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07.06.07

Secolo xix Canterini contestato

secolo xix

Canterinicontestato
il processo
GENOVA. L'udienza è stata interrotta due volte, in un caso perché il presidente del tribunale ha lasciato l'aula polemizzando con il pubblico ministero. E all'esterno del palazzo di giustizia quaranta contestatori hanno accompagnato l'uscita di Vincenzo Canterini al grido «Vergogna», imbracciando cartelli nei quali chiedevano ironicamente che, dopo la promozione a questore, fosse nominato «capo supremo della polizia». È successo un po' di tutto, durante la deposizione dell'ex comandante del Reparto mobile di Roma, i cui uomini furono protagonisti del pestaggio alla Diaz nella notte fra il 21 e il 22 luglio 2001 - periodo G8 - chiuso con 93 arresti e decine di feriti. Per quell'episodio Canterini, oggi sessantenne, è imputato di lesioni aggravate, falso e calunnia, e ieri per la prima volta si è presentato in aula. Difficile sintetizzare sette ore di dibattimento, intervallate dai ripetuti interventi del difensore Silvio Romanelli e dai battibecchi degli avvocati con il pubblico ministero. Canterini ha ribadito che la decisione di agire alla Diaz fu presa dal prefetto Arnaldo La Barbera (morto di malattia nel 2002) e di essere stato presente la sera dell'irruzione («ma entrai a cose fatte») per vedere com'erano impiegati i suoi uomini al cui comando erano altri funzionari, Francesco Murgolo soprattutto. Ha negato profonde discrepanze nelle relazioni redatte a pochi giorni di distanza: nella prima parlava di forte resistenza dei noglobal, nell'altra definiva più soft il loro atteggiamento. E le molotov portate artatamente per costituire false prove? «Di quelle ho saputo un anno dopo, da un articolo di giornale». Oggi nuova udienza.

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