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05.07.07

secolo xix G8, picchiata senza motivo risarcita con 24.300 euro

Secolo XIX
G8, picchiata senza motivo risarcita con 24.300 euro
tribunale civile
Stava scappando, gli agenti si sono accaniti con i manganelli e a calci
GENOVA. Un risarcimento di 24.300 euro rivalutato sino ad oggi secondo
gli indici Istat: è quello che dovrà pagare il ministero dell'Interno a
Rita Sieni, una donna di 38 anni, che durante il G8 di Genova è stata
ripetutamente picchiata dalle forze dell'ordine. Lo ha deciso nei giorni
scorsi il Tribunale civile. Si tratta della prima sentenza di questo
tipo in cui la somma stabilita è di una certa consistenza. Il Tribunale
di Genova aveva già imposto al ministero il pagamento di qualche
migliaia di euro per altri tre casi, ma in nessuno di questi, il
protagonista dei pestaggi, aveva avuto ferite gravi come Rita Sieni.
La donna, di origine sarda, in quel periodo viveva in Piemonte e durante
il G8 si trovava in corso Italia insieme ad altre persone appartenenti
al "Coordinamento pinerolese contro il G8". Da quanto è emerso dalle
testimonianze e dai certificati medici, la Sieni aveva ricevuto un colpo
di manganello alla testa da un poliziotto nei pressi di Punta Vagno. La
donna era caduta a terra e nonostante implorasse aiuto era stata
percossa da altri agenti. In particolare, sempre da quanto raccontato
dai testimoni, un poliziotto le aveva sferrato un calcio al volto che
lei aveva inutilmente cercato di proteggere con la mano. Ferita e
sanguinante, aiutata da un amica, Rita Sieni era riuscita a raggiungere
la spiaggia dove però un altro agente le aveva spruzzato sul viso uno
spray che l'aveva privata della vista per qualche minuto provocandole
bruciore e lacrimazione. La donna era stata finalmente trasportata
all'ospedale di Sampierdarena dove le era stato diagnosticato un trauma
cranico facciale, la frattura della mandibola, una ferita lacero-contusa
sulla fronte e la rottura di un legamento della mani sinistra (quella
con la quale aveva cercato di ripararsi il volto). Il giudice civile
Angela Latella ha calcolato nel risarcimento che dovrà pagare il
ministero dell'Interno sia il danno biologico, sia quello esistenziale
subiti dalla vittima del pestaggio accogliendo la richiesta dei legali
della donna (Paolo Pissarello di Genova, Sergio Bonetto e Mariagrazia
Napoli del Foro di Torino). «La nostra cliente - spiega l'avvocato
Sergio Bonetto - nonostante siano trascosi sei anni da quel giorno è
rimasta molto turbata. Ancora oggi quando vede una persona in divisa,
fosse anche un ferroviere, viene colta da crisi di panico».
Sia Rita Sieni, sia altre persone che come lei facevano parte del
"Coordinamento pinerolese contro il G8" hanno sottolineato nella
richiesta danni che il loro era un corteo pacifico, vi facevano parte
persone di tutte le età: anche pensionati. Tutto si era svolto senza
problemi quel 21 luglio 2001, sino alle 15,15: a quell'ora la
manifestazione fu costretta a fermarsi perché diverse persone che erano
abbigliate come black bloc erano riuscite a raggiungere piazzale
Kennedy. I testimoni hanno raccontato che verso le 16 vennero
inaspettatamente lanciati lacrimogeni sulla folla. Rita Sieni, come
molte altre persone, per fuggire dal fumo e dalla pressione dal corteo
che avanzava aveva raggiunto il marciapiede sul lungomare per defilarsi.
E' stato proprio davanti a Punta Vagno che la donna era stata colpita al
capo da un agente che stava correndo all'inseguimento dei manifestanti.
Quella era stata la prima manganellata che l'aveva fatta cadere a terra,
poi altri poliziotti l'avevano presa a calci. I testi giunti a Genova
per raccontare al giudice quanto avevano visto e vissuto, hanno detto
che da una situazione di corteo pacifico, improvvisamente si era
generato il panico:
«I partecipanti hanno improvvisamente visto le persone che erano davanti
a loro correre in senso contrario urlando "scappate, scappate". Tutti si
sono dati alla fuga, qualcuno era caduto. I poliziotti allora avevano
iniziato a caricare la gente tirando manganellate». Un teste ha
raccontato che mentre era riuscito a nascondersi dentro una siepe aveva
visto gli agenti colpire chi capitava: indistintamente donne e persone
anziane. Ad una signora di 60 anni avevano rotto gli occhiali, il
vice-sindaco di Pinerolo era stato ferito al volto.
«Questa è stata la realtà - si legge nella sentenza - raccontata da quei
cittadini che pensavano di poter manifestare il loro pensiero come la
Costituzione di uno Stato democratico prevede».
Elisabetta Vassallo

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