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31.10.07

Secolo xix G8, addio alla commissioned'inchiesta

Secolo xix

G8, addio alla commissioned'inchiesta
Italia dei Valori e Udeur votano con l'opposizioneInsorge la sinistra:
tradito il programma dell'Unione


ROMA. Va a fondo la commissione d'inchiesta sul G8. Trascinata a picco dal
consueto copione delle ultime settimane (Italia dei Valori e Udeur votano
insieme alla Casa delle Libertà) e con il corollario di polemiche
invelenite da una parte e dall'altra. Certo è triste, comunque la si
pensi, veder giocata questa partita sul tavolo di un risiko ormai
impazzito, con le truppe cammellate di rinforzo, deputati in ritardo e
altri che non si sono fatti vivi.
L'Unione pensava di farcela. Dopo aver constatato l'impossibilità di far
passare una commissione bilaterale, perché già dall'inizio si sapeva che
al Senato non ci sarebbero stati i voti, ha ripiegato per una
"monocamerale", solo a Montecitorio. Ma è andata buca. Anche dove la
maggioranza ha numeri larghissimi, che non dovrebbero sollevare
preoccupazioni.
Invece la strategia della Cdl questa volta ha colpito nel segno. Fino a
mezz'ora prima del voto in commissioni affari costituzionali, il
centrosinistra era preponderante, con larghe assenze nelle fila
dell'opposizione. Poi, all'improvviso, si è presentato un drappello di
deputati di Forza Italia guidati dal capogruppo Elio Vito. Nell'Unione è
iniziato un frenetico utilizzo dei telefonini per chiamare a raccolta gli
assenti. Ma quando l'ultimo arrivato si è presentato, il disastro era
compiuto.
L'esito della votazione: 22 a 22. Un pareggio che, in commissione, vuol
dire proposta respinta. Votano contro Idv e Udeur. Non si vedono i
socialisti della Rosa nel Pugno. Luciano Violante non vota. «Io non voto
mai», spiega alla fine della seduta. La commissione va ko. L'Unione si
lecca le ferite.
Anche perché la resa dei conti guarda anche all'interno. E questa
bocciatura può anche far comodo a chi, nel governo, non tripudiava
all'idea di aprire un nuovo fronte con le forze dell'ordine. Non stupisce
così la dichiarazione serale del ministro dell'Interno Giuliano Amato:
«C'è un tribunale che sta accertando la verità, ed è stata la giustizia
ciò che Iddio ha inventato per accertare la verità degli uomini».
Notarella: il G8 di Genova fu organizzato in grandissima parte dal governo
presieduto da Amato, che passò la mano al nuovo esecutivo di Silvio
Berlusconi solo poco più di un mese prima dal summit.
