01.12.06
Repubblica: la procura non riapre l'inchiesta
repubblica
Genova, il carabiniere del caso Giuliani rilancia: prove inquinate. Cossiga: sì alla commissione
Placanica non convince la procura "Non riapriamo l´inchiesta sul G8"
GENOVA - «L´archiviazione non è un sentenza. L´inchiesta sulla morte di Carlo Giuliani potrebbe essere riaperta in qualsiasi momento: siamo disponibili a ricominciare con le indagini. Ma ci vogliono elementi probatori nuovi». Le recenti dichiarazioni di Mario Placanica non conterrebbero però delle novità, almeno rispetto alla morte del giovane no-global. La Procura del capoluogo ligure, che tre anni fa archiviò l´indagine prosciogliendo il carabiniere per legittima difesa, non tornerà ad investigare sull´omicidio del G8: «Per ora la nostra posizione è assolutamente negativa», conferma il procuratore Francesco Lalla. Il magistrato sembra perplesso rispetto alle interviste rilasciate negli ultimi giorni dall´ex militare che sparò in piazza Alimonda: «Le sue non mi sembrano parole frutto di una decisione autonoma e genuina». E tuttavia, in attesa che martedì a Strasburgo la Corte dei Diritti dell´Uomo si pronunci sul ricorso presentato dalla famiglia del ragazzo ucciso, l´ultima confessione di Placanica potrebbe dare una spinta decisiva all´istituzione di una commissione parlamentare su quanto accaduto a Genova nel luglio del 2001. Il progetto faceva già parte del programma del centrosinistra, e viene ora rilanciato con forza da più parti: da Giuliano e Haidi Giuliani, dal ministro Paolo Ferrero, dal senatore a vita Francesco Cossiga.
L´altra sera, nel corso della trasmissione di RaiTre "Primo Piano", per la prima volta si sono ritrovati di fronte Mario Placanica e Giuliano Giuliani, padre di Carlo. «Deve credermi: non ho ucciso suo figlio», ha detto il giovane, che in seguito ha parlato di «inquinamento delle prove», arrivando a sostenere che un altro militare avrebbe ucciso il no-global. Placanica ha ribadito di aver sparato due colpi in aria, ma è esattamente quello che aveva detto al pm Silvio Franz nel corso dell´inchiesta. Uno dei proiettili, hanno stabilito i periti, fu deviato da un calcinaccio e colpì il ragazzo al volto, uccidendolo. Per martedì è attesa la decisione della Corte dei Diritti dell´Uomo sulla tragedia di piazza Alimonda: i genitori di Carlo Giuliani hanno chiesto ai giudici di Strasburgo di valutare "l´imparzialità" della Procura genovese e di prendere in considerazione le eventuali responsabilità di chi gestì l´ordine pubblico durante il G8.
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IL CASO
G8, il no della procura "Il caso non si riapre"
«PLACANICA non ha detto alcunchè di inedito per il fatto per cui è stato indagato, non c´è bisogno di una nuova indagine». La procura di Genova, con le parole del suo capo Francesco Lalla, non intende riaprire le indagini sui fatti di piazza Alimonda e la morte di Carlo Giuliani, dopo l´intervista del giovane ex carabiniere ad un quotidiano calabrese e dopo il confronto televisivo - il primo in assoluto - tra Placanica e Giuliano Giuliani. Per ora diciamo di no, ha chiarito Lalla, «ma siamo aperti a futuri apporti nuovi, credibili in termini procedurali per riaprire le indagini».
Ma la politica ha un´altra idea. Nel centrosinistra genovese, così come già a livello nazionale, non ci sono dubbi: una nuova indagine è necessaria, che abbia o meno il volto di una commissione d´inchiesta. «Ne ho sempre sostenuto la necessità, a livello nazionale e di valore politico», ribadisce Beppe Perìcu, il sindaco che nei giorni drammatici del luglio 2001 si è rivelato la vera bandiera di Genova. Concordi tutti i possibili candidati alle primarie del centrosinistra: da Marta Vincenzi («Un problema di democrazia, non si costruisce il futuro dove ci sono buchi neri») a Mario Margini («tutti gli accertamenti senza alcuna reticenza»), così come Stefano Zara («ben venga tutto ciò che fa chiarezza, anche se a volte le commissioni creano nuove nebbie». Mentre Edoardo Sanguineti avverte: «Non si possono deludere le aspettative dei giovani che chiedono un mondo migliore». E la Cgil chiede di far luce anche sulla "festa" dei commilitoni a Placanica.
------La Vincenzi: "Troppi buchi neri". Margini: "Finiamola con le reticenze"
G8, ora Genova si ribella "Basta nascondere la verità"
Pericu rilancia: serve la commissione d´inchiesta
Dure reazioni dopo le rivelazioni di Placanica e il confronto in tv con Giuliano Giuliani
La Camera del lavoro "Agghiacciante la testimonianza sui festeggiamenti"
«HO SEMPRE sostenuto la necessità di una commissione d´inchiesta nazionale, di valore politico, sui fatti del G8», osserva Beppe Perìcu, il sindaco che è stato veramente la bandiera di Genova nelle ore più drammatiche del luglio 2001, segnalando ora, dopo le dichiarazioni di Mario Placanica, la necessità di tornare ad aprire la pagina mai spiegata sulle violenze, la morte di Carlo Giuliani. Lo ricorda anche Marta Vincenzi, possibile candidata a Tursi: «Da tempo ho chiesto che venisse riaperta l´indagine, vediamo in che forma; ma è e resta una ferita aperta, non tanto per la città che, specie grazie a Perìcu ne è uscita bene, ma perché è stato un problema di democrazia: in questo paese non si possono avere buchi neri, rendono difficile costruire il futuro». «La città ha diritto di sapere cosa è successo quel giorno. Ne hanno diritto i genitori di Carlo, ne hanno diritto i ragazzi che erano in piazza con lui, ne abbiamo diritto tutti. La politica deve tornare centrale, è la logica a rendere clamorosa la necessità di una Commissione parlamentare d´inchiesta». Edoardo Sanguineti non parla solo nella sua veste di candidato alle Primarie per la "sinistra diffusa": lo fa anche come "esperto di giovani". «C´è un secondo livello, che è quello delle aspettative dei giovani: gli adulti, i "grandi" devono saper rispondere, devono saper spiegare, devono essere in grado di non mandare deluse le aspettative di chi crede in un mondo migliore. La politica, in questo, ha un ruolo fondamentale: non posso che far mia la richiesta di una commissione parlamentare d´inchiesta che spieghi tutto ciò che si riesce a spiegare».
