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21.07.11

Repubblica Genova G8, un giorno lungo dieci anni


Genova, città dei Diritti, ricorda senza rabbia ma con infinita commozione: "Un altro mondo è ancora possibile"
G8, un giorno lungo dieci anni
Migliaia in piazza Alimonda, posata la targa a "Carlo Giuliani, ragazzo"

ADESSO c´è una targa in piazza Alimonda: «Carlo Giuliani, ragazzo». E la commemorazione di ieri pomeriggio, dieci anni dopo la morte del giovane, è un segno della volontà di ricominciare di tutta la città. Dieci anni dopo. Perché un altro mondo è ancora possibile, dicono i protagonisti di questa settimana di commemorazione del G8. Oggi altri appuntamenti altermondialisti e un convegno - «Io non dimentico» - a Palazzo Ducale. Mentre si attende il corteo di sabato, due fantomatiche Black Bloc finiscono in questura e in città arrivano i blindati della polizia. Il sindaco Marta Vincenzi definisce Carlo Giuliani una «icona», ringraziando i genitori per l´opera di mediazione di questi anni, e Giuliano Pisapia, primo cittadino di Milano ricorda «quel bravo ragazzo che voleva un mondo migliore».

Duemila in piazza Alimonda un clima di pace tra i blindati

"Bella ciao" e applausi con don Gallo e don Ciotti, poi la targa per Carlo
Sulla cancellata della chiesa sono tornati i fiori, le bandiere e i messaggi
MASSIMO CALANDRI

CI sono voluti dieci anni. Ma adesso la targa è lì, in piazza Alimonda: "Carlo Giuliani, ragazzo". E ci resterà per sempre. Genova ricomincia da quello e da questo pomeriggio, ore 17 e 27 minuti del 20 luglio. Ricomincia con l´applauso interminabile dei duemila che si sono dati appuntamento. Con il ricordo, la commozione e la speranza. Ricomincia per dire che un altro mondo è ancora possibile. «Perché ci vuole una rivoluzione culturale, una svolta epocale: quella della scelta della non violenza attiva», dice dal palco un ostinato don Andrea Gallo. «Questa è la nostra forza, la sinergia tra i movimenti. Questo è un cammino di liberazione. La bussola per i cristiani è il Vangelo e, per tutti, la Costituzione repubblicana».
L´anniversario della morte di Carlo Giuliani si è trasformato in un giorno di incontro e di festa, così come è accaduto tutti gli altri anni. Ma questa volta si respirava qualcosa di più, la consapevolezza che quel percorso può essere ripreso. E la posa della targa, nell´aiuola di fronte al punto dove il ragazza crollò sull´asfalto, è un segnale importante. Ci sono altri quattro giorni di appuntamenti a Genova, ricordando il G8 del 2001, e una marcia sabato pomeriggio: tutto suggerisce che si respirerà un clima di pace e amicizia, anche se il contemporaneo affollarsi dei blindati delle polizia alle spalle della questura - a poche centinaia di metri da piazza Alimonda - regala brividi neri lungo la schiena.
Sulla cancellata della chiesa di Nostra Signora del Rimedio - il cui portone resta chiuso - sono tornati i fiori, e i messaggi, le magliette, le bandiere in ricordo di Carlo. Anche uno striscione per i cinque cittadini cubani sequestrati La maggior parte dei negozianti ha chiuso, chissà perché. Ma l´edicola accanto al palco eretto nei giardini è aperta, e così il bar Lino che proprio all´angolo della tragedia. C´è un banco che vende salumi e panini, bicchieri di vino, un altro con magliette, un terzo che offre dei libri. La macchine transitano regolarmente, qualcuno rallenta incuriosito, altri si fermano. La folla dei presenti cresce, mentre Giuliano Giuliani invita diverse persone a parlare al microfono. Sventolano le bandiere dei Cobas, uno stendardo antifascista, quella nera degli anarchici Germinal di Carrara. Nessuna tensione, solo tanta voglia di ascoltare. Tra il pubblico c´è don Ciotti, poi interviene il presidente provinciale dell´Anpi, Massimo Bisca: e se in un giorno così parla l´associazione dei partigiani, qualcosa vorrà significare. L´annuncio della cittadinanza onoraria a Mark Covell è un´altra piccola festa, il giornalista inglese mostra imbarazzato al pubblico l´attestato. E gli altri applaudono, si leva qualche pugno chiuso. Un ambulante arabo vende rose che la gente compra e lascia sulla cancellata della chiesa, poi è tempo di mostrare una targa piccola (40 centimetri per 40, dice Giuliano Giuliani) ma grande, enorme. Viene posata mentre la gente, quasi sottovoce, canta "Bella Ciao". Qualcuno si commuove, altri ripetono lo slogan: «Carlo è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai». E dieci anni dopo, Genova prova a ricominciare da questo empatico pomeriggio di luglio.

