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21.07.08

repubblica genova del 21 luglio 2008

Il sindaco: "Ferite rimarginate", ma non riceve chi difende i manifestanti
condannati. Il corteo si conclude con un ricordo struggente di Giuliani
G8, l´abbraccio della Vincenzi
"Risarcimento morale per le vittime". E lancia l´Agenzia dei diritti
GENOVA si candida a diventare sede dell´Agenzia europea per i diritti
dell´uomo. La proposta è stata lanciata ieri mattina da Marta Vincenzi a
Palazzo Tursi, dove ha ricevuto le parti civili del processo del G8,
l´iniziativa ha avuto però uno strascico polemico perché la Vincenzi ha
scelto di non ricevere quelle persone che volevano manifestare la loro
solidarietà ai 25 condannati per devastazione e saccheggio. Nel pomeriggio
invece il corteo pacifico per ricordare Carlo Giuliani, la cui voce
registrata è risuonata in piazza Alimonda.

G8, Vincenzi abbraccia le vittime ma è polemica sui no global
Difendono i 25 condannati, il sindaco non li riceve
Haidi Giuliani: "Forse avrebbe potuto parlare loro, spiegando le cose"
NADIA CAMPINI
GENOVA si candida a diventare sede dell´Agenzia europea per i diritti
dell´uomo, in riconoscimento della ferita del G8, ma anche del suo passato
più lontano, quando il 24 aprile del 1945 si liberò da sola. La proposta è
stata lanciata ieri mattina dal sindaco Marta Vincenzi nella sede
prestigiosa della sala di rappresentanza di Palazzo Tursi, dove la
Vincenzi ha voluto ricevere le parti civili del processo del G8. «La
democrazia conquistata dai partigiani va difesa ogni giorno», le ha
ricordato Arnaldo Cestaro, una delle vittime della Diaz, che ha portato
anche un libro in omaggio al sindaco e proprio in quest´ottica la Vincenzi
ha annunciato la candidatura che verrà presentata ufficialmente nelle
prossime settimane.
L´abbraccio con le parti civili, che nelle intenzioni di Tursi sigillava
anche «la conclusione di una fase storica, il fatto che questa trauma
inferto alla città possa dirsi concluso», ha avuto però uno strascico
polemico in via Garibaldi, davanti a Tursi. La Vincenzi ha scelto di non
ricevere quelle persone che volevano manifestare la loro solidarietà ai 25
manifestanti del G8 condannati per devastazione e saccheggio entrando a
Tursi con addosso una maglietta con la scritta simbolica "25". I
manifestanti, una trentina in tutto, tra cui anche alcune parti civili nei
processi del G8 sulla Diaz e Bolzaneto arrivati da Francia, Germania e
Spagna, hanno scritto una lettera indirizzata al sindaco dove spiegano che
«Come i 25, siamo tutti testimoni della violenza e non vittime. Siamo
venuti qui per ricordarvi che siamo persone impegnate politicamente contro
un sistema che ogni giorno devasta e saccheggia le nostre vite». Con loro
ha parlato anche Haidi Giuliani che ha criticato la presa di posizione del
sindaco. «Avrebbe almeno potuto farli salire - dice - poi spiegava loro la
sua posizione, ma così i ragazzi ci sono rimasti molto male».
Nell´incontro con le parti civili la Vincenzi aveva peraltro sottolineato
la netta distinzione esistente tra il percorso giudiziario rispetto al
ruolo dell´istituzione. Il sindaco ha spiegato così l´incontro di ieri
come «la volontà del Comune di offrire un riconoscimento morale a coloro
che sono stati in quei giorni, vittime, perché pur non avendo compiuto
alcun gesto, nemmeno lontanamente avvicinabile ad un gesto di violenza
contro la città , in questa città hanno subito limitazioni di diritti
fondamentali. Vogliamo riconoscerlo non solo per commemorarlo - ha detto -
ma anche perché diventi occasione per il futuro di Genova».
E questo dovrebbe avvenire proprio grazie all´Agenzia dei diritti. «Il
fatto che siano stati fatti processi e arrivino sentenze contribuisce a
chiudere una fase e restituisce molte verità - ha aggiunto il sindaco - ma
occorrono anche atti simbolici. Oggi col pensiero che Genova possa
diventare sede di un´agenzia internazionale per i diritti dell´uomo, si
chiude il trauma, si pone fine all´elaborazione del lutto e come città si
individua una possibilità di superamento nella proposta che sul tema dei
diritti Genova possa essere punto di riferimento anche nel futuro». Le ha
risposto anche Lorenzo Guadagnucci, che all´epoca dei fatti del G8 era
alla Diaz. «Questo gesto è un segno importante della città - ha
sottolineato - perché sono sette anni che aspettiamo che lo stato chieda
scusa per quello che è accaduto».

