16.11.07
secolo xix Corteo G8, Genova blindata
secolo xix
Corteo G8, Genova blindata
Vigilantes assunti dai negozi. I noglobal: non c'è nulla da temere. Santanchè:
manifestazione da vietare
Genova. A due giorni dal corteo no global che sabato pomeriggio attraverserà il
cuore di Genova, la tensione sale. E i servizi privati di security vivono un
momento di celebrità, chiamati a vigilare discretamente, in borghese, su negozi
e condomìni. Ma anche a suggerire uno scenario non perfettamente coincidente con
quello (rassicurante) ufficiale. «I nostri informatori confidenziali ci hanno
fatto sapere che, tra le tifoserie in arrivo per il corteo, ci saranno anche
piccoli gruppi autonomi provenienti da Roma, Napoli, Brescia, Verona, Bergamo e
Milano - dice Giovanni Sgambellone, titolare dell'agenzia di vigilantes in
borghese Studio Uno investigazioni - ovvero tutti gli ultras più temibili».
Fantasmi o pericoli concreti? Certo la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri,
28 anni, ucciso dal colpo esploso da un poliziotto all'autogrill di Arezzo, ha
complicato terribilmente le cose.
Anche il questore, Salvatore Presenti, dice: «Non abbiamo segnali di arrivi di
ultras, ma siamo pronti, eventualmente, ad evitare che sbarchino in città nelle
ore della manifestazione». Per il resto, solo messaggi tranquillizzanti sono
usciti ieri dal vertice istituzionale che si è svolto in prefettura tra il
prefetto, Giuseppe Romano, il sindaco Marta Vincenzi, il questore Presenti,
rappresentanti dei commercianti e alcuni organizzatori del corteo (in prima fila
la comunità di San Benedetto, guidata da Don Andrea Gallo, Rifondazione
comunista e Pdci).
«Ho scommesso che sarà una manifestazione assolutamente pacifica», dice Romano.
Il sindaco chiede pubblicamente «ai genovesi di vivere una giornata normale».
«Scendere in piazza - aggiunge Vincenzi - è un diritto civile straordinario che
va tutelato e che è stato conquistato con lotte. La nostra città può continuare
ad essere sede di incontri e di manifestazioni, ma non può diventare il luogo
dove si consuma il pendolarismo della violenza».
Preoccupazioni per eventuali incursioni di provocatori o schegge impazzite del
tifo più estremo? Il sindaco mostra tranquillità: «Esiste una separazione molto
netta tra la manifestazione e frange violente raccattabili in giro per l'Italia
per rovinarci la festa». Festa alla quale il sindaco non parteciperà«non per via
del mio ruolo ma perché condivido solo per metà le ragioni che ispirano
l'iniziativa». E cioè: d'accorso sulla richiesta, ribadita martedì anche dal
consiglio comunale, di una commissione d'inchiesta sui fatti del G8, in dissenso
sul «giudizio che i manifestanti danno sulla magistratura» rispetto alle pesanti
condanne richieste per i 25 no global accusati di devastazione saccheggio.
Chi arriverà veramente a Genova si potrà sapere solo tra quarantott'ore. Nel
frattempo la città si attrezza sperando il meglio e preparandosi al peggio. I
vigili depositano sulle auto in sosta nelle strade che saranno attraversate dal
corteo e in alcune aree limitrofe i volantini che preannunciano "rimozione
forzata" a partire dalle sette del mattino: una limitazione che rende, di fatto,
precluso alle auto private gran parte del centro. Il colpo di grazia al traffico
cittadino potrebbe venire dalla chiusura della Sopraelevata, in direzione
Ponente, «per motivi di sicurezza». «L'obiettivo è scongiurare l'eventualità di
lanci di oggetti sul corteo che sfilerà per un lungo tratto sotto la
Sopraelevata», spiega Giacomo Tinella, vicecomandante della polizia municipale.
Un altro provvedimento che nontranquillizza.
E anche se il sindaco Vincenzi ha invitato i negozianti a non chiudere, sono già
molti quelli che hanno deciso che è meglio prendere una giornata di vacanza:
«Tanto, in queste condizioni, non entrerebbe nemmeno un cliente». Tanto più che,
proprio sabato, è fissato lo sciopero del comparto commerciale che potrebbe
bloccare soprattutto l'attività dei punti vendita più grandi. Ma i sindacati
invitano le imprese a fare chiarezza: «Perché se la serrata è dovuta al timore
di scontri, i dipendenti hanno diritto al pagamento della giornata».
«Ricevo molte telefonate di colleghi preoccupati, ma spero che alla fine non
prevalga la paura», è il commento del presidente regionale di Confesercenti,
Patrizia de Luise, presente ieri all'incontro in prefettura Antonio Ornano, di
Ascom, confida che «le aperture saranno maggiori del previsto».
Gli organizzatori attendono a Genova circa 20 mila manifestanti. Diecimila
avrebbero già acquistato i biglietti per il viaggio. Tra i mezzi utilizzati: un
centinaio di pullman e due treni speciali da Venezia e da Napoli. Il servizio
d'ordine del corteo sarà assicurato da circa 200 persone. Dal centro destra si
moltiplicano le richieste di annullamento del corteo. «Non solo per motivazioni
di buon senso, ma anche e soprattutto di ordine politico», dice Daniela
Santanchè, portavoce di "La destra", annunciando la richiesta di una commissione
d'inchiesta "per conoscere i volti e i nomi" dei black bloc. «Genova - spiega
Santanchè - aspetta ancora giustizia per i giorni di terrore e distruzione
causata dai cosiddetti pacifisti». Giorgio Bornacin e Gianni Plinio, senatore e
capogruppo regionale di An, si riservano di citare in giudizio il sindaco «per
eventuali danni che dovessero essere arrecati a cose e persone» e chiedono alla
magistratura di valutare la legittimità dell'ok al corteo.
