13.03.05
Secolo xix In caserma a Bolzaneto trattamento inumano
http://www.ilsecoloxix.it
«In caserma a Bolzaneto trattamento inumano»
G8, la memoria dell'accusa al gup. «Violata la Convenzione per i diritti
dell'uomo». Chiesti quarantasette rinvii a giudizio
Genova «Comunque finirà questo processo quanto accadde nella caserma di
Bolzaneto non potrà essere dimenticato». I magistrati Patrizia
Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati hanno illustrato la loro
voluminosa memoria - 530 pagine divise in cinque capitoli - dalle dieci
del mattino alle cinque del pomeriggio durante l'udienza preliminare di
ieri. Al termine delle varie udienze già programmate il giudice Maurizio
De Matteis dovrà decidere se rinviare a giudizio 47 imputati, tra
poliziotti e carabinieri (molti dei quali ricoprivano e ricoprono ancora
cariche ad alto livello) e personale medico. Le accuse sono pesanti: abuso
d'ufficio, violenza privata, abuso di autorità contro detenuti o
arrestati, falso, violazione dell'ordinamento penitenziario e della
convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà
fondamentali. Tra gli imputati sono 15 i dirigenti e agenti della polizia,
16 dirigenti e agenti della polizia penitenziaria, tra cui il generale
Oronzo Doria, 11 carabinieri e 5 medici, di cui 3 donne.
Comunque finirà questo processo - ribadiscono i due magistrati nelle loro
conclusioni - anche se dovesse essere prescritto, nulla potrà essere
dimenticato. E che corra il rischio di essere prescritto, essendo già
trascorsi quasi quattro anni per giungere all'udienza preliminare, è
evidente. Allora i due pm, nella loro disquisizione, parlando di violenze
comparabili alla tortura, fanno riferimento alla Corte Europea. Questo
perchè in Italia il reato della tortura non esiste. A pagina 345 della
loro memoria i pm dicono testualmente: «Il riferimento, in assenza di un
referente nazionale interno, può essere costituito dalla giurisprudenza
della Corte Europea dei diritti dell'uomo». Insomma i due magistrati
sembrano indicare una strada per questo processo in cui le testimonianze
raccolte e le dichiarazioni delle 150 parti offese descrivono una caserma
all'insegna degli orrori. Orrori che, i pm, non vorrebbero proprio vedere
cadere impuniti con l'avvento della prescrizione. Da quanto è emerso dalle
indagini dei due magistrati, i no global detenuti subivano una serie di
comportamenti vessatori e assolutamente umilianti: percosse, minacce,
sputi, risate di scherno, insulti a sfondo politico e, soprattutto per le
donne, sessuale. Le persone arrestate venivano marchiate - scrivono nella
memoria i pm - come animali con un segno sul volto fatto con il
pennarello. I giovani perquisiti venivano lasciati nudi molto più a lungo
del necessario: alcune donne fatte girare su se stesse per decine di volte
senza abiti addosso davanti ad agenti uomini. I giovani erano costretti a
restare ore e ore in piedi nella posizione del cigno: in piedi, faccia al
muro, braccia alzate, oppure nella posizione a x, davanti al muro con gli
arti divaricati. C'era poi la posizione fetale, per terra con la testa tra
le gambe e "a palla" ovvero posizione fetale ma con costrizione a saltare:
ogni percossa un salto. Oltre alle violenze fisiche emerse dalle indagini
della pubblica accusa ci sono anche quelle ideologiche. Del tipo: «Con la
morte di Giuliani siamo uno a zero». E ancora: «Siete sporchi ebrei»;
«Viva Mussolini, viva Hitler».
Anche in infermeria il comportamento è stato identico: era diventata,
secondo l'accusa, un'altra tappa del percorso di umiliazione. Tra gli
imputati poliziotti c'è Alessandro Perugini (ex numero due della Digos di
Genova) e Anna Poggi, vicequestore torinese. Nella lista ci sono poi
Antonello Talu, Aldo Tarascio (sindacalista Silp Cgil). Per sottolineare
lo stato dei detenuti nella caserma, la pubblica accusa ha citato anche un
brano del libro "Un anno di Costituzione italiana: art.13" di Andrea
Camilleri, il quale parlando delle torture in Iraq, sottolinea che
"l'occhio immediatamente ti cadeva non sull'ebete e sadica soddisfazione
del torturatore, ma su chi veniva torturato riducendolo a cosa, a oggetto,
ad armalo: manichino per addestramento.., ex omo ora cane al guinzaglio...
non più omo ma solo un pezzo di carne trimante offerto alla vucca
spalancata di un cane".
Elisabetta Vassallo
13/03/2005