Home Page

20.11.03

Secolo xix: G8, il giallo delle telefonate al pm

G8, il giallo delle telefonate al pm
Relazione della squadra mobile rivela particolari inediti: le chiamate al
cellulare tra Mortola e Pinto furono insistite
Notte della Diaz 10 chiamate tra magistrato e agenti Nella ricostruzione
della procura ce n'era solo una

Genova Un'informazione «molto generica» sulla perquisizione della scuola
Diaz, che concluse in una notte di violenze i due giorni di scontri del G8:
novantatrè arresti e una marea di feriti. Una telefonata «punto e basta»,
al massimo due, e rapide. Così la procura della Repubblica ha ricostruito,
fino a oggi, i contatti tra la polizia e il magistrato di turno nelle ore
del blitz delle polemiche, il 22 luglio 2001. La realtàè però diversa. Lo
testimonia una relazione della squadra mobile, autorizzata dalla stessa
procura dopo la richiesta della difesa di uno degli indagati, l'ex capo
della Digos Spartaco Mortola, e ora consegnata ai magistrati.
Il riscontro sui tabulati rivela particolari inediti. Le comunicazioni tra
il pm di turno quella notte, il sostituto Francesco Pinto, e l'ex numero
uno della Digos genovese furono cinque. Per cinque volte Mortola, usando
diverse utenze telefoniche, lo chiamò. La durata totale delle conversazioni
è di 24 minuti e sei secondi. C'è di più: per altre cinque volte dal
telefono di Pinto sono partite telefonate, tutte dirette al vicedirigente
della Digos Alessandro Perugini. Un dato che scompagina tutti gli elementi
dati fino a oggi per scontati. Tanto che, fino alla presentazione della
memoria difensiva di Mortola da parte del suo legale Maurizio Mascia,
nessuno si era premurato di verificare le telefonate giunte e partite dal
cellulare del magistrato in servizio quella notte.
C'è un altro mistero. Dal telefonino di servizio, quello che passa di mano
in mano tra i sostituti procuratori del turno, sembra che quella notte non
sia partita né giunta alcuna chiamata. Spento (in un momento così
delicato?). Guasto? E' un altro giallo. Succede quindi, secondo la
ricostruzione della difesa, che Pinto chiami con il suo cellulare privato
il numero due della Digos, Alessandro Perugini, comunicandogli il numero
dove voleva essere contattato. Pinto chiamerà Perugini altre quattro volte.
I contatti tra Mortola e Pinto, evidenzia la lettura dei tabulati, in
quelle ore convulse sono stati ripetuti e molteplici. Così Mortola ha
ripetuto durante gli interrogatori resi al pm Enrico Zucca. Ottenendo,
però, una reazione di scetticismo e incredulità. Ci siamo sentiti tante
volte, spiega Mortola. Zucca ribatte: il collega mi ha detto diversamente e
sollecita Mortola «a fare mente locale».
E quando l'allora capo della Digos ripete «Abbiamo parlato anche più di una
volta», il pm ribatte: «Una volta non sono "tantissime"». Pinto non è mai
comparso con sue dichiarazioni nell'inchiesta. Ricorda Zucca durante
l'interrogatorio: «Adesso non so processualmente cosa si può... c'è un
divieto di testimonianza... però il dottor Pinto ha riferito cose diverse
al sottoscritto».
Persino un'altra carta dell'accusa (un video in cui si vede Mortola parlare
al telefono vicino alle false molotov usate per arrestare 93 no global)
appare ora sotto un'altra luce. Il controllo degli orari fa presumere che
quella chiamata non nascondesse una strana trama, ma fosse in realtà un
semplice aggiornamento al pm Pinto.
E' un passaggio complicato nell'inchiesta. Perché il pm Zucca ha contestato
le affermazioni di Mortola sui ripetuti contatti con il collega Pinto,
giungendo a dirgli: «Non si lanci in affermazioni che non può provare,
perché le pietre lanciate contro il cielo hanno la tendenza a cadere giù».
E perché sul ruolo di Pinto in quella notte si basa ora una richiesta di
alcuni avvocati difensori dei poliziotti inquisiti: spostare il processo a
Torino. Richiesta che si fonda su un altro passo dell'interrogatorio di
Mortola, in cui si accenna (anche se poi c'è una ritrattazione) a una
compartecipazione del magistrato nella repertazione delle false molotov.
Ma Pinto non ci sta. E ribatte: «Le telefonate ci sono state. Più volte ho
sollecitato il dottor Perugini a mettermi in contatto con Mortola, il cui
cellulare era scarico, e cosìè avvenuto. Ma più chiamate non fanno una vera
telefonata: solo a notte fonda Mortola mi informò, ma sempre in maniera
approssimativa, nel corso di una conversazione più lunga. E solo la mattina
dopo m'informò dei 93 arresti».

Marco Menduni

.
.