17.09.03
Secolo XIX, La caserma di Bolzaneto usata come "carcere" provvisorio
dal secolo xix
La caserma di Bolzaneto usata come "carcere" provvisorio
Marcello Zinola
L'inchiesta sul G8: nella caserma suture senza anestesia, violenze e
umiliazioni. Sotto accusa 42 tutori dell'ordine
Bolzaneto, avvisi anche a 9 donne
C'era un "comitato" che accoglieva i fermati con percosse e insulti
Genova. C'era una sorta di
"Comitato di accoglienza" (non
previsto dalle procedure) nel carcere
provvisorio installato nella
caserma del VI° reparto mobile
della Polizia di Genova, ad aspettare
gli arrestati del G8 del 2001.
E questo Comitato provvedeva a
«insultare, colpire con percosse,
sputi, risate canzonatorie (...) con
evidente segno di disprezzo» chi
scendeva dai pullmini, prima di
entrare materialmente nella sezione
carceraria "temporanea". E'
questo uno degli elementi di novità,
mai reso noto, che emerge
dagli avvisi di fine indagine, contestati
a 42 indagati tra medici e
appartenenti alle diverse polizie
presenti a Bolzaneto. Del cosiddetto
"Comitato di accoglienza"
parlarono alcuni arrestati. La ricostruzione
dei fatti e alcune testimonianze
hanno portato la certezza
di quella sospetta e strana
forma di "preselezione" degli arrestati.
Analizzare gli "Acip", in attesa
del confronto di fronte ai giudici,
porta alla luce altri elementi. Il
ruolo delle donne: sono 9 tra i 42
inquisiti per Bolzaneto. Tre sono
le donne medico - tra i cinque
camici bianchi indagati - con accuse
pesanti. Come la suturazione
tra insulti e minacce, senza anestesia,
dello "strappo" di due dita
inferto ad un fermato da un altro
poliziotto. E la "copertura" alle
violazioni e abusi commessi in infermeria
davanti a loro, omettendo
poi di redigere anche le segnalazioni
medico legali. Oppure
come l'avere tollerato - alcune
agenti - le umiliazioni inflitte ad
altre manifestanti: nude, minacciate
di stupro con manganello,
percosse.
O, ancora, poliziotti penitenziari,
di stato e carabinieri, che hanno
irrorato le celle con gas urticanti,
costringendo i fermati ad
accucciarsi e "abbaiare" come
cani, pronunciare slogan pro
Mussolini o Pinochet, subire colpi
di manganello, nudi, sui testicoli,
costole spezzate da pugni e calci.
Un quadro accusatorio pesante
come quello nei confronti di un
altro esponente della Polizia genovese
accusato di avere minacciato
di morte Valerie Vie, la no
global parigina che entrò nella
zona rossa in piazza Dante. Di
fronte al rifiuto della donna a firmare
atti e verbali ritenuti non rispondenti
al vero o non tradotti,
«le vennero mostrate le foto dei
figli: o firmi o non li rivedi più».
Gli inquisiti negano. Nega chi
aveva responsabilità di controllo
e organizzazione dalla matricola
alla sorveglianza diretta, ma non
ha saputo, per la procura, impedire
eccessi, botte con cori da stadio
come: «ne abbiamo ucciso uno,
dobbiamo ucciderne cento» riferendosi
alla tragedia di piazza Alimonda
dove morì Carlo Giuliani.
Una tesi difensiva è: le "presunte"
vittime si sono accordate
per accusarci. Possibile però che
276 persone passate in due giorni
a Bolzaneto, di nazionalità diverse,
finite in carceri diverse, abbiamo
potuto organizzare una così
vasta opera calunniatrice, concretizzatasi
prima di fronte a 9 diversi
Gip, poi di fronte ai pm? Lo
screening investigativo ha portato
a ridurre da 99 a 42 gli indagati
per il caso Bolzaneto. Il dato
emerge confrontando gli avvisi di
proroga delle indagini con la loro
chiusura: «segno - dice la procura
- dell'attenzione posta, dei riscontri,
dei confronti operati».
I medici - Sono cinque gli indagati.
Oltre al coordinatore genovese,
Giacomo Toccafondi, medico
del carcere di Pontedecimo,
sono inquisiti Sonia Sciandra di
Sanremo, Marilena Zaccardi, genovese,
Adriana Mazzoleni, di
Alessandria, Aldo Amenta di Casale.
La Polizia Penitenziaria - Tredici
indagati. Antonio Gugliotta,
43 anni, ispettore, responsabile
della sicurezza del carcere temporaneo.
Ci sono poi Daniela Maida,
responsabile della vigilanza
delle celle, gli operatori del servizio
matricola (accusati di falso)
Giuseppe Fornasieri, Giovanni
Amoroso, Marcello Mulas e Michele
Colucci Sabatucci; gli agenti
Silvia Rossi, Giuliano Patrizi, Alfredo
Incoronato, Daniela Cerasuolo,
Antonio Biribao, Vittorio
Bertone, Barbara Amadei.
La Polizia di Stato - Il ruolo più
delicato e pesante, in quanto responsabili
dei servizi, è quello di
Alessandro Perugini (ex numero
due della Diogs di Genova) e
Anna Poggi, vicequestore torinese.
C'è poi Antonello Gaetano, Luigi
Pigozzi, pure lui genovese, indicato
come l'autore dello "strappo"
di due dita ad un fermato portato
a Bolzaneto; Massimo Salomone
della Questura di Genova. E, ancora,
Antonello Talu, Aldo Tarascio
(sindacalista Silp Cgil, accusato di
non avere impedito i reati durante
il suo turno), Francesco Tolomeo,
Mario Turco, Paolo Ubaldi,
Franco Valerio, Giovanni Pintus,
Natale Parisi, Matilde Arecco.
I carabinieri - Responsabili del
servizio, quindi con un ruolo di
maggiore responsabilità e correità
in tutti i reati quantomeno per
non averli impediti, sono gli ufficiali
Piermatteo Barucco di Limone
(Cuneo) e Gianmarco Braini di
Reggio Calabria, con Mario Foniciello,
Giovanni Russo, Pietro Romeo,
Maurizio Piscitelli, Ignazio
Mura, Antonio G. Multineddu,
Corrado Furcas.