09.10.07
secolo xix Processo ai no global «Non erano pacifisti »
secolo xix
Processo ai no global «Non erano pacifisti »
g8, la requisitoria del pm
Il procuratore di Genova Canciani giustifica le cariche e attacca i
politici in piazza: «Non ci fu nessuna caccia all'uomo»
10/10/2007
genova. «Non è vero che ci sia stata una caccia all'uomo da parte delle
forze dell'ordine su manifestanti inermi, perché il corteo delle Tute
bianche non era di pacifisti. Non ci sono stati episodi di caccia
all'uomo, di inseguimenti da parte delle forze dell'ordine su manifestanti
pacifici, né cariche indiscriminate perché un conto è manganellare un
passante inerme, un altro è lo sfondamento degli scudi».
Il pm Andrea Canciani, alla terza giornata di requisitoria al processo
contro i manifestanti del G8 di Genova imputati di devastazione e
saccheggio, ha ribaltato molte ricostruzioni che sembravano far parte di
un bagaglio comune del mondo no global e di parte della magistratura
genovese.
Canciani rifiuta l'impostazione della difesa e cioè che la crisi
dell'ordine pubblico e i disordini siano stati causati dalla carica dei
carabinieri sul corteo. Anzi, per il pm «si e¨ trattato di persone che
hanno scelto deliberatamente di contrapporsi alle forze dell'ordine, non
si stavano difendendo né erano in pericolo di vita».
«Cortei violenti giuste le carichedella polizia al G8»
il processo per gli scontri in piazza
Il pm Canciani, controcorrente, difende l'operatodelle forze dell'ordine:
nessuna caccia all'uomo
GENOVA. «Mi chiedo: cosa facevano i vari parlamentari, deputati, onorevoli
presenti al corteo e i rappresentanti del gruppo di contatto tra le forze
dell'ordine e i manifestanti. Eppure erano chiare a tutti le immagini di
quella guerriglia». È un attacco durissimo, quello del pm Andrea Canciani,
ai politici presenti in piazza, nel corteo di via Tolemaide, il 20 luglio
2001. Sono i giorni tragici del G8. Quegli scontri saranno il preludio
alla morte di Carlo Giuliani. Eppure Canciani, ieri alla terza giornata di
requisitoria al processo contro i manifestanti violenti imputati di
devastazione e saccheggio, ha ribaltato molte ricostruzioni che sembravano
far parte di un bagaglio comune del mondo no global e di parte della
magistratura genovese. Ha spiegato, sempre con la collega Anna Canepa a
fianco: «Non è vero che ci sia stata una caccia all'uomo da parte delle
forze dell'ordine su manifestanti inermi, perché il corteo delle Tute
bianche non era di pacifisti. Non ci sono stati episodi di caccia
all'uomo, di inseguimenti da parte delle forze dell'ordine su manifestanti
pacifici».
Non accetta, Canciani, l'impostazione della difesa. Che la crisi
dell'ordine pubblico e i disordini siano stati causati dalla carica dei
carabinieri sul corteo. Anzi. Per Canciani «si è trattato di persone che
hanno scelto deliberatamente di contrapporsi alle forze dell'ordine, non
si stavano difendendo né erano in pericolo di vita. Al momento della
carica il corteo pacifico era già tornato indietro verso lo stadio
Carlini. Il comportamento delle persone rimaste non era un comportamento
pacifico». E insiste: non ci fu una carica indiscriminata, perché«un conto
è manganellare un passante inerme, un altro è lo sfondamento degli scudi.
L'intervento di un contingente sui cortei non può isolare le persone e
scegliere tra violenti e non violenti». Insiste, il pm: «L'ordine pubblico
opera in concreto. Possono esserci regole ma l'ordine pubblico viene
deciso e costruito mentre le cose si stanno svolgendo. Non c'è un "Grande
Fratello" dietro la gestione dell'ordine pubblico. Era una situazione in
continua evoluzione. Mentre il corteo delle Tute bianche si spostava in
via Tolemaide fino al momento della carica dei carabineri, in tutta la
città c'era una situazione di guerriglia urbana.
Anche le discussioni sui manganelli "irregolari", sui lacrimogeni
"pericolosi", per Canciani non fanno parte di questo processo. Spiega il
pm: «Se i lacrimogeni usati dalle forze dell'ordine siano o meno gli
stessi usati in precedenza, se i manganelli siano diversi da quelli
d'ordinanza, sono punti interessanti per una commissione parlamentare, ma
non per questo tribunale, che deve porsi il problema della causalità , del
nesso causa-effetto tra l'uso di questi oggetti e i fatti di cui si
discute. Cos'altro avrebbero dovuto usare le forze dell'ordine in quella
situazione se non i lacrimogeni? Avrebbero forse dovuto lasciare il campo
ai manifestanti e andarsene?». Il pm è un fiume in piena: «Non è compito
di questo processo appurare se ci sono stati errori da parte delle forze
dell' ordine nel gestire le piazze durante il G8. Noi dobbiamo analizzare
il comportamento dei singoli imputati arrestati durante i disordini di
piazza e nell'assalto al Defender dei carabinieri in piazza Alimonda, dove
mori' Carlo Giuliani».
C'è spazio anche per le suggestioni dell'oggi: «Il Vaffanculo Day di
Grillo non e¨ niente in confronto alla gente che protestava durante i
giorni del G8, che urlava, piangeva e telefonava alla polizia per sapere
cosa stesse succedendo in citta' , colpita da devastazioni e saccheggi». Una
citta' devastata da migliaia di teppisti scatenati.
Ancora, la chiosa di Canciani: «Credo che il diritto a manifestare sia
fondamentale ma mi chiedo se sarebbe stato uno scandalo dire che quel
corteo non doveva proseguire. Non mi sarei stupito se il corteo fosse
stato bloccato. Non si puo' ignorare cos'e¨ successo prima e dopo quella
carica. C'erano disordini in tutta la citta. Il diritto a manifestare non
era l'unico da tutelare. Sarebbe stato da preservare se le condizioni
della città lo avessero consentito. Non in quella situazione».
marco menduni
isabella villa