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27.08.09

Secolo xix G8: assolto Placanica,condannato lo Stato italiano

G8: assolto Placanica,condannato lo Stato italiano

L'omicidio Giuliani fu per legittima difesa. Ma la famiglia va risarcita
Strasburgo. La Corte europea assolve il carabiniere Placanica per
l'omicidio Giuliani al G8. Ma condanna lo Stato a risarcire la famiglia
per la pessima gestione dell'ordine pubblico.


L'Europa assolve Placanica e condanna lo Stato italiano
la sentenza
La morte di Giuliani fu legittima difesa. Ma non si indagò sul caos del G8

GENOVA. Il carabiniere sparò per difendersi, perché si sentiva sopraffatto
e il suo comportamento va giustificato in tutto e per tutto. Ma lo Stato
lo aveva messo in pericolo, forse. E peggio, l'autorità giudiziaria di
quello stesso Stato non indagò abbastanza per capire le ragioni dello
smarrimento, per focalizzare le (eventuali) omissioni e gli errori che
esposero Mario Placanica a un pericolo così grande da indurlo a fare
fuoco, uccidendo Carlo Giuliani in piazza Alimonda.
Dalle 17.27 del 20 luglio 2001 al 25 agosto 2009, oltre otto anni dopo la
morte del manifestante freddato durante gli scontri del G8 di Genova, è la
Corte Europea dei diritti dell'uomo a ricordarci, da Strasburgo, che
quella ferita non s'è mai rimarginata completamente. E i giudici, nel
pronunciarsi sul ricorso dei familiari della vittima, che contestavano il
proscioglimento del militare (la posizione di Placanica fu archiviata in
istruttoria dalla Procura genovese) scrivono una sentenza dai due volti.
Da una parte certificano che il militare «non fece ricorso a un uso
eccessivo della forza, ma rispose a quello che ha percepito come un reale
e imminente pericolo per la sua vita e quella dei colleghi». Non si spinse
insomma troppo in là, perché chiunque avrebbe temuto di morire davanti a
un assalto così violento come quello dei noglobal che accerchiarono il
Defender, immobilizzato contro un cassonetto dell'immondizia. E però,
contemporaneamente, vengono sollevati (parecchi) dubbi sulla gestione
della piazza, l'anello precedente nella catena che finì in tragedia. Al
punto che la famiglia di Carlo viene risarcita con 40 mila euro, che
saranno donati al "Comitato piazza Carlo Giuliani": lo Stato, chiamato
materialmente a pagare, non condusse un'inchiesta davvero approfondita:
«Gli accertamenti - scrivono i magistrati, che su questo punto non erano
all'unanimità - non hanno fatto luce sui motivi per i quali Placanica, che
era stato giudicato incapace dai suoi superiori di continuare il servizio
in ragione delle condizioni fisiche e psichiche, non fosse stato
immediatamente condotto all'ospedale, fosse stato lasciato in possesso
d'una pistola carica messo a bordo di un mezzo privo delle protezioni».
Il dispositivo di Strasburgo è, comunque lo si legga, un passaggio-chiave,
con ogni probabilità la parola decisiva nell'odissea giudiziaria che
accompagna l'affaire Giuliani, sebbene il padre annunci che un nuovo
incartamento sarà preparato nelle prossime settimane. Si tratta di un
appello sulla seconda parte della sentenza, quella in cui non si accetta
la tesi secondo cui le forze dell'ordine avrebbero sottoposto il corpo del
giovane a violenze per far credere che il colpo partito dall'arma del
carabiniere era stato deviato.
Viene messo un punto fermo soprattutto sulla dinamica, sgombrando il campo
dalle indiscrezioni e dalle ipotesi più fantasiose, come quella che sulla
jeep (guidata dal collega di Placanica Filippo Cavataio, anch'egli
prosciolto, ndr), ci fosse un "uomo del mistero" che avrebbe sparato il
proiettile mortale senza che mai se ne rivelasse l'identità.
Inevitabili le reazioni politiche, attestate su un prevedibilissimo muro
contro muro. Per il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri è giunta
«un'importante conferma della dinamica dei fatti»; per il capogruppo alla
Camera Fabrizio Cicchitto «si pone fine a polemiche strumentali». Vittorio
Agnoletto (ex portavoce Genoa social forum) parla di «decisione
pilatesca», mentre Paolo Cento (Sinistra e libertà) rimarca la «bocciatura
nella gestione dell'ordine pubblico». Francesco Lalla è il magistrato che
divenne procuratore capo a Genova poco dopo il G8, e gestì tutte le
inchieste più spinose: «Noi - dice - facemmo il possibile per accertare la
verità, ma prima di commentare questa occorre semplicemente leggere le
nuove carte con attenzione». Silvio Franz, il pm che materialmente chiese
l'archiviazione per Placanica (da tempo uscito dall'Arma) non ha voluto
rilasciare dichiarazioni.
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