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09.07.07

Secolo G8, cosi' il Sismi spiava un giudice

Secolo XIX

G8, cosi' il Sismi spiava un giudice
Sabella nelle liste segrete di via Nazionale.

«I fatti di Genova usati contro ilmio impegno antimafia»

GENOVA. Il Sismi spiava anche il “giudice” del G8. Il magistrato Alfonso
Sabella, che nei giorni del luglio 2001 sovraintendeva l'apparato
penitenziario predisposto in occasionedel summit dei Grandi, e¨ finito
nelle liste dell'archivio segreto di via Nazionale. E' indicato nel nòvero
dei giuristi militanti, del network anti Berlusconi che, secondo le
informative e le schede dell'intelligence, avrebbe tentatodi condizionare
la vita politicadel Paese ostacolando l’attività dell’esecutivo di
centrodestra. Ed e' la prima volta, dal 2001, che appare evidente e provato
dalle carte un intervento diretto dei servizi negli eventi delG8. Cio' e¨ un
importantissimo dettaglio che conferma come Sabella sia stato spiato
proprio per le sue attivitĂ duranteilG8. Il magistrato,all'epoca,era capo
del servizio ispettivo del Dap, il dipartimento dell'amministrazione
penitenziaria. La sua sede lavorativa era quindi la capitale.Ma nella
lista di Pio Pompa (il braccio destro dell’ex numero unodel Sismi Nicolo'
Pollari), accanto al suo cognome,appare l’indicazione (GE). Sabella, prima
delG8, è stato pm a Firenze.Oggi è giudice monocratico a Roma. L'unico
legame della sua esistenza lavorativa con Genova e¨, per l'appunto, ilG8.
E’ davvero una strana, stranissima storia, quella di Alfonso Sabella.
Nasce come pm antimafia, nel pool di Falcone e di Borsellino. Annoverato
(con le semplificazioni cui si tende quando si parla di magistrati) come
un pm di sinistra. La sua attivita' contro Cosa Nostra e¨ indefessa.
Arresta, nel 1996, i fratelli Enzo e Giovanni Brusca. Ma il suo carattere
verace e controcorrente lo porta a dichiarazioni che suscitano
polemiche.Quando,nel 2003, il tribunale di sorveglianza concede a Enzo
Brusca (ormai diventato collaboratore di giustizia) gli arresti
domiciliari, Sabella commenta: ««La scarcerazione di Brusca? La condivido
pienamente, perche' lui, in fondo, e¨ uno buono.A differenza di tanti altri,
è un vero pentito,nonsolo un collaboratore di giustizia». Sabella si
trasferisce inToscana,diventa pm a Firenze. Poi l’esperienza nel Dap, che
lo porta a fianco a fianco con una vecchia conoscenza.Un altro nome
celebre della lotta alla mafia, Giancarlo Caselli, divenuto nel
frattempo( dal 1999)direttore generale, il numero uno,
dell'amministrazione penitenziaria. Sabella e¨ il suo braccio destro. Nel
2001 il G8 e¨ ormai imminente. Sabella viene nominato plenipotenziario del
Dap per la gestione degli aspetti penitenziari in quei giorni a Genova.
Con una contestatissima decisione, per decreto, alcuni luoghi della cittĂ
vengono ufficialmente prescelti come carceri provvisorie. Tra questi la
caserma del reparto mobile,a Bolzaneto. Le cose, però, non funzionano come
dovrebbero. E Bolzaneto si trasforma nell’inferno testimoniato dai
racconti e dal processo. Anche Sabella finisce tra gli indagati dalla
procura della Repubblica. In fondo, dicono i magistrati, la responsabilitĂ
logistica e organizzativa era la sua. Ma, alla conclusione dell’indagine,
la stessa procura chiede l’archiviazione. Anche questa decisione solleva
non poche polemiche e qualcuno (che sicuramente non conosce lo scrupolo
dei pm genovesi) sussurra: cane non mangia cane. Il cammino processuale di
Sabella però non si conclude qui. Il primo marzo 2004 il gip Lucia Vignale
respinge la richiesta di archiviazione e ordina alla procura nuove
indagini. Anche lo stesso Sabella, assistito dall'avvocato savonese
Alessandro Garassini, si oppone all'archiviazione: «Voglio uscire
completamente pulito da questa vicenda». L'archiviazione arriva poi
comunque, nel gennaio di quest'anno.Ma, sicuramente, in termini assai poco
lusinghieri. Il gip sentenzia: «Sabella non adempi' con la dovuta
scrupolosa diligenza al proprio dovere di controllo, che non impedi' il
verificarsi di eventi che avrebbe dovuto evitare». Il giudice sostiene
che, non essendo chiaro quanto tempo il giudice abbia trascorso a
Bolzaneto, non è possibile dimostrare che questa condotta sia stata
volontaria. Nel frattempo Sabella, da “eroe” dell’Antimafia e giudice
rosso, è divenuto il nemico giurato del mondo no global. Un esempio?
Nell’aprile 2005 aTorino, viene organizzato un convegno dal “Centro
Falcone e Borsellino”. Ospiti della “Giornata della legalità ” sono
Giancarlo Caselli (che nel frattempo è divenuto procuratore generale del
capoluogo piemontese) e proprio Sabella. I centri sociali riempiono la
cittĂ di volantini e la rete di internet con comunicati di questo tenore:
«Alfonso Sabella è un aguzzino, un boia di Stato, e complice è chi lo
invita, chi ci dibatte,chi tace e chi acconsente ».Organizzano persino un
presidio di protesta. Dopo la scoperta del suo nome negli archivi del
Sismi, il Secolo XIX ha contattato Alfonso Sabella.Che ha parole
durissime. «Credo che ormai sia tutto chiaro.E’ palese quel che è
successo: i fatti delG8 sono stati utilizzati a bella posta per gettare
discredito sulla mia figura, secondo il classico stile dei servizi
deviati».Ma non risparmia nemmeno espressioni amareggiate contro la stessa
magistratura: «Gli unici a non accorgersene sono stati alcuni miei
colleghi, che mi hanno riservato un’archiviazione infamante». Perché la
storia non è finita qui. Dopo il G8 Sabella torna al Dap. Caselli non c’è
piĂą. Al suo posto il collega siciliano Giovanni Tinebra. Il contrasto tra
Sabella e Tinebra diventa presto insanabile, sancito da un documento di
nove pagine inviato dal primo al Csm. Ma Sabella denuncia qualcosa di piĂą
grave: alcuni detenuti mafiosi sottoposti al 41 bis si stanno organizzando
per ottenere una legge sulla dissociazione, sconti di pena e
l’alleggerimento del regime di carcere duro. E in una serie di interviste
ribadisce: c’è il rischio di un accordo sotterraneo tra mafia e Stato. E’
ildicembre2001.Lasituazioneal Dap diventa
esplosiva.Sabella,provocatoriamente, dĂ le dimissioni. Il ministro
dellaGiustiziaRobertoCastelli non vede evidentemente l’ora di liberarsi
della rogna. Così, invece di respingerle ritualmente, le accetta. In poche
righeCastelli comunica alCsm di aver ”messo a disposizione”un magistrato
distaccato in via Arenula, sede del Dap. «Conformemente a quanto da lui
richiesto», scrive il Guardasigilli, annunciando il ”licenziamento” di
Sabella. «Tutti gli altri coinvolti nel G8 dice Sabella al Secolo XIX sono
stati promossi. Io faccio il giudice monocratico a Roma. Dopo una carriera
nell’Antimafia e all’amministrazione penitenziaria, mi occupo di piccoli
abusi edilizi». MARCO MENDUNI

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