18.07.07
Repubblica Genova G8, la settimana della memoria
Repubblica Genova
Dopo i veleni delle aule di tribunale, è l´ora delle manifestazioni. Con
corteo fino a piazza Alimonda
G8, la settimana della memoria
Da giovedì porte aperte ai no global, sei anni dopo il vertice
Dopo i veleni delle aule di tribunale, per il G8 ritornano i giorni del
ricordo. Da giovedì porte aperte al Carlini per i no global, esattamente
come sei anni fa.
Il clou delle manifestazioni il giorno seguente, 20 luglio, ricorrenza
della morte di Carlo Giuliani. Un corteo partirà dallo stadio, esattamente
come quel giorno, ma concluderà il suo percorso in piazza Alimonda.
Tursi mette a disposizione spazi per i no global, come sei anni fa. In
programma dibattiti e un torneo di calcio
G8, il ricordo dopo i veleni
Da giovedì via alle celebrazioni, corteo in via Tolemaide
Le manifestazioni organizzate dal Comitato Piazza Carlo Giuliani e dal
comitato Verità e Giustizia
ALBERTO PUPPO
Una marcia di avvicinamento, se possibile, più avvelenata del solito. Con
la "confessione" a sorpresa di Michelangelo Fournier che, primo tra i
superpoliziotti coinvolti, ammette che alla Diaz si è consumato un macello
e, poco dopo, l´iscrizione del capo della polizia, Gianni De Gennaro, nel
registro degli indagati con l´accusa di avere suggerito le risposte in
aula all´ex questore di Genova, Francesco Colucci. De Gennaro sarà poi
sostituito e, interrogato dai giudici genovesi. Una storia infinita,
quella del G8 che, in questa settimana, continuerà con una nuova puntata:
le celebrazione per il sesto anniversario della morte di Carlo Giuliani.
Un appuntamento che, dopo la clamorosa manifestazione del 2002, aveva
progressivamente perso intensità , fino a radunare, come lo scorso anno,
poche persone in piazza Alimonda.
Ma stavolta, complice forse anche il quadro che emerge dai processi,
l´aria sembra cambiata. Sicuramente è cambiata l´amministrazione comunale
genovese. Stesso colore ma occhio di maggiore riguardo nei confronti dei
movimenti, al punto da concedere per quattro giorni, da giovedì 19 a
domenica 22, lo stadio Carlini ai no global, su richiesta del Comitato
Piazza Carlo Giuliani. Scelta non casuale, perché proprio al Carlini, alla
vigilia del G8, si radunarono migliaia di ragazzi vicini alle ali più
radicali della contestazione e da lì partì il corteo dei Disobbedienti,
attaccato nonostante l´autorizzazione, in via Tolemaide.
Quattro giorni di musica, dibattiti e calcio. Con una replica in minore,
venerdì 20, proprio del corteo, fino in piazza Alimonda. Nella tendopoli
che verrà allestita (ma le adesioni non si annunciano massicce) verrÃ
allestita la mostra "Luoghi resistenti", proiettato il film sul Social
Forum mondiale di Nairobi, si discuterà dell´andamento dei processi del
G8. E, soprattutto, si giocherà a calcio. Non è un caso che l´ultimo
evento in programma sia il film "99 amaranto", dedicato a Cristiano
Lucarelli. E poco conta se l´impegno solenne di non tradire la causa
livornese è crollato davanti alle offerte di una squadra ucraina. L´ultimo
atto, sabato sera, una fiaccolata fino alla scuola Diaz, organizzata dal
Comitato Verità e Giustizia. Per non dimenticare la macelleria.
