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20.05.10

Repubblica Genova UN´ALTRA STORIA È POSSIBILE

UN´ALTRA STORIA È POSSIBILE

ALBERTO PUPPO

Un´altra storia, profondamente diversa da quella scritta fino a martedì
che, mischiando sentenze e vulgata confezionata a tavolino, ripetuta come
un mantra, finiva per trasformava il verosimile in verità, la
mistificazione in ragion di Stato.
Un´altra storia, ancor più che possibile, era indispensabile, per rispetto
di una città che si era vista trasformata in un visionario carcere a cielo
aperto da un ministro, ligure, chiamato, negli anni, a rendere conto di
parole, pensieri e acquisti in libertà, ma mai della disastrosa gestione
dell´ordine pubblico di quel maledetto luglio.
La storia tramandata fino a oggiAggiungi un appuntamento per oggi, quella ufficiale, raccontava di una
città caduta nelle mani di torme di violenti che le forze dell´ordine
avevano cercato invano di arginare, magari in maniera un po´ confusa. Non
solo, con una lettura sicuramente rassicurante per il comune senso del
pudore democratico, assicurava che la notte della "macelleria messicana",
i vertici della polizia non si erano sporcati le mani. Al limite era
sfuggito dal loro controllo il comportamento un po´ troppo irruente dei
ragazzi del Reparto Celere di Roma e di chi li comandava o la birichinata
di un agente e di un vicequestore che avevano confezionato la bufala delle
molotov.
Già nel marzo scorso, una fetta di storia era stata riscritta, con la
certificazione che le violenze di Bolzaneto non erano figlie della
perversione di pochi, ma di un piano preordinato a tavolino, ora l´opera
omnia della verità comincia a prendere corpo.
Chi c´era, per manifestare o per documentare, conosce perfettamente i
fatti. Li ha impressi nella mente o, capita anche questo, nelle ossa
ancora segnate dalle botte. Ma continua, forse solo per ingenuità, a non
capire. A non capire, solo per dirne una, perché i vertici di polizia e
carabinieri abbiano ignorato quel voluminoso fascicolo della questura
genovese in cui, tra ipotesi di attentati fantasiosi e grotteschi (i
palloncini caricati con sangue infetto da far piombare, chissà come, sui
potenti), erano dettagliatamente descritte finalità e strategie dei black
bloc. Chiunque, dopo averlo letto, li avrebbe identificati e marcati a
vista. E non ignorati, invece, mentre iniziavano a volare legnate e gas su
tute bianche e pacifisti seduti per terra.
L´altra storia possibile riparte forse da qui. E finisce con un colpo di
pistola che ammazza un ragazzo in piazza Alimonda. Nel mezzo di uno
scontro infinito nato dopo una carica contro un corteo autorizzato.
L´altra storia possibile si chiude con Carlo Giuliani, passando, in ordine
sparso e non cronologico, con la mattanza della Diaz e le barbarie di
piazza del sabato. Finisce qui perché il processo che avrebbe permesso di
scrivere il capitolo probabilmente decisivo non si farà mai. Manca
l´epilogo, ma la trama, dopo martedì, è finalmente più chiara.

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