Nessuna reazione ufficiale del premier Romano Prodi. Da Palazzo Chigi
filtra solo il rispetto per una decisione del Parlamento sulla quale «ci
sarà una valutazione da parte dell'esecutivo». Valuteranno. Fausto
Bertinotti, presidente della Camera, è deluso. A chi gli chiede un
giudizio si limita a dire: «Non dovete fare fatica a immaginarlo...». Lo
immagineremo.
Nel mirino degli strali della sinistra radicale Mastella e Di Pietro. Il
guardasigilli: «La commissione era nel programma dell'Unione? Non l'ho
letta».
Più articolata la spiegazione di Di Pietro. «Un'inchiesta sui fatti del G8
deve essere fatta tenendo conto dei comportamenti di tutti: i manifestanti
e la polizia. I no-global hanno sfilato per manifestare contro i potenti
della Terra esercitando, legittimamente, un loro diritto. Alcuni, però,
non si sono limitati a manifestare: hanno sfasciato vetrine, hanno
incendiato macchine, hanno aggredito le forze dell'ordine. I fatti sono
già accertati». Poi c'è l'altra metà: «Così come è accertato, purtroppo e
sotto certi aspetti ancora più grave, il fatto che le forze dell'ordine
hanno rinchiuso alcune persone in una caserma e le hanno malmenate. Questa
è una brutta pagina che merita un approfondimento in sede giudiziaria: i
poliziotti che sono accusati di aver commesso quei reati sono stati
rinviati a giudizio». Conclusione: «Cosa si voleva fare? Una commissione
d'inchiesta limitatamente ai comportamenti della polizia. Che commissione
d'inchiesta è questa?».
Il fronte della sinistra è compatto e non c'è da dubitarne. Per chi, negli
anni, ha puntato ad attribuire tutto quel che è accaduto alle forze
dell'ordine, dimostrando anche una non comune capacità di impatto e
trascinamento mediatico, questa sconfitta è dolorosa. «È un atto
gravissimo - tuona il ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero -
si preferisce l'insabbiamento». Gli fa eco il segretario del Pdci Oliviero
Diliberto «È clamoroso - dice - che non si voglia trovare la verità su un
fatto che ha stroncato una vita umana, insanguinato le strade di Genova,
offeso la sensibilità civile e la moralità di milioni di italiani». Il
Verde Paolo Cento accusa gli alleati Idv e Udeur di «aver sabotato il
programma dell'Unione». La Cdl, invece, non ha dubbi. «Sconfitto chi
voleva processare le forze dell'ordine», esulta il leader di An Gianfranco
Fini che si spinge ancora più in là: «La commissione d'inchiesta sul G8
era unicamente una cambiale che si pagava agli amici dei black bloc: la
sinistra radicale».
marco menduni

