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19.05.10

Secolo xix G8, condannati i vertici della polizia

G8, condannati i vertici della polizia

la corte d'appello di genova ribalta la sentenza di primo grado
Irruzione alla scuola Diaz: pene per 26 dei 28 imputati. Quattro anni a
Gratteri e Luperi, cinque a Canterini
graziano cetara

Genova. «Tutti condannati», la notizia viaggia sul cellulare del pm così
come degli avvocati dei ragazzi pestati quella notte. Non ci sono altre
parole, se non quelle due, digitate e lette attraverso gli occhi lucidi,
anche da Enrico Zucca, il pm che come il collega e amico Francesco Albini
Cardona ha messo in gioco in questo processo tutto se stesso. Francesco
Gratteri, Giovanni Luperi, 4 anni a testa. Gilberto Calderozzi, 3 anni e
otto mesi. Rispettivamente: l'ex capo dello Sco e l'ex vice dell'Ucigos,
ora il primo capo dell'Antiterrorismo il secondo numero uno dei servizi
segreti italiani dell'Aisi, e il vice del Servizio centrale operativo.
Vincenzo Canterini, 5 anni. Il capo del Reparto mobile romano, quello dei
"picchiatori", gli unici condannati in primo grado a 3. Per lui come per
tutti gli altri nessuna attenuante, né la stanchezza e né lo stress che
avevano fatto presa in precedenza. E quindi un anno di reclusione in più.
Sono queste le pene più alte, quelle più clamorose pronunciate ieri sera
alle 23,20 in punto dal presidente della corte di appello Salvatore
Sinagra. Sono i numeri, le decisioni che come era accaduto nel caso degli
abusi avvenuti nella caserma di Bolzaneto, rovesciano la sentenza di primo
grado e riscrivono, inaspettatamente per tutti i protagonisti, a distanza
di nove anni la storia della notte dell'irruzione alla Diaz, l'ultima
notte del G8 di Genova 2001.
I vertici della polizia, quelli di allora ma anche, con cariche diverse
gli stessi di ora, sapevano e hanno avuto un ruolo quella notte di sangue,
nel pestaggio di 93 no global sorpresi nel sonno, nel loro arresto
illegale, supportato da prove false come le bottiglie molotov, portate
nella scuola da un'aiuola lontana tre chilometri.
In primo grado erano stati assolti.
In totale sono cento anni di reclusione per la gran parte dei 28 imputati
arrivati al secondo grado di giudizio. Sono caduti per la prescrizione i
reati con pene massime più basse, come la calunnia, l'arresto illegale, le
lesioni semplici. Ma i falsi ideologici quelli no, sono rimasti in piedi
così come le lesioni gravissime, a sorreggere una sentenza che, in attesa
delle motivazioni, fin d'ora mette sotto accusa l'intera catena di comando
della polizia dal momento dell'irruzione a quello della redazione dei
verbali fasulli. Tutta la catena. Dai vertici romani a quelli genovesi. E
allora, alle condanne di Gratteri e Luperi, vanno registrate quelle di
Nando Dominici e Spartaco Mortola, i numeri uno della Squadra mobile e
della Digos del capoluogo ligure: 3 anni e otto mesi ciascuno. Ritoccate
al rialzo le condanne dei due uomini delle false molotov, Pietro Troiani e
Michele Burgio. Prescritto tutto il resto, compresi i due anni di
Michelangelo Fournier, il funzionario che ebbe il coraggio di urlare
"Basta" nel pieno di quella che poi definì«la macelleria messicana».
Il primo dei commenti della procura è quello del pm Enrico Zucca,
commosso: «Abbiamo trovato dei giudici che con forza e coraggio hanno
affrontato cose spiacevoli e le hanno condannate: unico modo perché non
accadano più».
Alle urla che accolsero la sentenza del giudice Gabrio Barone due anni fa,
ora si sono sostituiti grida di soddisfazione. Degli stranieri presenti in
aula, tedeschi e inglesi in particolare, tra le vittime del blitz. Del
giornalista inglese Mark Covell che fu quasi ucciso e ora non si capacita:
«È una sentenza sensazionale che restituisce forza e coraggio a tanti
italiani e stranieri che durante il G8 hanno subito delle ingiustizie».
Heidi Giuliani, la mamma di Carlo, commenta che «il sorriso di Zulkhe è
stata la risposta migliore a una sentenza che ci dà giustizia». Zulkhe è
la ragazza tedesca fotografata in barella all'uscita della Diaz dopo il
pestaggio e la cui immagine finì nella copertina dell'inchiesta della
procura. Lei dice solo una cosa: «Unexpected». Sorprendente. Un coro solo
per gli avvocati delle parti civili: «Oltre al recupero delle spese di
primo grado, siamo felici dell'interdizione dai pubblici uffici per cinque
anni disposta per tutti i vertici».
cetara@ilsecoloxix.it