I possibili candidati alle primarie del centrosinistra sono tutti sulla stessa linea. «I casi meritano una riflessione: se lo strumento sia una commissione d´inchiesta o una nuova indagine non lo so, ma c´è troppa aria di mistero. Servono tutti gli accertamenti possibili senza alcuna reticenza», avverte deciso Mario Margini; e con lui Stefano Zara. «Tutto ciò che fa chiarezza e trasparenza ben venga. Ma non sempre servono le commissioni. Concordo sulla necessità dell´indagine, meno sul mezzo. A volte nelle commissioni si cerano molte nebbie».
Sì alla commissione parlamentare anche dalla Camera del Lavoro: «Le affermazioni sulle battute, sui canti ed i festeggiamenti che Placanica dichiara aver ricevuto al suo rientro in caserma da parte dei suoi colleghi sono agghiaccianti ed inquietano e preoccupano, tanto più se sommate a quanto in proposito dichiararono diversi cittadini residenti a ridosso di quella provvisoria caserma alla Foce». «Condividiamo, quindi, con Giuliano Giuliani - conclude la Camera del Lavoro - il giudizio su fatti che hanno gettato discredito sulle forze dell´ordine e parimenti, quindi, sulla necessità di pervenire rapidamente ad una chiarezza, un´unica verità, come quella che può produrre la suddetta commissione d´inchiesta parlamentare anche nel loro interesse, per la loro onorabilità».
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IL COLLOQUIO
Il no di Lalla "Vi spiego perché il caso non si riapre"
NON ci sono, ora come ora, elementi perché venga aperto un nuovo fascicolo sul tragico pomeriggio del 20 luglio 2001, quando fu ucciso Carlo Giuliani durante la guerriglia in piazza Alimonda, in occasione del G8. «Nell´intervista rilasciata al quotidiano "Calabria Ora", l´ex carabiniere Mario Placanica, il militare che sparò allo sfortunato ragazzo che avanzava verso il Defender dell´Arma, non ha detto nulla di nuovo».
Il punto è stato affidato ieri a Francesco Lalla, capo della procura. «Quanto ai particolari parzialmente nuovi rispetto al passato» - sottolinea - «lo stesso ha riferito cose "per sentito dire" e non per scienza diretta». «C´è di più», prosegue il magistrato: «Chiamato a deporre nel settembre dello scorso anno a un´udienza del processo G8, Placanica si avvalse della facoltà di non rispondere. Eppure aveva l´occasione di parlare». In un breve incontro con i cronisti, Lalla ha spiegato comunque di essere pronto a valutare tutto. «Ma deve trattarsi di fatti nuovi. Al momento non pare che ci siano novità credibili, tali da giustificare l´apertura di una indagine. C´è anche da dire che le dichiarazioni dell´ex carabiniere non sembrano frutto di una iniziativa autonoma. Né appaiono genuine. Sul contesto complessivo delle sue dichiarazioni, che riguardano aspetti diversi da quelli che riguardano il procedimento, la procura non ha del resto alcuna veste istituzionale per intervenire. Né la procura intende essere strumento di finalità estranee al contesto di cui fa parte. Come procura, non ci riguarda affatto».
Lalla non manca di fare altre considerazioni. Accenna al tempo trascorso (cinque anni), al silenzio di Placanica nel settembre scorso, all´istanza (sarà esaminata fra cinque giorni) presentata dai genitori e dalla sorella di Carlo alla Corte europea dei diritti dell´uomo, per invocare l´applicazione dell´articolo 2 della Convenzione, riguardante il diritto alla vita, sostenendo che la morte del congiunto fu conseguente a un uso eccessivo della forza. Per avere un parere su alcune dichiarazioni di Placanica, pubblicate da "Calabria Ora", è stato interpellato anche Franco Luigi Meloni, all´epoca capo della procura, il magistrato che per primo si recò in piazza Alimonda, pochi minuti dopo la tragedia. A proposito dell´affermazione - di Placanica - secondo cui «alcuni militari avrebbero "lavorato" sul corpo di Giuliani, «perché gli hanno fracassato la testa con una pietra», Meloni risponde con un perentorio «Lo escludo». «Una ferita lacero contusa, ma nessuna frattura. Non c´era, fra le relazioni, alcuna risultanza dalla quale potesse desumersi l´esistenza di traumi cranici.
D´altra parte, tutto si può accertare facilmente dalla relazione dell´autopsia eseguita presso l´ospedale Galliera. Per quanto riguarda le tracce di schiacciamento sul torace del povero Giuliani, mi pare di ricordare che qualcuno parlò di un Defender, che era passato con le ruote sul corpo ormai senza vita perché era rimasto incastrato fra sacchi di spazzatura e un cassonetto per i rifiuti».