Il sindaco Vincenzi: Genova chiede l'indagine
le reazioni
La madre di Carlo Giuliani torna a chiedere verità. Sinistra indignata con
i centristi. Ronconi, Udc: respinta legge vergogna
31/10/2007
Roma. Il naufragio della commissione d'inchiesta monocamerale per indagare
sul G8 di Genova solleva reazioni sdegnate. Il sindaco di Genova, Marta
Vincenzi, rivendica la commissione a nome della città. Haidi Giuliani,
senatrice del Prc, madre di Carlo, il ragazzo ucciso da un carabiniere il
20 luglio 2001, torna a chiedere «verità» per la morte del figlio.
«La città di Genova rivendica una commissione d'inchiesta sui fatti del
G8. Chi ha votato contro la sua costituzione, ha voluto sommare ai giochi
di potere del G8 i giochi di «palazzo» nella sua versione attuale, quella
più deteriore»: così tuona Vincenzi nel commentare la bocciatura
dell'istituzione della commissione d'inchiesta da parte della commissione
Affari costituzionali della Camera.
Aldilà dello scontro politico che ha visto la maggioranza di governo
andare sotto per l'ennesima volta, sulla commissione d'inchiesta del G8,
Vincenzi riporta l'attenzione sulla violenza subìta dalla città sei anni
fa.
«Genova - sottolinea il sindaco - è una città ferita dal G8. Una ferita
che qualche deputato ha deciso di mantenere votando contro l'istituzione
della commissione d'inchiesta. Questo non è un trabocchetto al governo
Prodi, bensìè un'offesa ai cittadini genovesi e alla ricerca trasparente
della verità». Parla di «verità» la prima cittadina del capoluogo ligure e
di «indignazione» parla la madre di Carlo, commentando il voto di Idv e
Udeur.
«Chi nella maggioranza ha votato oggi contro la commissione d'inchiesta
del G8 ora condivide con la Cdl una responsabilità gravissima: la volontà
di negare la verità a chi la chiede nel Paese». Lo dicono Haidi Giuliani e
la deputata Graziella Mascia (Prc), commendando il voto della commissione
Affari costituzionali.
«La nostra prima reazione è l'indignazione fortissima per il comportamento
di Idv e Udeur che disattendono gli accordi comuni firmati nel programma
dell'Unione. - aggiungono - Ora sarà l'aula a dover decidere e,
soprattutto, a prendere quei provvedimenti indispensabili perché non si
ripeta mai più la gravissima sospensione dei diritti civili che si è
verificata a Genova durante il G8. I socialisti, assenti in commissione
stamattina, devono decidere se sulla difesa di quei diritti loro ci sono o
no».
Dal capogruppo del Prc al Senato arrivano parole di «solidarietà» per
Haidi Giuliani. «Esprimo - dice Giovanni Russo Spena - la massima e più
sentita solidarietà alla senatrice Haidi Giuliani nel giorno in cui,
ancora una volta, vengono negate verità e giustizia sulla morte di suo
figlio Carlo. Il voto dell'Idv e dell'Udeur a fianco della destra -
prosegue il senatore - è molto grave e rivela ancora una volta chi sono i
cecchini che non perdono occasione per sparare sul governo e lacerare la
maggioranza. Sono passati pochi giorni da quando il presidente del
Consiglio ha solennemente chiesto lealtà a tutta la maggioranza. Non mi
pare che ci possa essere lealtà senza rispetto del programma e degli
impegni sottoscritti».
Per il vice presidente del Consiglio, Francesco Rutelli, la situazione si
può«recuperare». «Forse qualcuno - aggiunge Rutelli - si era distratto».
La situazione è invece tutt'altro che recuperabile per Maurizio Gasparri
(An), che invita il premier a «tacere».
«Prodi prenda atto che il parlamento ha affondato la commissione di
inchiesta sul G8 e che l'attacco del centro sinistra alle forze di polizia
è stato respinto. - dice Gasparri - È vergognoso che per consolare i suoi
alleati comunisti intenda rilanciare questa dissennata iniziativa.
Tribunali popolari contro carabinieri e polizia in Parlamento non si
faranno. Prodi taccia e prenda atto della volontà della Camera». Per
Maurizio Ronconi, vice presidente dei deputati dell'Udc: «Il sindaco di
Genova è irrispettosa e offensiva nei confronti del Parlamento e della sua
sovranità. Nessun gioco di Palazzo nel respingere la vergognosa legge per
la Commissione di inchiesta sul G8 ma la determinazione a rispettare
l'inchiesta della magistratura e la volontà a non porre pregiudizialmente
sul banco degli imputati le forze dell'ordine erigendo ad eroi i
black-block».