Vincenzo Galiano
Bruno Viani
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Schenone:per chi sfilac'è un galateo
l'esperto
nGenova. Prima regola: evitare di reagire e rimanere immobili in caso di carica
della polizia per minimizzare i danni e stemperare la tensione. Secondo:
privilegiare sempre il dialogo, costante, con le forze dell'ordine. Terzo: non
utilizzare mai utensili o strumenti vari per dividere controparti violente ma
«interporre sempre la propria persona». Ecco alcune regole di comportamento per
i partecipanti alle manifestazioni non-violente. A codificarle sono stati alcuni
pacifisti di vecchia militanza, grazie all'esperienza sul campo che è stata poi
affinata da studi, ricerche e scambi di informazioni. Tanto che qualcuno ne ha
fatto persino una professione nel campo della gestione dei conflitti.
Carlo Schenone, genovese, docente di informatica all'istituto Gastaldi e
all'università di Pisa, è uno dei pochi specialisti che, in Italia, è in grado
di "addestrare" i componenti dell'universo pacifista e no global che utilizzano
lo strumento della non-violenza per esprimere il proprio dissenso e vogliono
correre meno rischi possibili. Periodicamente questi trainer conducono
simulazioni di scontri di piazza o tengono corsi per preparare quanti andranno
in prima linea, per bloccare la costruzione di una nuova base Nato, come a
Vicenza, la Tav, in Val di Susa, una mostra bellica o semplicemente manifestare
il proprio no alla globalizzazione.
«Si tratta di esercitazioni analoghe a quelle della protezione civile - spiega
Schenone - L'obiettivo è prevenire incidenti cercando di comprendere quello che
potrebbe avvenire nelle strade». A breve Schenone terrà, su incarico
dell'università di Bologna-Forlì, un master per preparare alcuni volontari che
andranno in Palestina: «Simuleremo un momento di tensione in un check point nei
territorio occupati». E per il corteo di Genova? «Sono abbastanza preoccupato -
è la risposta - perché non è stato fatto molto per scongiurare eventuali
scontri. Il problema - continua Schenone - non sono il pericolo che ci siano
infiltrati nel corteo ma che, in altre zone della città, qualche ultras ne
approfitti per scatenare il caos». Schenone non ha dubbi che il servizio
d'ordine funzionerà, «tanto più che nessun no global o black bloc ha interesse
di scatenare incidenti che potrebbero rivelarsi un boomerang per i 25 sotto
processo». Il rimedio? «Anche per il G8 lanciai l'allarme e purtroppo non sono
stato ascoltato. Ma l'idea è sempre quella di organizzare gruppi di volontari
ben preparati che girino per la città, "armati" di telecamere, per segnalare e
riprendere situazioni critiche». Un consiglio: «Se la polizia carica, come
successe in piazza Manin durante il G8, può essere controproducente alzare le
mani dato che, questo gesto, in condizioni di esaltazione, può paradossalmente
aumentare la violenza degli agenti».
16/11/2007
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Irruzione alla scuola Diazil processo si prende una pausa
si slitta al 29 novembre
Un dirigente della polizia: «La presenza davanti alla scuola del prefetto
La Barbera scompaginò la catena di comando»
16/11/2007
Genova. Quindici giorni di pausa nel processo per l'irruzione alla Diaz nei
giorni del G8 genovese. Il 29 novembre la parola passerà ai testi della difesa,
ma ieri, nell'ultima giornata dedicata ai testimoni di parte civile, si sono
registrati due dati importanti. Il primo riguarda le molotov che secondo la
polizia sarebbero state trovate all'interno della scuola, la seconda la non
gestione delle forze in campo. Ma andiamo con ordine: la questione molotov. Ne
parla, o meglio preferirebbe non parlarne, Fulvio Filocamo, all'epoca vice
dirigente della squadra mobile della questura di Padova. A Genova, il dottor
Filocamo era alle dipendenze di Francesco Gratteri, capo dello Sco. Entrò alla
Diaz a irruzione conclusa, aveva il compito di repertare gli oggetti che si
trovavano nella scuola, quindi avrebbe dovuto segnare sulla sua lista anche le
molotov. Fulvio Filocamo però ieri mattina ha ripetuto di "non ricordare" di
aver visto le bottiglie. Incalzato dalle domande dei legali e dello stesso
presidente del Tribunale non ha cambiato versione. «Non ricordava perché non
voleva dire di non averle viste - ha commentato Riccardo Passeggi, legale di
parte civile - perché le bottiglie non c'erano». A testimoniare è stato chiamato
quindi Giovanni Calesini, dirigente dell'Ucigos, all'epoca del G8 vicario del
questore Francesco Colucci. «La presenza alla Diaz del prefetto Arnaldo La
Barbera con tanto di casco in testa - ha spiegato - scompaginò la catena di
comando. Il fatto che un prefetto si fosse recato sul posto ha creato imbarazzi
anche ai più alti dirigenti. La Barbera indubbiamente era il più alto in grado e
nessuno poteva dirgli di no. Questo creò non pochi problemi che non si risolsero
quando a mezzanotte e quarante il prefetto se ne andò». Arnaldo La Barbera, a
sua volta indagato per l'irruzione alla Diaz è morto nel corso delle indagini.
Calesini ha poi ricordato che mancando un "comandante di piazza" a valere erano
i gradi: «Contavano le linee gerarchiche pure e semplici», ha specificato e a
quel punto il più alto in grado era Francesco Gratteri.
I. Vi.