Home Page

15.06.07

Repubblica Genova G8: suona l´ora di tutta la verita'


Dopo la choccante deposizione del superpoliziotto sulla Diaz parte una
richiesta unanime. Pericu: ancora troppi punti oscuri
G8: suona l´ora di tutta la veritÃ
Un´altra ragazza tedesca aggiunge elementi sui pestaggi
HA messo in moto un terremoto politico la confessione del vicequestore
Fournier sulle violenze alla Diaz. Mentre a Roma c´è chi chiede le
dimissioni del capo della polizia Gianni De Gennaro, a Genova l´ex sindaco
Giuseppe Pericu torna sulla necessità di una commissione d´inchiesta e
accusa di scarso impegno il parlamento. Intanto una giovane tedesca che
quella notte del 2001 venne pestata senza pietà , ricorda l´urlo di
Fournier ("basta basta") che fece cessare le violenze, ma dice che la
confessione del poliziotto non è completa.

LE FRASI
Il ricordo nitido di quella notte: "All´inizio sembrava una normale
operazione di polizia"
G8, l´amarezza di Pericu "Ora fuori tutta la verita "
L´ex sindaco: ho urlato, ma il parlamento è sordo
"Ho sempre detto che serviva una commissione d´inchiesta"
"Avevo tentato di mediare in piazza Dante, con la morte di Carlo saltò
tutto"
WANDA VALLI
Giuseppe Pericu è il sindaco del G8 di quel luglio del 2001. Un sindaco
che si è battuto per la città , ha protestato per la blindatura, ha cercato
fino all´ultimo una mediazione tra manifestanti e forze di polizia. Tutti
lo ricordano, quelli che erano a Genova in quei giorni bui, vestito con
una giacca chiara, fermo di fronte ai muri di griglia di piazza Dante a
trattare e poi dopo, quando Carlo Giuliani era appena stato ucciso da un
proiettile, c´era lui in prefettura con la stessa giacca e lo sgomento
scritto in faccia. Da allora Beppe Pericu ha continuato a insistere, a
chiedere una commissione d´inchiesta parlamentare sui fatti del G8. E lo
ripete adesso che non è più sindaco, adesso che la verità sulla notte di
sangue alla Diaz sta venendo fuori. Anche se teme che "il Parlamento sia
sordo".
Professor Pericu, al processo si sta chiarendo che cosa davvero è
accaduto, i pestaggi ai ragazzi che dormivano alla scuola Diaz, e il
resto. Che cosa prova?
«Ho sempre detto che si doveva fare una commissione d´inchiesta perché le
responsabilità penali sono individuali e non bastano a chiarire i fatti.
Ma mi pare che il parlamento si sordo».
C´è stata un´altra commissione parlamentare, d´indagine.
«Non ha forza probatoria, diciamo così, serve solo ad ascoltare le
versioni di chi ha partecipato a qualunque titolo a quei fatti».
Lei nel luglio 2001 era sindaco. Che cosa ricorda di quel sabato e di
quella domenica? Era stato avvertito dell´incursione alla scuola?
«Sembrava una normale operazione di polizia, di sorveglianza, nessuno
poteva immaginare quello che sarebbe successo. Poi, con il passare delle
ore, mentre i ragazzi venivano portati fuori, ricoverati negli ospedali,
il quadro si incupiva. Nella notte, via via che la situazione peggiorava,
continuavo a chiedere, ma perché? Come è successo, che cosa è successo?».
Da sindaco aveva protestato per la città blindata, per la zona rossa.
«Mi sembravano misure eccessive, poi è successo di tutto».
Sempre come sindaco, fino all´ultimo, ha provato a trattare con i migranti
e le forze di polizia. E´ stato il mediatore per conto della città . Come?
«In quei giorni, anzi il venerdì 20, ho provato a capire se si poteva
interrompere l´assedio dei manifestanti alla Zona rossa. Ero andato in
piazza Dante, avevo chiesto a Vittorio Agnoletto di far finire il sit-in.
Agnoletto aveva aperto uno spiraglio, aveva detto che si poteva fare a
patto che la polizia si calmasse, diciamo così. Allora avevo parlato con
il questore, pareva che anche loro fossero pronti a lasciare piazza Dante
o, almeno, a fare un passo indietro»
E poi?
«E´ arrivata la notizia della morte di Carlo Giuliani, e quella che poteva
essere una pacificazione è saltata. Del resto la competenza sull´ordine
pubblico non era mia, del sindaco, potevo fare molto poco, ma mi sembrava
giusto tentare».
Lei sapeva della presenza dell´allora ministro Fini e altri due
parlamentari di An nella caserma dei carabinieri, a Forte San Giuliano?
«No, nessuno mi ha mai detto nulla. E per questo, insisto, che serve una
commissione di inchiesta, le dichiarazioni del dottor Fournier non fanno
altro che confermare quella che, per me, è una necessità ».

