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07.12.03

secolo xix: Grateri chiede il trasferimento e fini critica la magistratura

«Nell'inchiesta di Genova mano più pesante con le forze dell'ordine che con
i no global»
Genova Il vicepresidente del Consiglio interviene sulle inchieste in corso
relative ai fatti del G8 di Genova. E si schiera apertamente a favore delle
forze dell'ordine e contro la magistratura. Durante il suo discorso a una
manifestazione promossa a Benevento da Alleanza nazionale, Gianfranco Fini,
ha rivolto un breve passaggio all'inchiesta G8 della procura di Genova. «Ci
sono più rinvii a giudizio per carabinieri e poliziotti che per i no
global - ha detto il vicepremier - Evidentemente all'interno della
magistratura c'è qualcosa che non funziona. Non a caso si parla di toghe
rosse e non bianche o azzurre».
E altri esponenti delle forze dell'ordine potrebbero finire sotto processo a
Genova: martedì inizieranno gli interrogatori dei nuovi indagati per i fatti
avvenuti nella caserma di Bolzaneto, utilizzata nei giorni del G8 come
centro di detenzione provvisoria dei manifestanti arrestati. Tra gli
"avvisati" ci sarebbero agenti del Gom (Gruppo scelto agenti di custodia), e
un generale, ora in missione al Dap (Dipartimento amministrazione
penitenziaria) che durante il G8 era il responsabile della traduzione degli
arrestati.
Bocche cucite oggi in procura sulle indiscrezioni trapelate sugli sviluppi
di questa inchiesta, che si stava avviando alla conclusione, con la
richiesta di rinvio a giudizio a carico di 43 persone, tra poliziotti,
agenti carcerari e medici, raggiunte a settembre dall'avviso di conclusione
delle indagini preliminari. Le accuse nei loro confronti sono abuso di
autorità sui detenuti, abuso d'ufficio e falso ideologico. Con questi nuovi
"avvisi" la procura intende accertare se sussistano responsabilità anche dei
vertici della polizia penitenziaria, che sarebbero stati tirati in ballo nel
corso di interrogatori di alcuni agenti "pentiti".
Sul fronte dell'inchiesta sull'irruzione alla Diaz, tornano alla carica, i
difensori dei poliziotti sotto accusa, che chiedono di spostare l'inchiesta
da Genova a Torino. Dopo che una prima istanza è stata respinta al mittente
dalla procura della Repubblica, lo scontro si sposta ora a Roma, alla
procura generale della Cassazione. Ieri mattina è stata presentato il nuovo
ricorso di Francesco Gratteri, dirigente dello Sco durante il G8 a Genova,
ora all'antiterrorismo.
Una richiesta analoga sarà presentata la prossima settimana dai dirigenti di
polizia Giovanni Luperi, Gilberto Caldarozzi, e Filippo Ferri e dai
funzionari Daniele Di Novi e Renzo Cerchi. «Il nostro - spiega l'avvocato
Luigi Li Gotti, difensore di Gratteri - non è un atto eversivo, come
qualcuno l'ha definito, ma solo un richiamo alla correttezza della
procedura».
Nel mirino la dichiarazione, resa da Spartaco Mortola, ex dirigente della
Digos di Genova, anche lui indagato, nel corso dell'interrogatorio del 23
luglio 2002. Mortola dichiarò infatti di essere venuto a conoscenza da Ferri
che Pinto aveva dato suggerimenti sulla collocazione nella scuola delle due
bottiglie molotov, poi risultate false prove della polizia.
Nel corso dell'interrogatorio, però, il poliziotto aveva subito ritrattato,
dicendo di essersi confuso.

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