16.09.03
Secolo XIX, Lalla risponde alle accuse: «Siamo stati razionali, non passionali»
dal secolo xix
Lalla risponde alle accuse: «Siamo stati razionali, non passionali». Ma il
ministro precisa che le sue dichiarazioni erano riferite ai politici
dell’opposizione
G8, la procura difende le indagini Pisanu: non ho criticato i magistrati La
frase che aveva provocato reazioni, dopo gli avvisi di fine inchiesta a 73
poliziotti, era il “tentativo di trasformare gli aggrediti in aggressori”
Luglio 2001, agenti e no global si fronteggiano in strada a Genova Genova.
«Non è sotto processo la
polizia. Ma soltanto alcune persone che hanno partecipato a un’operazione
». Così ieri mattina il procuratore capo di Genova Francesco Lalla, appena
tornato dalle ferie e subito messo
sotto torchio dai giornalisti, ha risposto agli attacchi del ministro degli
Interni
Giuseppe Pisanu in relazione all’invio di 73 avvisi di fine indagine a
rappresentanti delle forze dell’ordine sul blitz alla scuola Diaz e sugli
interventi
nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio del 2001.
«Il ministro sin dalle prime dichiarazioni ha espresso piena fiducia nella
polizia: questo è un pensiero inappuntabile - premette Lalla - si è parlato
della nostra come di una Procura passionale. Posso rispondere che la
nostra è soprattutto una procura razionale, nel senso che si è ragionato
molto. Si è discusso per diversi giorni, ci siamo visti e rivisti. Sulla
favola dei contrasti al nostro interno, posso solo
dire che ci sono state diverse valutazioni.
Eravamo otto persone che discutevano:
discussioni costruttive per trovare una linea su cui fossimo tutti
d’accordo. Chiamarli contrasti mi
sembra improprio. Il materiale su cui si è lavorato è enorme: c’è una
stanza piena di fascicoli».
Sul fatto poi che sugli avvisi di conclusioni di indagini manchi la sua firma
quale procuratore capo, Francesco Lalla ha sottolineato: «Ero informato
di ogni cosa e sapevo che gli avvisi stavano per partire. Questa è solo una
prima fase di indagine. Non c’è stato ancora un contraddittorio con le parti».
Intanto da Roma, nella tarda mattinata di ieri sono giunte alcune precisazioni
per smorzare gli attacchi che il ministro aveva espresso domenica a Cortina
d’Ampezzo durante la giornata conclusiva di Forza Italia nel Veneto.
Pisanu si era lasciato andare:
«C’è il tentativo di trasformare gli aggrediti
in aggressori e i facinorosi in vittime innocenti», aggiungendo che
non intendeva accettare giudizi sommari.
Nell’intervento diramato ieri il ministro ha spiegato che nel suo discorso
in Veneto parlando dell’attività di governo e dei problemi della sicurezza,
ha sottolineato i grandi meriti delle forze dell’ordine. «Ho respinto — ha
specificato Pisanu — taluni ignobili
tentativi di speculazione politica che cercano di rovesciare la verità dei
fatti, trasformando gli aggressori in aggrediti
». Dunque, un riferimento all’opposizione politica e non «ai magistrati
di Genova, il cui operato non ho mai messo e non intende mettere in
discussione». Pisanu ha ancora precisato che la seconda parte del suo
discorso era esclusivamente dedicata
al dibattito interno a Forza Italia. «Ho sostenuto — ha ribadito — che i
partiti
politici tradizionali erano già finiti prima ancora di Tangentopoli, e ho
aggiunto che non si può negare come la storia si sia servita di qualche
maramaldo
in toga per completare l’opera. Naturalmente mi prendo, parola per
parola, la responsabilità del discorso di Cortina, e accetto ogni critica. Non
accetto però che temi distinti e lontani del mio discorso siano stati
accostati arbitrariamente, mescolando
una valutazione politica sul presente con un g iudiz io s torico s ul p
assato.
Nello stesso contesto ho ribadito che anche carabinieri e poliziotti possono
sbagliare ed è giusto che chi sbaglia paghi».
Il segretario di Prc Fausto Bertinotti definisce «inquietanti» le parole
ministro che, sostiene, «così facendo dice che la poliz ia ha sempre
ragione». E da Prc, attraverso Mario Nesci, arriva l’invito a Pisanu a
chiedere la commissione d’inchiesta parlamentare «per far luce sulle
responsabilità di Genova». Gianfranco Pagliarulo (Pdci), commenta:
«Dispiace che il moderato Pisanu si sia arruolato nelle truppe d’assalto di
Berlusconi». «Anche il moderato Pisanu mette l’elmetto», dice invece Paolo
Cento (verdi). Mentre Di
Pietro invita il ministro a fare i nomi
dei «magistrati maramaldi» oppure tacere. Secondo Sergio Sinchetto (Cgil)
invece, le parole di Pisanu rischiano
di scatenare «una guerra istituzionale disastrosa».
Elisabetta Vassallo
LA LETTERA
Io, picchiato alla Diaz
ho fiducia nella giustizia
Genova. “Rabbia e delusione”: così Lorenzo
Guadagnucci, uno dei 92 giovani che si trovavano
dentro la scuola Diaz la notte del 21
luglio 2001 riassume, in una lettera aperta inviata
al ministro dell’Interno Pisanu, i propri
sentimenti il giono dopo le dichiarazioni del
ministro sui “facinorosi trasformati in vittime e
sugli aggrediti trasformati in aggressori”. “Credo
di essere uno dei facinorosi di cui lei ha
parlato - scrive Guadagnucci - sono indagato
per associazione a delinquere finalizzata a
devastazione e saccheggio. Ho raccontato
quanto accadde in un libro, che s’intitola ‘Noi
della Diaz’”.
“Se non avesse tempo di leggere il libro -
prosegue Guadagnucci - potrei mostrarle una
cicatrice sul mio avambraccio destro, causata
dai colpi di manganello, un’altra sul ginocchio
sinistro e il marchio che porto sulla spalla sinistra,
provocato da una scossa elettrica. Potrebbe
leggere le testimonianze raccolte in
questi due anni, o l’ordinanza del 5 maggio
scorso che scagionava i 93 della Diaz dall’accusa
di resistenza e lesioni”. “C’ è un unico
modo - sottolinea Guadagnucci - per mostrare
rispetto e fiducia verso la polizia di Stato:
chiedere ai dirigenti sotto accusa di fare un
passo indietro in attesa dei processi e arrivare
più rapidamente possibile all’accertamento
delle responsabilità”.
“Ho denunciato quanto accaduto alla Diaz per
senso di giustizia, fiducia nella democrazia, rispetto
delle istituzioni. Lei dice di stare dalla
parte della polizia, dei carabinieri, della Guardia
di finanza. Anch’io sto dalla loro parte.
Per questo denuncio quanti di loro infrangono
la legge e calpestano i diritti dei cittadini. Mi
aspetto altrettanto dal ministro degli Interni”.