Mastella e Di Pietrosilurano l'inchiesta G8
scontro nell'unione sulla commissione
Udeur e Idv votano con la Cdl. Vincenzi: «Un'offesa per Genova»
Roma. Non passa alla Camera la proposta di istituire una commissione
d'inchiesta sui fatti del G8 di Genova; il voto contrario (insieme al
centrodestra) dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e dell'Udeur di
Clemente Mastella, ha portato in commissione Affari costituzionali a un
voto in perfetta parità - 22 a 22 - che blocca la proposta. Furibondi i
partiti di sinistra, che accusano gli alleati di aver tradito il programma
dell'Unione e di voler insabbiare la vicenda del G8. Rifondazione e il
Pdci parlano di «gesto gravissimo» e chiamano in causa il premier Prodi.
«La decisione è del Parlamento - si limita a dire palazzo Chigi - ma il
governo valuterà e si esprimerà». Il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, è
indignata: «Genova è una città ferita dal G8 e rivendica una commissione
d'inchiesta. Deteriori giochi di potere e di palazzo hanno portato al voto
contrario, un'offesa ai genovesi».

No alla commissione G8Unione alla resa dei conti
roberto onofrio
Il G8 di Genova è, per la politica italiana e per il centrosinistra in
particolare, la madre di tutte le lacerazioni. Dietro il sangue, le
violenze, le botte, gli abusi, il teppismo e i troppi misteri che ancora
avvolgono quei giorni di luglio del 2001, si sono aperte ferite profonde,
mai rimarginate dal trascorrere del tempo, anzi ulteriormente invelenite.
Perché sui fatti del G8, al di là della verità giudiziaria che si sta
faticosamente tentando di ricostruire nei processi in corso a Genova, ci
sono visioni e interpretazioni politiche molto diverse, che dividono
centrodestra e centrosinistra, ma soprattutto dilaniano, da quei giorni,
l'Unione.
La sinistra radicale ritiene che l'esplosione di violenza e follia sia da
addebitare per intero a chi ha gestito politicamente il G8 (ovvero al
governo Berlusconi) in modo così maldestro sotto il profilo dell'ordine
pubblico. O forse, si teorizza, solo apparentemente maldestro. In realtà,
quel laissez-faire che ha permesso ai black-bloc e a una nutrita schiera
di noglobal violenti di devastare Genova, le sue strade, le sue vetrine,
le sue auto, avrebbe avuto il preciso scopo di mostrare dei manifestanti
la faccia più feroce e di poter così giustificare la reazione, in certi
casi misteriosamente delirante, come nel blitz alla scuola Diaz, delle
forze dell'ordine.
È un punto di vista. Come quello della componente più moderata
dell'Unione, che invece valuta quei giorni come un cortocircuito
collettivo, in cui sono stati commessi errori enormi, azioni illecite
agghiaccianti e ingiustizie sproporzionate, ma con responsabilità che
andrebbero esaminate tenendo presente i fatti nella loro globalità,
tenendo conto del clima che aveva accompagnato la preparazione delle
manifestazioni, le prove tecniche di sfondamento della zona rossa, le
simulazioni degli scontri con polizia e carabinieri. Un clima da
guerriglia annunciata poi sfuggita al controllo di tutti i diversi
protagonisti.
Queste due letture del G8 hanno da subito innescato lo scontro interno
all'Unione. La richiesta della commissione d'inchiesta è stata inserita
nel programma di Romano Prodi, ma più per accontentare le richieste della
sinistra che per effettiva convinzione. È anche per questi motivi che ieri
la proposta è stata bocciata dalla commissione Affari istituzionali della
Camera. Un'occasione di cui hanno approfittato Udeur e Italia dei valori
per marcare il loro malessere e la progressiva distanza che li separa
dalla coalizione. Nonostante le durissime liti che continuano a dividere i
loro rispettivi leader nonché ministri di governo, Clemente Mastella e
Antonio Di Pietro, Udeur e Idv hanno deciso così di marciare e votare,
insieme all'opposizione del centrodestra, la bocciatura della commissione
d'inchiesta. Non è la prima volta. Era già accaduto pochi giorni fa a
proposito di una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della
Rai, Claudio Petruccioli. Hanno tutta l'aria di essere prove tecniche di
smantellamento della coalizione, peraltro ogni giorno di più claudicante e
precaria. Nel caso della commissione G8, poi, il no rischia di innescare
effetti devastanti, perché la questione è davvero cruciale per gli
equilibri dell'Unione e finirà per riversare altro sale sulla ferita
ancora aperta. Questa bocciatura, tra l'altro, giunge in un momento
particolarmente delicato. Pochi giorni fa, i pm genovesi hanno chiesto
condanne pesantissime per i manifestanti che hanno incendiato Genova, in
quei giorni. Il timore è che le due circostanze, adesso, possano
nuovamente coagulare tensioni in una città che di tutto avrebbe bisogno,
tranne che di qualche riedizione (anche se in sedicesimo) degli scontri
del luglio 2001.