L´INTERVISTA
Parla il leader no global, oggi in parlamento con Rifondazione
Caruso, ritorno al Carlini "Discutiamo, in pace"
il rituale C´è il rischio del rituale, ma siamo qui per fare capire
davvero quello che è successo
le verità Le verità che abbiamo gridato in aula per sei anni ora vengono
fuori anche in tribunale
WANDA VALLI
Allo stadio "Carlini", in quei giorni di luglio del 2001, lui, Francesco,
"Ciccio" Caruso, ora deputato per Rifondazione, era arrivato come leader
dei disobbedienti. Tra i primi, con i gruppi partiti da Napoli. Era
mercoledì, due giorni prima della morte di Carlo Giuliani, due giorni e
una notte prima della mattanza alla Diaz. Adesso l´onorevole Caruso torna
a Genova, giovedì e venerdì, di nuovo al "Carlini", con don Vitaliano e
altri manifestanti di allora, perché «non riesco a dimenticare», spiega. E
perché «è un´occasione per ridiscutere tante cose, in pace, tranquilli,
sereni». Un´occasione per rivedere la storia del G8, a partire dalle
vicende recenti, le ammissioni di esponenti della polizia sulla mattanza
alla scuola Diaz, per esempio. La sua speranza adesso si chiama
commissione d´inchiesta, anche se solo alla Camera. Ecco il suo racconto
di ieri e le speranze e i disincanti di oggi e sul futuro.
Perché torna al Carlini? Per protestare ancora, per ricordare?
«Speriamo di riuscire a far capire che cosa davvero è successo nel 2001.
Forse c´è il rischio del rituale, non saremo in tanti, ma è un´occasione
importante».
Genova, luglio 2001. Lei quando arrivò?
«Tra i primi partiti da Napoli, mi pare fosse mercoledì, sono rimasto
accampato nello stadio fino alla fine. La cosa straordinaria è che,
insieme a gruppi organizzati, come noi, continuava a arrivare gente
sparsa. C´erano altri 5 o 6 punti di raccolta, ma il Carlini, dove stavano
i disobbedienti, le tute bianche e gli altri, era diventato un po´ il
luogo simbolo».
Venerdì, 20 luglio, in corteo. Che cosa ricorda?
«Tutto, come fosse ieri, le cariche, io che provo a fermare la polizia, e
poi le urla "hanno ammazzato un ragazzo"».
Dov´era?
«Stavamo cercando di raggiungere la testa del corteo in via Tolemaide,
sono arrivati tre- quattro ragazzi che gridavano, "ci hanno sparato" "ci
sparano addosso", ero quasi seccato, non ci credevo. La notte alla Diaz è
stato un altro delirio. Eravamo in una trattoria, ci hanno detto "correte
alla Diaz". Siamo arrivati là , i pestaggi erano finiti e a ogni ragazzo
che usciva, la nostra protesta cresceva. Ho avuto netta la sensazione che
sperassero in una carica nostra, perché poi, le responsabilità , chi
avrebbe potuto distinguerle?».
Adesso qualcuno ha raccontato, ha ammesso, di fronte ai magistrati. Si sta
facendo chiarezza. Con quale animo torna?
«Un po´ avvelenato, perché verità che abbiamo gridato per sei anni,
vengono fuori in un´aula di tribunale, dove alla fine i reati andranno
prescritti, nessuno vuole andare fino in fondo».
Ma hanno testimoniato agenti di polizia, alti funzionari, i giorni di
questo luglio sono diversi.
«Ci serve accendere i riflettori su un buco nero della nostra democrazia,
non saremo in tanti, ma è importante. Sono arrivati squarci di verità da
Michelangelo Fournier, dalle telefonate tra agenti che si vantavano,
quelle dell´ "uno a zero per noi". Aiutano a capire, confermano che quando
parlavamo di depistaggi non avevamo torto. Ma non basta».
Che cosa vorrebbe?
«Mi chiedo come possano scomparire le molotov, come possano aver luogo
reticenze da parte delle forze di polizia. E´ vergognoso per loro come
persone e come rappresentanti delle istituzioni».
In realtà , è grazie al racconto di una parte delle forze di polizia che
sono arrivati gli squarci di verità .
«Sì, ma gente come Fournier, come altri, pagheranno il loro coraggio,
mentre rimane un muro di omertà ».
Onorevole Caruso, che cosa spera?
«Proprio che i nuovi giorni di Genova, che stiamo per vivere, aiutino a
rompere il muro».
La commissione d´inchiesta si farà ?
«E´ l´altra speranza, dopo le ultime vicende, c´è stata un´accelerazione,
ora è all´ordine del giorno. L´ipotesi più plausibile è una Commissione
monocamerale, solo alla Camera. Per aggirare le reticenze del
centrodestra, che ha molte gravi responsabilità , e anche quelle di settori
del centrosinistra. Qui c´è il timore che una campagna di verità possa
delegittimare le forze di polizia. A me pare il contrario».