini all'epoca numero
due della Digos di Genova, il generale della Polizia Penitenziaria Oronzo
Doria, all'epoca colonnello, e l'ispettore Biagio Antonio Gugliotta.
Elisabetta Vassallo
12/03/2005