14.06.07
Secolo XIX Il vicequestore:«Alla scuola Diaz fu una macelleria»
processo g8
Deposizione choc di Fournier: «Non posso più tacere,ho soccorso una
ragazza che credevo morisse»
GENOVA. «Ho vissuto per sei anni con questo peso sulla coscienza. Non l'ho
mai raccontato a nessuno, ma ora basta: devo parlare. Quella sera alla
Diaz fu una vera e propria macelleria. C'erano quattro poliziotti che
picchiavano i manifestanti: alcuni erano già feriti e nessuno di loro
aveva opposto resistenza».
Una deposizione quella rilasciata ieri da Michelangelo Fournier che ha
fatto sobbalzare sulle sedie giudici, rappresentanti dell'accusa e
avvocati. Fournier, difeso dall'avvocato Silvio Romanelli, all'epoca del
G8 a Genova era vice di Vincenzo Canterini, comandante del VII Nucleo
Antisommossa del primo Reparto Mobile di Roma ed è uno dei 28 poliziotti
imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz. La sua
testimonianza, durata cinque lunghe ore, è stata resa durante il processo,
ed è stata molto più ricca di particolari rispetto a quanto lui stesso
aveva dichiarato durante il suo interrogatorio verbalizzato pochi giorni
dopo il G8.
Nel verbale aveva detto di aver visto molti giovani feriti, ma non aveva
mai aggiunto di essere stato spettatore di pestaggi di ragazzi che non
stavano reagendo alle forze dell'ordine. «Se non ho parlato sei anni fa -
ha ancora spiegato in aula Fournier - è stato soltanto perché ho sempre
fatto parte di una famiglia di poliziotti: in quel periodo le forze
dell'ordine erano già nel mirino e io non volevo gettare nuovo fango. E'
stato dunque un comportamento di estremo rispetto per la polizia come
istituzione che non deve essere scambiato per omertà».
Ha retto oltre cinque ore alle domande dei pm Francesco Albini Cadorna e
Enrico Zucca e dei vari avvocati con molto temperamento: ammettendo di
aver taciuto un passaggio molto importante per il processo, ma sostenendo
con orgoglio la serietà del suo lavoro e del suo operato. Non ha neppure
evitato di dire, Fournier, che lui quell'intervento di polizia alla Diaz
l'avrebbe fatto in altro modo per evitare il più possibile lo spargimento
di sangue. «A noi risultava che l'edificio fosse stato occupato
abusivamente. Che quella scuola fosse la sede ufficiale del Genoa Social
Forum, io l'ho saputo soltanto alcuni giorni dopo - ha ancora spiegato
l'imputato - Ricordo di aver soccorso una ragazza tedesca gravemente
ferita: pensavo che morisse. In quel momento mi sono reso conto che quelle
tra poliziotti e no global non erano collutazioni: era violenza. Ho urlato
ripetutamente agli agenti: "basta, basta uscite immediatamente da qui con
e chiamate subito un'ambulanza, c'è una persona gravemente ferita"».
La pubblica accusa e i legali rappresentanti delle parti civili hanno
ripetutamente chiesto a Michelangelo Fournier se avesse riconosciuto gli
agenti-picchiatori ma lui ha risposto ogni volta che nella concitazione
del momento non aveva avuto modo di identificarli. Ha precisato che non
appartenevano al suo reparto perché avevano una divisa diversa. Gli è
stato allora chiesto se era certo che nessuno dei suoi uomini avesse
partecipato alle violenze. «Non posso escludere in modo assoluto che
qualche agente del mio reparto abbia picchiato. Posso soltanto dire che
quella notte ero in piedi da 48 ore. Ero al limite delle forze
psico-fisiche. Non posso essere certo di aver notato tutto con esatezza».
Alla domanda: «E' vero che lei disse a Vincenzo Canterini "Io qui non ci
lavoro più"? Gli spiegò anche per quale motivo?» Il vicequestore ha
risposto: «Sìè vero ma non diedi spiegazioni. Ora stiamo parlando di
questa operazione a freddo e sono anche trascorsi diversi anni. Bisogna
immaginare la concitazione di quel momento. Non c'era neppure il tempo di
dare spiegazioni: ero solo preoccupato di contenere la reazione dei miei
uomini. Noi eseguivamo ordini che venivano dall'alto, per questo anche la
posizione di altri colleghi come Spartaco Mortola deve essere attenuata.
Ma ripeto: io non ero al corrente che quella fosse la sede ufficiale del
Social Forum».
Sull' episodio del vice questore Pietro Troiani, accusato di aver portato
le bottiglie molotov dentro la scuola, Fournier ha raccontato di aver
visto il collega vicino alla camionetta col casco del Reparto Mobile:
caschi e cinturoni del nostro nucleo - ha spiegato - vennero distribuiti
in occasione del G8 anche ad altri reparti.
Elisabetta Vassallo
«Diaz, macello messicano»
testimonianza choc al processo g8
Parla il poliziotto Fournier: ho visto 4 colleghi picchiare i feriti a
terra
Genova. «La scuola Diaz sembrava una macelleria messicana». Una
dichiarazione choc riapre all'improvviso le polemiche sullo sciagurato
blitz che concluse i due giorni di scontri e di sangue al G8 del luglio
2001. Parla in aula Michelangelo Fournier, vicecomandante, all'epoca, del
reparto mobile di Roma. «Ho vissuto per sei anni con questo peso sulla
coscienza. Non l'ho mai raccontato a nessuno, per spirito di corpo. Ma ora
basta: devo parlare».
Le spaventose rivelazioni: «Fu una vera e propria macelleria. C'erano
quattro poliziotti che picchiavano a sangue i manifestanti». Ancora: «Ho
soccorso una ragazza tedesca gravemente ferita. Pensavo che morisse. Ho
urlato agli agenti: "Basta, basta, uscite immediatamente da qui e chiamate
subito un'ambulanza, c'è una persona gravemente ferita"». Melanie Jonasch,
28 anni all'epoca, è la berlinese, studentessa di archeologia, duramente
picchiata. Non ricorda più nulla di quanto accadde in quei minuti.
vassallo