25.02.08
secolo xix Detenuti costretti ad abbaiare come cani
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«Detenuti costretti ad abbaiare come cani»
Nell'aula-bunker del tribunale di Genova è incominciata (e si protrarrÃ
per altre quattro udienze) la seconda parte della requisitoria dei
pubblici ministeri Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruzziello al
processo per le violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8
del 2001.
Gli imputati sono 45, tra medici e personale (di vario grado) di polizia
Penitenziaria, di Stato e carabinieri.
I Pm hanno elencato le vessazioni subite dagli arrestati, che sarebbero
stati costretti a stare in piedi per ore o a fare la posizione «del cigno»
e «della ballerina», ad abbaiare come cani per poi essere insultati con
minacce di tipo politico e sessuale; molti avrebbero ricevuto schiaffi a
mano aperta e colpi alla nuca, soprattutto quando venivano portati a due a
due nelle celle di destinazione.
La presenza di più forze dell’ordine avrebbe comportato due perquisizioni:
una nell’atrio e un’altra nell’infermeria; perquisizioni che, secondo i
Pm, provocarono ai detenuti ulteriore stress, in aggiunta a quello causato
dall’arresto.
La caserma di Bolzaneto, descritta oggi dai pm, è sembrata un girone
infernale e un luogo di tortura fisico e psicologico: ragazzi e ragazze
picchiate, tenuti ore e ore in piedi con le mani alzate, accompagnati in
bagno e lasciati con le porte aperte, insultati, spogliati, derisi e
minacciati di guai peggiori.
Il pm Ranieri Miniati ha fatto un riepilogo delle testimonianze più
salienti delle parti lese durante il processo, tutte avallate dai ricordi
di altri detenuti presenti nella caserma. Tra queste quella di
Massimiliano A., 36 anni, napoletano, disabile al cento per cento.«Gli
agenti mi hanno preso in giro - aveva raccontato al processo - per la mia
bassa statura, insultandomi.
Il pm ha anche ricordato che Massimiliano per un’ora non riuscì a farsi
accompagnare in bagno, per cui si fece addosso i suoi bisogni e rimase
sporco a lungo perché gli impedirono di pulirsi. Un altro episodio
ricordato oggi riguarda Katia L., minacciata dagli agenti di farle fare la
stessa fine di Sole (Maria Soledad Rosas), l’anarchica argentina che si
suicidò in carcere dopo la morte del compagno, entrambi arrestati
nell’ambito dell’inchiesta sugli attentati contro la Tav in Valle Susa.
La ragazza si sentì male e vomitando sangue venne portata in infermeria
dove un medico le somministrò dell’ossigeno. Al rifiuto della ragazza di
sottoporsi ad una iniezione il medico la liquidò:«Vai pure a morire in
cella». I pm hanno poi concluso la seconda parte della requisitoria
elencando i vari elementi probatori raccolti, sostenendo l’attendibilitÃ
di tutte le dichiarazioni delle parti lese sottoposte a varie tipologie di
riscontri. La requisitoria proseguirà domani.