La Vincenzi e Pisapia "Quella vita spezzata sognando un futuro migliore"
"Ai genitori è sempre stato negato il diritto a un pubblico dibattimento"

MARTA Vincenzi e Giuliano Pisapia si ritrovano accanto, e questa volta è nel nome di Carlo Giuliani. «Un´icona» dice di lui il sindaco di Genova. «Un giovane che sognava un futuro migliore per il nostro Paese e per il mondo», aggiunge l´omologo milanese. Quando ricorda il ragazzo di piazza Alimonda, la Vincenzi ribadisce che il capoluogo ligure «era ed è ancora una città ferita. Offesa». Una città che ha perduto «un figlio». E che affronta questo decennale unita, «nella speranza di poter finalmente riprendere, proprio da Genova, quel discorso di pace e solidarietà che avevamo cominciato nel 2001». In quel luglio del 2001, Marta Vincenzi era il presidente Ds della Provincia di Genova, che aveva messo a disposizione diverse strutture per ospitare i manifestanti. Lei stessa partecipò al primo corteo, quello dei migranti: «In quei giorni la mia città era l´ombelico di un mondo diverso, di un pensiero nuovo restituito alla politica. C´era grande fermento e attenzione per gli squilibri economici mondiali. Poi arrivarono la violenza, l´ambiguità dello Stato. E l´undici settembre trasformò il confronto tra Islam e Occidente nel problema globale». In una settimana così importante e delicata, il primo cittadino genovese vuole rivolgere un particolare pensiero ai genitori di Carlo Giuliani, «che da dieci anni rappresentano un punto di riferimento per la capacità di dialogare con tutti, per il desiderio di conoscere e comunicare, per il coraggio nel continuare ad avere fiducia e non allargare il solco che è stato tracciato allora». Perché Genova non dimentica ma ha ancora fiducia e voglia di riconciliarsi, dice la Vincenzi. Che si associa all´augurio del procuratore generale Luciano Di Noto, nella speranza di accogliere - un giorno, chissà - le scuse da parte del governo e dei vertici della Polizia di Stato. In questo senso anche Antonio Bruno, consigliere comunale di Rifondazione, ha ribadito con Vittorio Agnoletto la richiesta che proprio il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, possa esprimersi in proposito.
Giuliano Pisapia da avvocato ha assistito proprio la famiglia Giuliani nella sua lunga ricerca di giustizia, in quell´inchiesta - gestita dal pm Silvio Franz - che si era chiusa con un´archiviazione nei confronti di Mario Placanica, il carabiniere che premette il grilletto in direzione di Carlo ma lo fece «per legittima difesa». Una decisione che i genitori della vittima hanno portato fino a Strasburgo, e che al sindaco di Milano non è mai andata giù. «Dieci anni fa moriva Carlo Giuliani, un ragazzo di 23 anni, con le speranze e le paure di tanti suoi coetanei. Era un ragazzo che sognava un futuro migliore per il nostro paese e per il mondo, cui sentiva di appartenere e che desiderava più giusto, più libero, più democratico». Con queste parole si è espresso ieri Pisapia, ricordando i giorni di Genova e la morte di quel figlio. «Nel decimo anniversario dell´uccisione di Carlo, sono vicino ai suoi genitori, Haidi e Giuliano. A loro è stato sempre negato il diritto a un pubblico dibattimento, l´unico che avrebbe potuto fare piena luce sulla dinamica di quei tragici avvenimenti che resteranno per sempre dolorosamente impressi nella nostra memoria e nella storia d´Italia».
(m. cal.)

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