15.02.04
Secolo XIX Pisapia contro Biondi
Il caso G8 Pisapia: «Genova parte civile per Bolzaneto» Biondi: «Non ha
alcun titolo, mi opporrò»
Bene ha fatto, il Comune, a costituirsi parte civile contro i 26
manifestanti accusati di saccheggio e devastazione nei giorni del G8,
dice Alfredo Biondi, avvocato, vicepresidente della Camera, esponente di
Forza Italia. No, è stata un'azione sbagliata e assolutamente non
obbligatoria, replica Giuliano Pisapia, avvocato, deputato di
Rifondazione comunista. E' il caso che rischia di frantumare la
maggioranza a Palazzo Tursi, mentre Haidi Giuliani e il Comitato verità
e giustizia lanciano un appello «ai trecentomila di Genova e a tutti i
democratici» a essere presenti il 28, 29 febbraio e il 2 marzo, inizio
del processo ai 26.
«Sarebbe buffo - dice Biondi, che difende una dozzina di carabinieri,
accusati in concorso nelle violenze alla caserma di Bolzaneto - che si
decidesse da un punto di vista politico quali sono i danni pubblici per
i quali si deve richiedere il risarcimento e quali no. La costituzione è
doverosa, altrimenti il sindaco potrebbe apparire fazioso o partigiano.
Le opinioni politiche possono essere diverse, ma il sindaco è anche
ufficiale di governo».
Di tutt'altra opinione, l'avvocato Giuliano Pisapia, legale della
famiglia Giuliani e di alcune vittime delle violenze a Bolzaneto: «E' un
atto non condivisibile: soprattutto in una situazione con forti risvolti
politici e sociali il Comune avrebbe dovuto porsi al di sopra delle
parti, accusa e difesa, attendere l'esito del processo e agire dopo, a
sentenza definitiva, nei confronti delle persone eventualmente
riconosciute responsabili, perché l'azione civile non si prescrive».
Anche Biondi conferma che «l'azione civile può essere esercitata dopo»,
ma ritiene opportuna la costituzione nel giudizio affinché alcuni
aspetti non vengano pregiudicati. Pisapia, dall'altra parte della
barricata, auspica ancora la revoca della delibera e in ogni caso che il
Comune interpreti un ruolo «di garanzia» nel processo: dunque di avere
anche «la forza e il coraggio» di chiedere l'eventuale assoluzione degli
imputati. E per i fatti della Diaz e di Bolzaneto? «Fatta la scelta sui
danni materiali - dice Pisapia - costituirsi per le altre vicende
diventa un atto obbligato: per il Comune di Genova, che dalla Resistenza
a oggi si è sempre battuto in difesa della democrazia, la tutela
dell'immagine della città ha sicuramente più valore rispetto alle
questioni patrimoniali». Biondi annuncia che da avvocato si opporrebbe
ad un'eventuale costituzione di parte civile del Comune per Bolzaneto:
«Il danno deve essere diretto, semmai potrebbero costituirsi il
ministero dell'Interno e della Difesa». E la commissione parlamentare
d'inchiesta? Secondo Pisapia, per il quale un contrasto in nome delle
garanzie democratiche può valere una crisi politica, proprio da Genova,
dalla sua amministrazione, dovrebbe partire una forte azione di
rilancio, mentre Biondi ritiene, sulla base della sua lunga esperienza
parlamentare, che alla fine si approderebbe comunque a due verità
politiche contrapposte.
Sul fronte politico, da destra attacca il sottosegretario Alberto
Gagliardi (Forza Italia): «I comportamenti di Rifondazione,
l'autosospensione, sono da comica. Ha sfruttato i giovani zapatisti per
i proprio giochi di potere. La maggioranza di Genova è prigioniera del
solito psicodramma della sinistra, divisa fra governo e rivoluzione.
Intanto il sindaco dovrebbe ricordare, da ufficiale di governo, che via
Bertani va sgomberata perché l'edificio è inagibile e pericoloso». Per
Francesco Martone, senatore dei Verdi, dalla crisi a Palazzo Tursi si
può uscire approvando un atto in consiglio comunale per chiedere con
forza la nascita della commissione d'inchiesta: «Vogliamo che il
giudizio in tribunale sia equo e giusto, non un processo esemplare
contro chi ha manifestato, estrapolato dal contesto di violazione dei
diritti democratici che Genova visse in quei giorni».
Andrea Plebe
15/02/2004