Caserma di bolzanetoIL PROCESSO VERSO LA FINE
Genova. Centocinquantasette udienze, 47 imputati, 292 persone ascoltate,
oltre cento parti lese originarie di vari Paesi, una sessantina costituita
parte civile. È questa l'estrema sintesi del processo per le violenze
consumatesi nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova. Era il
luglio del 2001. Ieri mattina con l'interrogatorio dell'ultima imputata,
l'agente di polizia Barbara Amadei, si è conclusa l'istruttoria
dibattimentale iniziata esattamente due anni fa, il 12 ottobre del 2005.
Ora i pubblici ministeri, Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri
Miniati, hanno un mese e mezzo per preparare la loro requisitoria che
inizierà il 14 gennaio e sarà articolata in otto udienze. Dal primo
febbraio la parola passerà alle parti civili, mentre il 22 febbraio
toccherà alla difesa di Alessandro Perugini, all'epoca dei fatti numero
due della Digos. La sentenza non è prevista prima della fine di aprile.
Ieri mattina è toccato a Barbara Amadei ricostruire quanto accadde nelle
stanze della caserma di Bolzaneto, dove venivano condotti gli arrestati
durante gli scontri di piazza. La giovane donna è accusata di violenze,
parecchie arrestate l'avrebbero riconosciuta attribuendole comportamenti
poco consoni a un agente di polizia. In particolare la Amadei avrebbe
accompagnato una detenuta in bagno costringendola a mettere la testa in
una "turca". La donna si è difesa, negando ogni addebito. E ora per i due
pm inizia il lavoro forse più difficile: ricostruire le dichiarazioni
delle 292 persone ascoltate in questi anni e preparare la requisitoria
finale. «Difficile al momento anticipare quelle che saranno le nostre
conclusioni - spiega Ranieri Miniati - Impossibile ipotizzare ora le
richieste. Certo ci aspetta un lavoro molto impegnativo». La requisitoria
richiederà otto udienze, ognuno dei due pm tratterà una parte specifica e,
anticipa Miniati, «prepareremo un testo scritto». La sentenza comunque non
è destinata a passare in giudicato: i reati contestati sono ormai prossimi
alla prescrizione e il giudizio di primo grado avrà valore solo per il
risarcimento delle parti civili.
Una considerazione che comunque non può non lasciare l'amaro in bocca:
tanto lavoro per nulla.
È più vicina alla sentenza, invece, un'altra tranche del processo, quella
che riguarda le violenze di strada, i pestaggi, i saccheggi.
Martedì scorso i pm Anna Canepa e Andrea Canciani hanno chiesto
complessivamente 225 anni di carcere per i 25 noglobal accusati di aver
devastato le strade di Genova durante il vertice dei Grandi. Le pene
proposte singolarmente vanno dai 6 ai sedici anni. «Come chiamiamo
"massacro" quello compiuto dai poliziotti intervenuti alla scuola Diaz -
aveva premesso Canciani -così dovremmo avere il coraggio di definire il
reato contestato agli imputati quello che è: devastazione e sacchegggio.
Non chiediamo condanne esemplari ma severe e la severità vorremmo fosse
adottata in occasione di ogni giudizio sui fatti di allora, in modo che
quanto accaduto non avvenga più». La pena più elevata, sedici anni, è
stata chiesta per una donna, Marina Cugnaschi, oggi quarantunenne da
sempre vicina ad associazioni anarco-insurrezionaliste. Il processo
riprenderà martedì prossimo con la parola alle difese.
E sempre martedì riprenderà anche l'ultima tranche, quella per l'irruzione
della polizia alla scuola Diaz. Il processo era stato sospeso quindici
giorni fa dopo la rinuncia alla difesa di due imputati, Spartaco Mortola e
Nando Dominici, all'epoca rispettivamente capo della Digos e della Mobile,
da parte dell'avvocato Maurizio Mascia, giustificata dalla forte tensione
venutasi a creare tra il legale e il pubblico ministero Enrico Zucca
contro il quale, peraltro, è stato presentato un esposto su presunte
eccessive spese per perizie, traduzioni e consulenze resesi neceessarie in
fase di indagine. Durante la prossima udienza dovrebbe essere ascoltato,
in qualità di testimone il politico Paolo Cento. Anche per questo processo
la sentenza è prevista, se tutto va bene, per primavera.
Si profila la prescrizione. Più vicine alla sentenza le inchieste su Diaz
e violenze di strada

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