25.02.04
Secolo xix: il centro destra si schiera con il sindaco
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IN REGIONE Il centro-destra si schiera con il sindaco
Difficile trovare, nel recente passato, un'unità così forte tra i
consiglieri del centrodestra in Regione. E lo si vede dalle firme di
tutti i consiglieri del Polo su un documento che esprime «piena
solidarietà» al sindaco Giuseppe Pericu sulle vicende della costituzione
del Comune di Genova parte civile ai processi relativi ai danneggiamenti
del G8 in città. Il Polo si spinge oltre, «approvando
incondizionatamente tale atto di grande responsabilità amministrativa e
politica in difesa del patrimonio dei cittadini genovesi devastato
durante i tragici giorni del G8». Le firme sono di Gadolla, Iacobucci e
Minasso (An), di Bonino (Lega), di Sergio Castellaneta, di Barbero,
Maggi, Scullino, Moro, Novi Ceppellini e Magnani (FI), di Broglia
(Udc)... Insomma, la solidarietà a Pericu è davvero piena.
«Si domanderà qualcosa - ha quindi sbottato il consigliere regionale di
Rifondazione, Marco Nesci - il sindaco Pericu se un suo atto ottiene
così tanti consensi dalla destra?. È evidente che il Polo strumentalizza
la questione, ma è un motivo in più per invitare il sindaco a non
scendere su un piano prettamente giudiziario sui fatti del G8. Le
responsabilità sono tra coloro che hanno gestito la piazza, a partire
dal vicepremier Gianfranco Fini, che in quei giorni era, a quanto mi
risulta, nel quartier generale dei carabinieri a Forte San Giuliano». Il
Polo replica: «Nessuna strumentalizzazione, solo il plauso per un atto
dalla parte dei cittadini».
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L' assemblea Il movimento spinge Prc «Un atto da cancellare»
Sezione Bianchini di Marassi gremita, l'altra sera, per l'assemblea
aperta degli iscritti di Rifondazione comunista: oltre un centinaio i
partecipanti, con una nutrita rappresentanza del movimento e delle
associazioni, da Matteo Jade dello Zapata ad Antonio Bruno, ex
consigliere comunale di Prc ed esponente del Forum ambientalista. Tra
gli esponenti di Rifondazione c'erano gli assessori Valter Seggi e Dante
Taccani, i consiglieri comunali Patrizia Poselli e Laura Tartarini, il
segretario regionale Giacomo Conti, la parlamentare Graziella Mascia.
Un'assemblea che si è svolta in buona parte sull'onda di una
dichiarazione di Haidi Giuliani, mamma di Carlo: «Amo Genova, ma provo
vergogna per lei». Proprio partendo da questa frase, Bruno Pastorino,
segretario provinciale di Prc, ha dichiarato che «il problema della
decisione presa dalla maggioranza comunale deve essere un problema di
tutti, non solo degli iscritti di Rifondazione». «Faccio mia la
posizione di Haidi Giuliani che si è detta delusa dal comportamento
delle istituzioni - ha continuato Pastorino - Mi sembra che il nostro
obiettivo debba essere uno solo: far cadere la delibera e richiamare
l'attenzione su altre questioni, come quella dell'avere chiarimenti
certi sul perché, durante il G8, accaddero fatti di valenza
antidemocratica». Graziella Mascia ha rimarcato a sua volta i valori
democratici «fondamentali in ogni paese civile, mentre in realtà esiste
una congiuntura internazionale che va in senso opposto». Sulle
manifestazioni previste per il fine settimana e il 2 marzo, giorno in
cui incomincerà il processo ai ventisei manifestanti, Giuliano Giuliani
ha ribadito invece che «bisognerà sottrarsi per tempo a facili
strumentalizzazioni e a comportamenti qualunquisti: non dimentichiamo
che, posto che le ventisei persone siano colpevoli, più colpevoli sono
coloro che hanno permesso che a Genova succedesse quello che è
avvenuto». Tra i tanti interventi, decisi e netti, a favore della linea
del partito, soprattutto quelli di alcuni esponenti del Comitato Verità
e giustizia per Genova. Anche se l'attenzione era tutta rivolta
all'assessore Valter Seggi, seduto in disparte, che ha sottolineato come
la sua posizione continui ad essere non in linea con quella della
direzione generale del partito. Ma la base di Rifondazione è tutta, o
quasi, in sintonia con Bertinotti e la segreteria provinciale.