Assolti gli anarchici dei plichi esplosiviinviati a prefettura di genova e
carabinieri
a bologna
TUTTI prosciolti dal Gup di Bologna Pasquale Gianniti i sette appartenenti
all'area anarco-insurrezionalista accusati per l'attentato non riuscito
con una pentola esplosiva di via dei Terribilia a Bologna e i plichi
incendiari mandati a vari obiettivi in diverse città, fatti accaduti nei
giorni del G8 di Genova. Tutte azioni firmate dal cartello
insurrezionalista Fai-Federazione anarchica informale. A conclusione
dell'udienza preliminare il giudice ha pronunciato il non luogo a
procedere. Il fatto non sussiste per il reato associativo - per il giudice
- mentre per i singoli episodi la formula è non aver commesso il fatto. I
sette vennero arrestati a fine maggio 2005 e scarcerati dal Riesame un
paio di settimane dopo con annullamento dell'ordinanza di custodia
cautelare. Alcuni di loro erano già stati assolti in analogo processo a
Roma. L'accusa, per il pm Morena Plazzi, che aveva chiesto le condanne,
era, appunto, di associazione sovversiva con finalità di eversione
dell'ordine democratico. Tra gli episodi i plichi incendiari inviati alla
caserma dei Carabinieri di San Fruttuoso e alla prefettura di Genova.

Diaz, stangata sulla polizia
Quasi un secolo di carcere
19 maggio 2010

A Genova, la sentenza di secondo grado per la sanguinosa irruzione della
polizia nella scuola Diaz, durante il G8 del 2001, ha ribaltato la
decisione di primo grado, condannando anche i vertici della polizia,
l’apice della catena di comando. I vertici, dunque, sapevano cosa sarebbe
successo quella notte. È stato così accolto il teorema della Procura
genovese.
Dopo oltre undici ore di camera di consiglio, i giudici della terza
sezione della Corte d’Appello hanno letto il dispositivo: quasi un secolo
di carcere per 25 imputati su 27. Prescritti i reati di calunnia, arresto
illegale e lesioni lievi, sono rimasti in piedi quelli di falso ideologico
e lesioni gravi. Gli imputati sono stati condannati anche all’interdizione
dai pubblici uffici per cinque anni. Per gli agenti condannati in primo
grado, i giudici hanno inasprito le pene.
Il procuratore generale Pio Macchiavello, aveva chiesto oltre 110 anni di
reclusione per i 27 imputati.
La pena più pesante (5 anni) è stata inflitta a Vincenzo Canterini, ex
dirigente del reparto Mobile di Roma, già condannato a 4 anni in primo
grado. Poi, 4 anni ciascuno a Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco e
attuale dirigente dell’Anticrimine, e a Giovanni Luperi, ex vicedirettore
dell’Ucigos e oggiAggiungi un appuntamento per oggi all’Agenzia per le Informazioni e la sicurezza interna:
entrambi erano stati assolti in primo grado. Inoltre, 3 anni e 8 mesi sono
stati inflitti Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova e oggiAggiungi un appuntamento per oggi
questore vicario a Torino, anch’egli assolto in primo grado.
Sono passate da 3 anni a 4 anni le pene per i “picchiatori” materiali,
mentre per coloro che firmarono i verbali, e che erano stati assolti in
primo grado, la corte ha stabilito pene da 3 anni e 8 mesi ciascuno.
In fondo all’aula, ad ascoltare la lettura della sentenza, c’era anche
“coda di cavallo”, l’agente filmato durante i pestaggi e identificato
soltanto nel corso del processo di primo grado, dopo avere partecipato a
numerose udienze, mescolato tra gli agenti.
Prosciolti, per intervenuta prescrizione, Michelangelo Fournier, il
funzionario di polizia che parlò di «macelleria messicana», pentendosi di
quello che era successo, così come Luigi Fazio.
In primo grado erano stati 13 gli imputati condannati, in pratica soltanto
gli autori materiali dei pestaggi, per un totale di 35 anni e 7 mesi di
reclusione: erano stati assolti tutti i vertici della polizia. Quella sera
del 13 novembre 2008, i no global e i simpatizzanti avevano accolto la
sentenza gridando «vergogna, vergogna». Questa notte, invece, c’è stato
spazio solo per gli abbracci e le lacrime di gioia.

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