05.07.08
secolo xix Il pm: «Alla Diaz un massacro deciso a tavolino»
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deciso-tavolino.shtml
Il pm: «Alla Diaz un massacro deciso a tavolino»
04 luglio 2008
Manganelli Tonfa impugnati al contrario per picchiare più forte, calci,
pugni e capigliature tagliate esibite come trofei, mobilia e sedie
spaccate addosso: e¨ il quadro del «massacro» della polizia sui no global
nella scuola Diaz, durante il G8, dipinto oggi dal pm Francesco Cardona
Albini nel corso della requisitoria.
Nel processo sono imputati 29 poliziotti tra alti dirigenti, funzionari e
capisquadra e 98 sono le parti lese. Le accuse sono a vario titolo
violenza privata, lesioni gravi, abuso d'ufficio falso, calunnia, porto
abusivo di armi da guerra. Al «massacro» - secondo il pm - assistevano
indifferenti, come hanno evidenziato testimonianze e filmati, dirigenti e
funzionari di polizia in borghese che stavano a guardare o giravano la
testa dall'altra parte. «Il primo poliziotto ad entrare nella scuola - ha
ricostruito il pm - e¨ stato un agente del I Reparto Mobile di Roma, ai
comandi di Vincenzo Canterini, seguito da altri colleghi anche in
borghese». «Dentro la palestra - ha proseguito - c'erano cittadini turchi,
statunitensi e 11 spagnoli, dentro ai sacchi a pelo per dormire. Alla
vista dei poliziotti si misero in ginocchio invocando la non violenza.
Come risposta sono stati colpiti con sedie e mobilia e poi presi a
manganellate».
«In pochi minuti - ha sottolineato il pm - la scena si trasformò in un
feroce pestaggio da parte dei poliziotti travisati da caschi e da
bandane». Anche il pentimento tardivo di Michelangelo Fournier, vice di
Canterini, che in una dichiarazione spontanea definì l’irruzione una
«macelleria messicana» non ha convinto il pm. «Se Fournier - si è chiesto
il pm - e¨ stato con i suoi uomini tra i primi ad entrare come si
conciliano le gravi lesioni subite dagli occupanti?. Anche in questa
occasione - ha detto - Fournier non ha voluto coinvolgere il proprio
reparto e se stesso, parlando solo di altri colleghi che avrebbero
picchiato a sangue i no global». Solo ad un certo punto Fournier, secondo
alcune dichiarazioni rese dai testi, grido' «Basta, basta».
Il pm ha smantellato la tesi della presunta resistenza opposta dai no
global: con dichiarazioni di testi e filmati e¨ stato smentito il lancio di
bottiglie e oggetti vari che sarebbe avvenuto prima e dopo l'irruzione.
«Il bilancio di 79 feriti nella scuola, di altri fuori dell'edificio, il
`martirio´ di Mark Covell (il giornalista free lance inglese massacrato di
botte) e soprattutto il terrore degli occupanti, molti dei quali non
poterono trattenere i loro sfinteri, non sembra congruo - ha detto il pm -
neppure se ci fosse stata resistenza».
«Non c'e' stato da parte della polizia alcun `assalto al castello
asserragliato da occupanti - ha aggiunto - ma solo un' irruzione a freddo,
decisa a tavolino». Cardona Albini ha anche confutato le dichiarazioni
rese il 3 agosto 2001 dal prefetto Arnaldo La Barbera (morto durante le
indagini preliminari),a sua volta indagato, il quale sostenne di essersi
messo il casco per ripararsi dal lancio di pietre e oggetti gettati dalle
finestre della scuola. «Da filmati in nostro possesso si vede La Barbera
davanti alla scuola senza casco e nessun lancio di oggetti».
Davanti alla scuola erano inoltre presenti Francesco Gratteri e Giovanni
Luperi, all'epoca rispettivamente direttore dello Sco e vice direttore
dell'Ucigos, a loro volta imputati nel processo, oggi ai vertici dell'
Antiterrorismo e dei servizi segreti. Il pm ha ribadito, come gia' detto
ieri dal collega Enrico Zucca, di aver trovato molta difficolta' in queste
indagini, se non dei veri e propri «ostacoli» a causa dell'omertà degli
imputati e della polizia che non ha reso noto neppure i nomi di chi
partecipò all'irruzione. «Ad oggi - ha concluso il pm - non sappiamo
neppure in quanti vi parteciparono».
La requisitoria, che si concluderà il 10 con le richieste di condanna, ha
suscitato anche oggi commenti politici. L'on. Giovanna Melandri (Pd),
Ermete Realacci (Pd) e Paolo Cento (Verdi) hanno ribadito che la pagina
della Diaz è una ferita ancora da sanare con l'accertamento delle
responsabilità e una pagina vergognosa della nostra Repubblica.