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20.05.04

Secolo xix: Cinquanta no global nel mirino

Cinquanta no global nel mirino
I pm Canepa e Canciani concludono la seconda tranche d'inchiesta sulle
violenze di strada al G8
In partenza nuovi "avvisi" con le accuse di devastazione

Genova Hanno masticato amaro. Hanno ingoiato più di un rospo e in tante
occasioni, non è difficile immaginarlo, si sono morsi la lingua per non
rispondere a tono alle polemiche provenienti dal mondo politico. Però il
loro lavoro, ora, è concluso. Sono i pm Anna Canepa e Andrea Canciani,
titolari dell'inchiesta sugli scontri di piazza del G8: sui vandalismi dei
manifestanti violenti, sulla guerriglia strada per strada.
Ormai sono pronti gli avvisi di conclusione delle indagini per la seconda
tranche dei loro accertamenti, dopo quella che (il processo è in corso da
settimane) vede 26 imputati alla sbarra con le accuse di devastazione e
saccheggio. Altri 50 giovani sotto accusa, che saranno raggiunti dalla
comunicazione nei giorni prossimi, una volta conclusi gli ultimi dettagli.
La procura ha deciso così ancora una volta (nonostante i mal di pancia
affiorati nel corso dei summit tra gli inquirenti) di rispondere con i
fatti alle accuse. In particolare quella sollevata, a più riprese, dal
vicepremier Gianfranco Fini: «I magistrati genovesi hanno messo sotto
accusa più poliziotti che devastatori», facendo esplicito riferimento ai
fatti della Diaz e di Bolzaneto. E se non è una conta numerica a poter
qualificare la bontà di un'indagine, certamente questo secondo snodo
dell'inchiesta servirà a mostrarla nella sua completezza.
Non mancano però, come vedremo, ulteriori problemi. Nel frattempo i fatti:
nel mirino dei pm ci sono i quattro giovani del centro sociale Askatasuna
di Torino, che hanno vandalizzato le scuole di Quarto, concesse dalla
provincia per l'ospitalità ai manifestanti. Poi ci sono i teatranti
austriaci del Volkstheater Karavane: arrestati durante il G8, poi
scarcerati con una decisione a sua volta annullata dalla Cassazione.
La procura è convinta che alcuni esponenti del gruppo siano stati
effettivamente protagonisti degli scontri. Ancora: due gruppi di tedeschi
che, a loro volta, erano finiti in manette nei giorni del summit dei
Grandi. Ancora: posizioni isolate, con le sole accuse di resistenza e
danneggiamento, e altri piccoli manipoli di teppisti, che hanno agito in
maniera isolata.
Indagini troppo lente? L'intento della procura è quello di giungere a un
processo-bis per le violenze del luglio 2001. Un solo secondo, grande
processo contro i devastatori, che raggruppi tutte le posizioni. Per
omogeneità. Ma, soprattutto, per esigenze organizzative che affondano le
loro radici nella resistenza umana: i due pm, già impegnati nel
procedimento in corso per devastazione e saccheggio, devono seguire anche
le indagini sulle bombe degli anarco-insurrezionalisti contro la polizia,
quelle contro il terrorismo interno in genere e contro la criminalità
organizzata.
Forze troppo esigue? E' una polemica già affiorata in passato e che ha
ripreso corpo in questi giorni per spiegare il malumore che sembra
contrapporre gli uffici della procura alla polizia. Due magistrati per
centinaia di episodi di violenza sulle strade, sei per le vicende che
toccano le forze dell'ordine.
La procura smentisce ogni problema interno. Il procuratore capo Francesco
Lalla individua le difficoltà delle indagini soprattutto «nel
comportamento delle polizie straniere, che non ci hanno fornito una sola
identificazione e sull'oggettiva difficoltà di individuare chi ha agito a
volto completamente coperto». Intanto, però, l'inchiesta sugli scontri è
giunta al suo secondo snodo decisivo. E gli avvisi-bis contro i violenti
del G8 stanno per partire.
Marco Menduni
20/05/2004

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