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08.12.03

Secolo xix: Lalla respinge le accuse di indagini a senso unico

Il procuratore Lalla a Fini «C'è chi critica e chi lavora»
IL G8 DI GENOVA. Il magistrato respinge le accuse di indagini a senso unico su agenti e carabinieri

Genova «Il vicepremier ha tutto il diritto di esprimere le proprie convinzioni. C'è chi critica, c'è chi lavora». E' affidata a poche parole la risposta del procuratore della Repubblica Francesco Lalla alle affermazioni di Gianfranco Fini. C'è, in quella frase, una difesa dell'operato di tutta la procura genovese, impegnata nelle indagini sulle vicende del G8. Sia sul fronte delle violenze di strada, delle devastazioni, degli scontri. Sia su quello degli abusi delle forze dell'ordine, della caserma-carcere di Bolzaneto, del blitz nella scuola Diaz.
Un passo indietro. L'altra sera Fini, in una manifestazione promossa a Benevento da Alleanza nazionale, ha affermato: «Ci sono più rinvii per carabinieri e poliziotti che per i no-global: evidentemente all'interno della magistratura c'è qualcosa che non funziona. Non a caso si parla di toghe rosse e non bianche o azzurre».
Toghe rosse? Lalla non replica. Cerca di delineare in maniera precisa la separazione netta tra la politica e l'operato della magistratura. E suggerisce: solo alla fine di tutte le inchieste si potrà tracciare un bilancio. Sicuro che apparirà, in quel momento, equilibrato ed equanime.
Una risposta implicita potrebbe giungere sin dalle prossime settimane. Dopo i primi 25 rinvii a giudizio per i manifestanti violenti, si profila ora il processo bis per un secondo gruppo di indagati. Anche nei loro confronti la procura ribadirà le accuse di devastazioni e di saccheggio. Quanti sono? Un numero che oscilla tra quaranta e cinquanta, anche se l'attenzione complessiva dei magistrati si è concentrata su altre trecento persone, accusate solo di danneggiamenti o resistenza.
Sono già pronte le richieste di rinvio a giudizio per cinque giovani che fanno capo al centro sociale Askatasuna di Torino, protagonisti della distruzione dei locali di Quarto, che erano stati messi a disposizione dalla Provincia per l'accoglienza dei manifestanti. Al vaglio la posizione dei venticinque teatranti austriaci: anche per molti di loro si profila ormai la richiesta di processo. Ci sono poi altre posizioni, altri gruppi fermati dalla polizia e dai carabinieri; ancora, manifestanti isolati, incastrati dalle riprese fotografiche e dai filmati.
In realtà i venticinque rinvii firmati nei giorni scorsi dal giudice Roberto Fucigna sono gli unici dell'intera partita. Nei confronti dei poliziotti indagati sono partiti fino a oggi solo i cosiddetti Acip, gli avvisi di conclusione delle indagini. Alcuni di loro hanno depositato nuove memorie, altri hanno chiesto di essere nuovamente interrogati. Il numero complessivo? Trenta per il blitz nella scuola Diaz. Quarantadue per la vicenda del "carcere" di Bolzaneto, che si è arricchita proprio negli ultimi giorni di sei nuove iscrizioni sul registro degli indagati.

Marco Menduni

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