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26.10.07

secolo xix G8: «Troppo pesanti le pene richieste»Noglobal in piazza

secolo xix

G8: «Troppo pesanti le pene richieste»Noglobal in piazza
dopo la requisitoria del pm al processo
Indetta a Genova una manifestazione il 17 novembreDon Gallo: «Allora
devono processare anche me»


Genova. «Tutti in piazza a Genova il 17 novembre». È la chiamata alla
mobilitazione dei noglobal del comitato "Noi, quelli di via Tolemaide".
Luca Casarini, il leader veneto dei "Disobbedienti", e Matteo Jade, il
portavoce dei centri sociali genovesi, la ripetono come uno slogan di
fronte ai giornalisti convocati per una conferenza stampa «urgente». Le
richieste di condanna pronunciate in tribunale martedì dai pubblici
ministeri Anna Canepa e Andrea Canciani, 224 anni e mezzo in totale per i
25 manifestanti imputati di devastazione e saccheggio, sono risuonate
nella galassia dei contestatori come «un'aggressione diretta e
sproporzionata». La reazione arriverà dalla piazza, dicono.
E sarà«fragorosa», annunciano i promotori della manifestazione, chiamando
a raccolta i trecentomila che stavano sfilando in corteo al momento della
carica di via Tolemaide, la carica eletta a simbolo degli scontri del G8.
«Torneremo in piazza per opporci a un processo politico studiato per
colpire i movimenti - continua Casarini - Vogliono seppellirli sotto una
montagna di anni di galera. Sono richieste da far vergognare il peggiore
dei fascisti».
Richieste che sono il frutto di una ricostruzione minuziosa di quanto
accaduto di fronte a centinaia di telecamere, non solo dopo le
manganellate di via Tolemaide. E sono il risultato, come per ogni
processo, di un freddo calcolo delle pene previste per i reati contestati.
E per i fatti del G8 i pm hanno scelto di inserire nei capi di imputazione
anche il saccheggio, l'accusa più grave e al contempo quella contro la
quale si concentreranno con ogni probabilità le arringhe dei difensori.
Alla manifestazione del 17 novembre sono invitati anche i genovesi che si
«affacciarono dalle finestre di casa sul corteo attaccato deliberatamente
dai carabinieri del Tuscania». E in prima fila ci sarà di certo anche don
Andrea Gallo, il parroco degli ultimi, che ieri ha ospitato i noglobal nei
locali della sua comunità, a San Benedetto al porto. La sua non sarà
un'adesione come tante: «Io mi autodenuncio - ha sottolineato il
sacerdote, con la sua voce roca e il sigaro stretto tra le dita - mi sento
corresponsabile con i 25 imputati. Devono processare anche me». Don Gallo
è tra i primi firmatari dell'appello con il quale è stato creato il
comitato "Noi, quelli di via Tolemaide". La sua è una solidarietà«totale»
contro «il virus perenne del fascismo che è in libera uscita ormai da
troppi anni». «Bisogna difendere il diritto delle persone a manifestare -
ha detto il sacerdote - Il 17 novembre si tornerà in piazza per
riprenderci i diritti violati durante il G8».
Don Gallo ha stigmatizzato le richieste di condanna: «I due magistrati
hanno premesso di aver chiesto pene severe ma non esemplari - ha
commentato - Pene esemplari, allora, sarebbero forse state l'ergastolo o
la pena di morte?».
I 224 anni e sei mesi, chiesti per i venticinque manifestanti alla sbarra,
hanno risollevato lo stesso linguaggio "forte" che contraddistinse i
proclama della vigilia del G8. Casarini allora dichiarò«guerra» agli otto
Grandi. Ora, spiegando le ragioni della nuova protesta, in un crescendo di
toni arriva a d affermare che i due pm sono «decisi a terrorizzare chi è
pronto a disobbedire al dittatore, a scendere in piazza contro un mondo
terribile, fatto di povertà, ingiustizia, prevaricazione, guerre e milioni
di morti». I membri del comitato hanno fatto appello a Fausto Bertinotti,
il presidente della Camera «che era in piazza nei giorni del G8» perché
garantisca per il 17 novembre l'«agibilità democratica della città».
Tradotto: servono treni disponibili e servizi di accoglienza per chi
tornerà a Genova.
L'attenzione da parte delle forze di polizia, e della Digos genovese in
particolare, è altissima. Sebbene le premesse del nuovo corteo non
indulgano alla violenza.
Graziano Cetara

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