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25.01.07

Secolo xix: la polizia ha distrutto le molotov

Secolo XIX

Le molotov sparite?La poliziale ha distrutte
il processo g8
Oggi la notizia sarà data ufficialmente in aulaLa
storia dei due "ordigni" al centro dell'inchiesta

GENOVA. Oggi, al processo per le violenze del G8, gli
esponenti del Comitato Verità e Giustizia per Genova
hanno organizzato un presidio davanti al tribunale con
l'intento provocatorio di promuovere una caccia al
tesoro per trovare le famose due bottiglie incendiarie
misteriosamente scomparse dai corpi di reato.
Contemporaneamente, in aula, sono attesi nuovi colpi
di scena procedurali perché i giudici saranno
formalmente informati che le due bottiglie in
questione sono state distrutte dai poliziotti che
dovevano custodirle.
Il pm Enrico Zucca aveva incaricato il questore
Salvatore Presenti e il dirigente della squadra mobile
Claudio Sanfilippo di ritrovarle. Ma a quanto pare non
è stato possibile.
Per il momento non ci sono nitizie ufficiale. anzi,
ufficialmente tutte le bocche sono rigorosamente
cucite. Eppure circolano voci sempre più pressanti
secondo cui le due famose bottiglie sarebbero state
distrutte dagli stessi poliziotti. Il questore,
interpellato telefonicamente ieri sera, chiosa
lapidario: «Io ho risposto alla magistratura e sono
stato chiaro». Il dirigente della squadra mobile, dal
canto suo, sceglie il silenzio totale. La risposta è
stata inviata per posta al sostituto procuratore Zucca
e la comunicazione sarà quindi rivelato durante
l'udienza di oggi.
Sembra che ci sia comunque la relazione di servizio di
un artificiere della polizia, il quale spiegherebbe di
aver distrutto le due bottiglie molotov insieme ad
altri corpi di reato che dovevano essere distrutti.
Le novità ai margini dell'inchiesta si susseguono. Non
sarebbe stato trovato, infatti, il verbale di
sequestro delle bottiglie molotov in nessuno dei due
procedimenti processuali. Tra le voci che circolano
c'è anche quella di un carteggio tra l'allora
dirigente della polizia scientifica, Cosimo Cavalera,
e il procuratore aggiunto (ora in pensione) Giancarlo
Pellegrino. Cavalera chiede di procedere ad
accertamenti irripetibili su un corpo di reato che ne
avrebbe procurato la distruzione. Si parla delle
bottiglie molotov e Pellegrino gli dice di proseguire
l'accertamento senza avvertire le parti
Intanto è stata ricostruita la storia delle due
bottiglie incendiarie al centro del processo. Le due
molotov (una bottiglia con l'etichetta che commemorava
la "69a adunata degli alpini a Udine il 18-19 maggio
1996", l'altra del vino Gutturnio dei Colli
piacentini) furono esibite sul tavolo della questura
di Genova la mattina del 22 luglio 2001 insieme alle
altre "prove" sequestrate alla scuola Diaz. Alla
conferenza stampa c'erano decine di operatori delle
televisioni e fotografi che le filmarono e
fotografarono. Nel corso delle successive indagini il
vicequestore aggiunto di Bari, Pasquale Guaglione, le
riconobbe come quelle che aveva trovato per strada, in
corso Italia, il pomeriggio precedente al blitz.
Gli sviluppi sulla vicenda si susseguono. Michele
Burgio, autista del primo Reparto mobile di Roma, ha
ammesso di aver caricato le molotov in questione sul
suo blindato e di averle portate alla scuola Diaz
durante il blitz, consegnandole al suo superiore, il
vicequestore aggiunto Pietro Troiani.
Un filmato dell'emittente televisiva Primocanale,
girato nel cortile della Diaz durante l'irruzione,
mostra un sacchetto azzurro che contiene le due
molotov. Intorno al sacchetto si vedono i più alti
funzionari presenti, oggi imputati al processo, tra i
quali Francesco Gratteri, Gilberto Caldarozzi,
Vincenzo Canterini e Giovanni Luperi che nel frattempo
sono stati promossi a incarichi dirigenziali da parte
del Viminale. Tutti, nel processo di Genova, sono
accusati di lesioni gravi e percosse, falsificazione e
occultamento di prove, abuso d'ufficio.
Una funzionara della Digos di Firfenze, la dottoressa
Mengoni, ha spiegato al pm di aver ricevuto le molotov
da Luperi con il compito di custodirle. E spiega di
averle quindi portate dentro la scuola Diaz, di averle
affidate ad un collega e di averle poi perse di vista.
Nel verbale di arresto dei 93 occupanti della scuola,
si legge che le molotov sono state ritrovate alla Diaz
«in un luogo visibile e accessibile a tutti».
Si arriva infine al 17 gennaio scorso quando durante,
l'udienza del processo che vede imputati 29
appartenenti alla Polizia di Stato, si scopre che le
due molotov sono scomparse .
Manlio Di Salvo

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