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No global, la rottura è insanabile
ILCASO G8 La proposta di mediazione non riesce a risolvere la crisi
politica. Prc: «Ritirate la delibera». Il sindaco: «No»
La giunta parte civile anche per Diaz e Bolzaneto, Rifondazione non ci sta
La giunta voterà domani il documento politico «a 360 gradi» scritto
dagli assessori Luca Borzani e Marta Vincenzi sui giorni del G8,
premessa per la presenza del Comune come parte civile anche nei processi
per i fatti della Diaz e di Bolzaneto, ma il destino della maggioranza
di centrosinistra è comunque segnato, con l'imminente uscita di
Rifondazione comunista. Domani sera si riunirà il comitato politico di
Prc e la posizione espressa dal segretario Bruno Pastorino è netta: «Se
non ci saranno novità sulla revoca della costituzione di parte civile,
la segreteria proporrà che i nostri assessori restituiscano le deleghe e
il gruppo consiliare esca dalla maggioranza».
Ma ieri sera, al termine della giunta, in cui la bozza di documento è
stata discussa per un'ora, il sindaco Giuseppe Pericu è stato
altrettanto chiaro: «Il ritiro della delibera non è in discussione. I
processi? Che si svolgano». Il divorzio politico è dunque fissato per
martedì, giorno in cui si aprirà il processo ai 26 manifestanti accusati
di devastazione e saccheggio. Pericu ha ribadito di considerare la
delibera «un atto meramente tecnico», che ha suscitato però discussioni
politiche perché il G8 non è stato ancora assorbito dalla città, perché
manca una valutazione politica su quanto accadde dentro la zona rossa,
blindata, mentre il resto della città«non era sufficientemente
controllato e fu consentito ai devastatori di fare danni», così come
sulle «vicende drammatiche della Diaz e di Bolzaneto».
Nonostante la richiesta di riaprire il dibattito politico in giunta
fosse venuta proprio dagli assessori di Rifondazione comunista, ieri
Dante Taccani e Valter Seggi non c'erano, fedeli alle indicazioni del
partito. Ma mentre Taccani dimostra di condividerne in pieno la linea,
Seggi ha pubblicamente dichiarato l'altra sera all'assemblea alla
sezione Bianchini, di faticare sempre più a riconoscersi nelle posizioni
di Rifondazione. Quando si consumerà, l'uscita di Prc dalla maggioranza
porterà probabilmente con sé anche l'addio dal partito di alcuni
esponenti di primo piano. Nella lista, oltre a Seggi, potrebbero
rientrare anche Agostino Gianelli (vicecapogruppo in Provincia) e
Giordano Bruschi. Il capogruppo a Palazzo Tursi, Roberto Delogu, prende
tempo: «Attendo di leggere il nuovo documento della giunta».
L'altro fronte della maggioranza in fibrillazione, il correntone
diessino, ha confermato ieri, dopo la riunione alla presenza del leader
nazionale Pietro Folena, la proposta di "sospensione" della delibera
contestata da Rifondazione. Dice Andrea Sassano: «Chiediamo di fermare
tutto per non far precipitare la situazione». Ma il correntone ribadisce
anche la solidarietà a Pericu («Non è mai stata in discusssione»). Oggi
pomeriggio si farà il punto alla federazione ds: il documento della
giunta potrebbe alla fine risultare utile soprattutto a sanare la
frattura nella Quercia. Per il correntone si aprirebbe, con l'uscita di
Prc, uno spazio in giunta e un ruolo più forte di contrattazione "a
sinistra" all'interno della coalizione, anche se Pericu dovrà tenere in
dovuto conto anche la Margherita e gli altri alleati, che proprio in
questa fase sono tornati a chiedere più attenzione.
Mentre la crisi si consuma, il consiglio comunale non si riunirà più
fino al 9 marzo: così il presidente Emanuele Guastavino ha comunicato
ieri (motivo: una serie di impegni politici della maggioranza),
suscitando l'ira dell'opposizione. Dai banchi di An, Lega Nord, Forza
Italia e Liguria Nuova sono partiti durissimi attacchi alla giunta, alla
maggioranza e allo stesso presidente Guastavino, accusati di voler
evitare il confronto pubblico: «Una vergogna, un comportamento
inqualificabile». L'opposizione ha chiesto la concessione della sala il
2 marzo, contestando inoltre che sabato vi si svolga un'iniziativa del
movimento no global.