IL RACCONTO
Anna Giulia, un´altra ragazza tedesca offre nuovi elementi sulla
"macelleria" alla Diaz
"Presa a calci da tre poliziotti Ho visto il calvario di Melanie"
Il ritorno Molti ragazzi stranieri vittime delle violenze del G8 tornano a
Genova. Qualcuno vi si stabilisce perfino
la conferma Nuovi particolari dopo la svolta della confessione del
dirigente inducono a cercare la veritÃ
MARCO PREVE
Sapere quanti ragazzi stranieri, vittime delle brutalità e delle calunnie
della Diaz, tornino spesso, alcuni più volte all´anno, a Genova, è
sorprendente.
Tra questi il caso più emblematico è sicuramente quello di Anna Julia
Kutschkau, una solare ragazza bionda che oggi ha 27 anni e che sta per
terminare il suo dottorato in storia moderna. Nel 2001, nella Diaz, venne
picchiata senza pietà , perse sette denti e con il viso e la testa
sanguinante fu imprigionata a Bolzaneto dove subì ulteriori violenze e
umiliazioni.
«Sì vivo a Genova da un anno, la città mi piace, "a great place", forse
c´è anche una spiegazione terapeutica, chissà ...» ci racconta durante
l´incontro organizzato nei locali di "Supporto legale" il gruppo di
avvocati e giornalisti indipendenti che, instancabilmente e con pochi
fondi, continua a tenere viva l´attenzione sulle vicende del G8.
Ha letto le confessioni del vicequestore Michelangelo Fournier e fornisce
il suo punto di vista. Che è quello di chi stava sdraiato a terra,
cercando di coprirsi la testa per evitare calci e colpi di tonfa, i
manganelli che lo stesso Fournier ha definito armi mortali.
«Calcolando che tre poliziotti stavano prendendo a calci Melanie e uno
faceva lo stesso con me, mentre tutto il corridoio era pieno di agenti che
colpivano i ragazzi a terra, direi che Fournier non può aver visto solo 4
o 5 agenti compiere violenze». Melanie Jonasch è la tedesca massacrata di
botte che il capo del Nucleo sperimentale antisommossa temeva fosse morta.
«Sì, dopo che urlò "basta basta" le violenze cessarono - ricorda Anna - ma
c´è un´altra cosa che non torna oltre al numero di agenti picchiatori. Lui
dice che erano in borghese e non del suo reparto. Io ricordo solo dei
pantaloni, perché eravamo a terra e avevo paura di alzare il volto, ma
nella mia memoria ho impressi pantaloni di divise blu. E poi, gli stessi
motivi per cui ha nascosto la verità per sei anni, potrebbero ancora
valere oggi per coprire la responsabilità dei suoi uomini».
Le chiediamo come pensa che finirà il processo Diaz. «Intanto spero che
alla fine non daranno tutta la colpa al morto (Arnaldo La Barbera,
all´epoca capo dell´Ucigos e il più alto in grado alla Diaz, deceduto
prima dell´inizio del dibattimento, ndr). Comunque, immaginare, come
sarebbe giusto, che tutti i poliziotti che hanno commesso abusi non
indossino più la divisa è impensabile. Piuttosto mi auguro che ci sia
almeno una risposta per le responsabilità . Secondo molti di noi però, giÃ
il processo in sè è un grande risultato, e il fatto di aver potuto
raccontare ai giudici la nostra versione è da sola una rivincita. Quello
che ricordo di quelle ore non è tanto il dolore, che pure c´era, ma il
senso di impotenza. Ecco non vorrei che dopo il processo certe cose
potessero essere ancora concesse ai poliziotti violenti come purtroppo
accade ancora oggi e di nuovo a Genova».
A cosa si riferisce? «A quell´agente imputato per Bolzaneto (Massimo
Pigozzi, arrestato per violenza sessuale in questura nei confronti di una
prostituta, ndr) che in questi sei anni ha fatto tranquillamente il suo
lavoro come se il G8 non fosse esistito. Ma evidentemente qualcuno voleva
che fosse così, visto poi che quasi tutti gli imputati sono stati
promossi».

IL LEGALE
"Il vicequestore non ha mentito ma solo omesso"
«Il vice questore Fournier non ha mai mentito, ma aveva ‘solo´ omesso di
ricostruire l´ultima scena apparsagli». E´ il commento degli avvocati
Silvio e Rinaldo Romanelli, difensori del funzionario di Fournier, sulla
testimonianza resa l´altro ieri in aula dal loro assistito nel processo
per la sanguinosa irruzione dei poliziotti nella scuola Diaz, durante il
G8 del 2001 a Genova.
Michelangelo Fournier, 45 anni, imputato di lesioni volontarie, vice
questore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, all´epoca comandato da
Vincenzo Canterini, ha raccontato infatti mercoledì, per la prima volta,
di aver visto agenti picchiare manifestanti che non opponevano resistenza.
Alla contestazione dei pm sul perché avesse cambiato versione, Fournier ha
spiegato: «Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un
comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di
appartenenza».

.
.