13.02.04
Secolo xix: bufera in sala rossa
dal secolo xix
Tursi, il lungo assedio dei no global
BUFERA IN SALA ROSSA Per due ore consiglio in balia dei contestatori. Urla e insulti per tutti. Sputi al consigliere Bernabò Brea (An)
Rifondazione: «Mai più i nostri assessori in riunioni di giunta»
Due ore di bagarre assoluta, con il consiglio comunale tenuto sotto scacco da una trentina di no global (giovani, ma non solo: tra di loro anche Haidi Giuliani, mamma di Carlo, e Paolo Scarabelli dell'Uisp), interruzioni a singhiozzo della seduta, urla, insulti, persino sputi. Poi il ritorno alla calma, quando l'assemblea, su invito del ds Roberto Adorno appoggiato dal forzista Guido Grillo, riprende il normale ordine del giorno. Il caso della delibera di giunta con la quale il Comune ha deciso di costituirsi parte civile contro 26 no global accusati di devastazione e saccheggi, sotto processo il 2 marzo, ha messo sottosopra ieri l'aula rossa di Palazzo Tursi. Si comincia con il capogruppo di Prc, Roberto Delogu, che legge una dichiarazione-atto d'accusa e annuncia che gli assessori Valter Seggi e Dante Taccani non parteciperanno più a riunioni di giunta (una è in programma oggi, sul bilancio 2004). I consiglieri di Prc indossano le magliette del Comitato verità e giustizia p
er Genova, che poi lasciano sui banchi, ed escono.
Mentre Giuseppe Costa, capogruppo di Forza Italia, chiede se le deleghe di Seggi e Taccani sono state affidate ad altri, dalla platea si alza un grande striscione rosso, con una stella nera e la scritta "Siamo tutti devastatori". Partono i cori: "Genova libera, Genova libera". Emanuele Guastavino, ds, presidente del consiglio, ordina la rimozione e la sospensione della seduta. I vigili non ci riescono, i consiglieri del centrodestra incalzano Guastavino: «Hai chiamato la polizia?». Lui avvisa: «Devo chiamare le forze dell'ordine». «Chiamale, la tua democrazia è questa», gli gridano dal pubblico. Bernabò Brea tenta l'assalto al vessillo, viene respinto a urla e sputi. Guastavino insiste: «Sospendiamo e nel frattempo chiamiamo la polizia». Replica: «Vergognati». Altri cori: «Carlo è vivo e lotta insieme a noi». Remo Benzi (Liguria Nuova) invita i no global ad andare a lavorare, con le immaginabili risposte. Giuseppe Cecconi di Forza Italia (poi protagonista di un furioso alterc
o con Arcadio Nacini di Prc) attacca: «Presidente, faccia il suo dovere». Dal pubblico, Delogu inveisce contro Forza Italia: «La vergogna si è vista ieri sera a Porta a Porta».
Guastavino insiste: «Tra mezz'ora riprendiamo, stanno arrivando le forze dell'ordine». Dopo un quarto d'ora di bagarre, il vicesindaco Alberto Ghio si dice disponibile a ricevere una delegazione di manifestanti. Si riempie la sala giunta. Il confronto con Haidi Giuliani, con Matteo Jade dello Zapata, con Manuel Chiarlo dei Giovani comunisti e gli altri è a tratti duro (Ghio a Jade: «Lezioni da lei non ne accetto»). I no global accusano la giunta di essere stata irresponsabile o bugiarda per non aver capito la valenza politica della delibera, assunta senza dibattito, con la quale «si chiedono 7,5 milioni di euro per i danni a 26 persone». Per Haidi Giuliani, che consegna una lettera indirizzata al sindaco, l'elenco di più temibili black bloc comincia con Silvio Berlusconi: «Bisogna fare chiarezza su tutto il G8». La delibera? «Sconveniente». Ghio ribadisce che l'atto è stato giudicato «opportuno» anche per non incorrere in contestazioni da parte della Corte dei Conti («Se poi
gli imputati saranno assolti, non accadrà nulla»), respinge le interpretazioni politiche e si dice pronto anche «ad appoggiare chi ha subito danni fisici o morali» alla Diaz o a Bolzaneto. Angela Burlando dei Ds assicura: «Sui aprirà un dibattito, ma non è giusto insultare i consiglieri, anche nelle proteste ci vogliono delle regole».
Si riprende, con i no global insoddisfatti. Castellaneta di Liguria Nuova riaccende le polveri: «La giunta ha toccato il fondo, vi siete fatti intimidire da quattro ragazzini, comandati a bacchetta da un partito politico. Almeno i Balilla non offendevano nessuno e si lavavano». «Fascista!», è la replica immediata. Riesplode il caos, ancora per mezz'ora. Poi passa la proposta di Adorno, 30 sì e 2 no di An.
Andrea Plebe