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G8, nel mirino altri violenti
Presto la richiesta di rinvio a giudizio per i giovani che devastarono
le scuole della Provincia
E sul Comune parte civile è scontro D'Alema-Bertinotti
Genova Il botta e risposta è secco, sul filo di una polemica ancora
rovente. Massimo D'Alema e Fausto Bertinotti s'incontrano sul palco del
Maurizio Costanzo Show e il tema sul piatto è quello che da settimane
tormenta la vita politica genovese: la costituzione parte civile del
Comune contro i 26 black bloc italiani sotto processo per gli scontri al
G8. Processo al via il prossimo 2 marzo.
Parla il segretario di Rifondazione Comunista: «Trovo profondamente
ingiusto che il Comune - spiega Bertinotti - si costituisca parte civile
contro i manifestanti e non come parte lesa nei confronti del governo e
delle forze dell'ordine che hanno scatenato la repressione e le violenze
nei giorni del G8».
Di tutt'altro avviso Massimo D'Alema: «Il sindaco Giuseppe Pericu -
incalza il presidente della Quercia - è stato sempre una persona che si
è comportata ottimamente, sia in quei giorni che nelle vicende che
seguirono quelle violenze. Credo che anche il movimento no-global
dovrebbe costituirsi parte civile contro i black bloc che si resero
protagonisti delle devastazioni».
Ancora: «Il sindaco di Genova non si è presentato parte civile contro il
movimento dei no global, ma solamente contro degli individui, i black
bloc, che si sono resi responsabili di violenza e distruzione"
Lo scontro interno alla sinistra sul caso-Genova non si placa. E' così
imminente l'addio di Rifondazione e dei suoi due assessori alla giunta
Pericu, mentre l'evoluzione giudiziaria delle inchieste rischia di
gettare nuova benzina sul fuoco delle polemiche.
Dai corridoi della Digos, in questura, trapela l'indiscrezione: tutta
l'indagine, tutti gli accertamenti sugli scontri di strada del luglio
2001 sono ormai conclusi. I risultati saranno consegnati ora alla
magistratura. Conseguenza: si profila nei prossimi mesi una serie di
richieste di rinvio a giudizio per altri manifestanti, protagonisti
degli scontri che fecero da contrappunto al vertice dei Grandi.
«Ci sarà - conferma il procuratore aggiunto Giancarlo Pellegrino - un
processo-bis contro i violenti del G8». In quanti finiranno sotto
processo? Cinquanta-sessanta giovani. Una parte di loro (anche se a
piede libero) per gli stessi reati contestati ai ventisei alla sbarra
dal prossimo 2 marzo: devastazione e saccheggio. Altri per singoli
episodi di resistenza o di danneggiamento. Gruppi eterogenei. Alcuni
furono fermati dalla polizia e dai carabinieri mentre si allontanavano
dalla città dopo i due giorni di scontri; altri fanno parte della
compagnia dei teatranti austriaci del Volks Theatre Karavane; altri
ancora sono stati riconosciuti dalle immagini riprese da macchine
fotografiche e telecamere.
Richieste di rinvio a giudizio in parte già stilate e chiuse nei
cassetti della procura. Per più motivi: non alimentare nuove tensioni
alla vigilia del processo e giungere a una sola, complessiva richiesta
di rinvio a giudizio. Così, tra i documenti già pronti, ce n'è uno in
particolare che rischia di mandare di nuovo in fibrillazione il mondo
politico e amministrativo locale.
I pm genovesi chiedono infatti di mandare alla sbarra cinque giovani del
centro sociale torinese Askatasuna di Torino. Sono indagati per la
devastazione delle sedi della Provincia a Quarto. Erano state concesse
come basi logistiche per l'ospitalità dei no- global che manifestavano
contro il G8. Divennero invece fortilizi nelle mani dei gruppi più
radicali e oltranzisti e vennero distrutte.
La Provincia non ha seguito la decisione del Comune, nel processo che
inizierà il 2 marzo, di costituirsi parte civile. Il nuovo procedimento,
però, toccherà episodi di gravi danneggiamenti di strutture di proprietà
della Provincia stessa, per cui sono già giunti i risarcimenti.