13.09.03
Secolo XIX, Pisanu: «Affronteremo tranquillamente ogni giudizio»
dal secolo xix
Per il ministro dell’Interno le condanne sono premature. Caruso (no
global): ora i nomi dei mandanti. La Margherita: commissione d’inchiesta
«Atto dovuto, la polizia è sana»
Pisanu: «Affronteremo tranquillamente ogni giudizio»
Per Pisanu è prematuro parlare di provvedimenti disciplinari
Roma. «Soltanto un atto dovuto che segna la conclusione di una fase
investigativa da parte dell’autorità giudiziaria». Così il ministro
dell’Interno Giuseppe Pisanu ha commentato i 73 avvisidi garanzia dopo la
chiusura delle indagini nell’ambito dell’inchiesta sul G8 di Genova,
assicurando che «la polizia italiana è così sana che può serenamente
affrontare qualsiasi giudizio e, se sarà necessario, prendere
tranquillamente le decisioni di carattere amministrativo che un eventuale
giudizio della magistratura rendesse opportune».
«Quelle conclusioni - ha proseguito il ministro - ora verranno esaminate e
poi i pm proporranno le decisioni di proscioglimento
o rinvio a giudizio, ma da qui a parlare di responsabilità ci corre:
aspettiamo gli atti».
Si pensa dunque anche alla possibilità di sospensioni, in caso di
riconosciuta responsabilità? «Questo - ha risposto il ministro - significa
mettere il carro davanti ai buoi. Aspettiamo gli atti e volta per volta
decideremo».
E ha aggiunto: «Quel che vorrei che fosse chiaro è che hanno delle forze di
polizia sane, affidabili, assolutamente devote
allo Stato democratico e rispettose delle nostre istituzioni».
Al ministro Pisanu ha risposto immediatamente Francesco Caruso, uno dei
leader no global.
«Per noi la verità storica è già scritta nella memoria collettiva di chi ha
vissuto e partecipato al controvertice di Genova, non e non riponiamo certo
la nostra fiducia nelle mani di una magistratura che ci ha inquisito,
perseguitato e arrestato perché
ci mobilitiamo ogni giorno contro questo sistema fondato sulle ingiustizie
e i privilegi». Il leader napoletano commenta così gli avvisi di garanzia:
«Questi 73 signori sono gli esecutori, ma a noi vogliamo conoscere i nomi
dei mandanti politici, dei responsabili politici della mattanza di Genova.
Vogliamo sapere, ad esempio, il ruolo del vicepresidente Gianfranco Fini,
che il 20 luglio 2001 proprio nel momento in cui gli scontri in drammatico
con l’assassinio di Carlo Giuliani, era nella sala
operativa dei Carabinieri. Nella Diaz, nella caserma di Bolzaneto, per le
strade d i Genova abbiamo subito i pestaggi, le sevizie, le violenze più
brutali, fino all’omicidio del nostro fratello Carlo Giuliani. Non si
tratta di
casi particolari, episodi specifici e limitati, non si tratta di alcune
mele marce».
Secondo Nando Dalla Chiesa, responsabile della sicurezza per la Margherita,
la vicenda merita ulteriori approfondimenti: «Venendo da una magistratura
non compiacente con i manifestanti, la svolta giudiziaria rilancia la
necessità di una inchiesta parlamentare: inchiesta già bocciata due volte
ma che sulla base di una raccolta di firme dei cittadini è per la terza
volta all’attenzione del Senato». «La ragione con la quale la maggioranza
ha sempre respinto la commissione d’inchiesta e cioè che fosse già aperta
un’indagine giudiziaria sugli stessi fatti - spiega Dalla Chiesa - è ormai
un vergognoso pretesto, visto che le commissioni Mitrokhin e Telekom Serbia
affrontano fatti che sono contemporaneamente soggetto di indagini giudiziarie
tuttora aperte. Genova è stata una delle più grandi ferite della legalità
repubblicana: uno scandalo davanti al mondo».
Per il “Comitato verità e giustizia” nato a Genova dopo i fatti del G8 «Si
è atteso 26 mesi ma alla fine la verità sta venendo
a galla e intanto i responsabili sono stati promossi, perché? ». «Fra il 20
e il 22 luglio - prosegue la nota - a Genova
sono stati calpestati i diritti di centinaia di persone ed è stata umiliata
la democrazia. Lo stato di diritto fu sospeso. Gli atti della magistratura
cominciano a dimostrarlo, nonostante l’ostruzionismo di organismi
istituzionali e le coperture politiche assicurate agli autori degli abusi».
Il Comitato «in attesa che la procedura giudiziaria completi il suo
percorso chiede di sapere perche' tutti i funzionari non vennero sospesi."
IL BLITZ AL SOCIAL FORUM
Il blitz delle forze dell’ordine nella scuola Diaz, nel quartiere di
Albaro, avvenne nella notte del 21 luglio, dopo un’intera giornata di
scontri tra no global e forze dell’ordine. All’interno della scuola, che
era divenuta il quartier generale del Genoa Social Forum, fece irruzione un
esercito di poliziotti. I filmati girati dalle telecamere (tra le quali anche
quelle di alcune televisioni) riportano immagini di decine di ragazzi con
visibili ferite conseguenze
di percosse e di devastazioni.
Proprio per quell’irruzione gli indagati, alla conclusione dell’inchiesta
della magistratura genovese, sono trenta: quasi tutte persone con i gradi
sulla divisa che ricoprono importanti cariche all’interno dalla polizia.
SOPRUSI E VIOLENZE A BOLZANETO
Nella caserma di Bolzaneto vennero condotte duecentoventidue persone, la
maggior parte delle quali arrestate nel corso
del blitz alla scuola Diaz. La caserma divenne un centro di detenzione per
radunare i fermati prima del trasferimento in carcere. Vi erano in forza
agenti di custodia, medici e agenti della polizia. Dopo la permanenza nella
caserma, decine di detenuti denunciarono di essere stati schiaffeggiati,
presi a calci e pugni, di essere stati fatti oggetto di sputi e insulti e
sottoposti a perquisizioni umilianti, minacciati, privati di cibo, acqua e
sonno per lunghi periodi, obbligati ad allinearsi
faccia al muro con le gambe divaricate e costretti a restare così per ore.