I genitori ripropongono un nastro in cui il ragazzo ucciso nel G8 legge le
lettere dei condannati a morte della Resistenza
"Mamma, scusa", in piazza la voce di Carlo
In testa al corteo un´orchestrina rom e uno striscione: "Prendete le
impronte digitali anche a noi"
MARCO PREVE
L´ascolto delle registrazioni (le potete sentire sul sito genova.
repubblica.it) è stato sicuramente il momento più toccante della giornata
di rievocazione.
Il corteo era partito da piazza De Ferrari attorno alle 15.30. In testa
Heidi e Giuliano Giuliani, e subito dietro un grande striscione con al
scritta "Prendete le impronte digitali anche a noi". Gli organizzatori
hanno infatti voluto legare il ricordo di Carlo ad una battaglia per i
diritti civili come è quella contro la norma che prevede di prendere le
impronte digitali anche ai bambini nomadi. A rafforzare questo segnale in
mezzo al corteo ha suonato durante tutto il percorso un´orchestra di rom.
Arrivati in piazza Alimonda alcuni giovani stranieri, tra questi anche dei
"reduci" della scuola Diaz e di Bolzaneto, hanno appeso ai cancelli della
chiesa una dozzina di acquerelli - esposti in questi gironi a palazzo
Ducale - che, come in una sorta di via crucis, riproducono i capitoli più
dolorosi del G8. L´assalto alla scuola Diaz, le botte, il trasferimento a
Bolzaneto e qui occhi e volti dilatati e colori scuri, rievocano le
umiliazioni e gli abusi subiti da parte dei carcerieri.
Il primo a parlare dal microfono è stato un vecchio amico di Carlo
Giuliani che ha ricordato sogni e speranze andate in frantumi nel luglio
di sette anni prima. Poi Heidi Giuliani ha inviato tutti i partecipanti ad
affiggere nella piazza volantini con le impronte digitali, per protestare
contro le nuove leggi. Quindi è toccato al comico Andrea Rivera, che ha
cantato alla piazza un blues divertente ma amaro sull´Italia di oggi.
In piazza, tra i pochi politici presenti c´erano Nando Dalla Chiesa,
Giovanni Russo Spena, già parlamentare di Rifondazione Comunista, Vittorio
Agnoletto ex portavoce del Genoa Social Forum e l´ex ministro di
Rifondazione Paolo Ferrero che, spiega come vada «tenuta viva la memoria
di quel che è successo tanto più che la sentenza emessa qualche giorno fa
sui fatti di Bolzaneto non riconosce la verità storica di quel che è
accaduto.». «Insieme a questo - ha prosegue - sono qui per stare vicino a
Heidi e Giuliano Giuliani che in questa piazza hanno perso il loro figlio.
Molti dei responsabili di quei fatti ora si ricoprono incarichi di vertice
nell´organizzazione delle Forze dell´Ordine e secondo me, in uno Stato
democratico bisognerebbe poter condannare quello che è successo e fare
pulizia e cioè mettere fuori dalle forze dell´ordine chi ha determinato
quello, proprio per ridare loro una credibilità che altrimenti non hanno
perché se si nasconde sotto il tappeto ciò che è successo in quei giorni a
Genova non si può costruire una memoria condivisa, non si può superare
quel che è accaduto se non lo si riconosce».

Don Gallo, ricordi e speranze "Combattiamo l´indifferenza"
«Carlo è stato un partigiano della pace». Lo ha detto don Andrea Gallo,
parlando alla folla di piazza Alimonda. «Carlo - ha spiegato - può essere
considerato un partigiano dei nostri giorni. Gramsci lo scriveva nel 1917
nell´articolo ‘Democrazia e´ partecipazione, dove lui diceva di odiare
l´indifferenza, "vivo perche´ sono partigiano". Gramsci non immaginava mai
più quale significato avrebbe assunto questo termine per la Resistenza.
Carlo è partigiano perché ha scelto da che parte stare. E quindi questo
significa essere partigiano. L´unica gravità dell´Italia in questo momento
sono gli indifferenti. In merito all´appello alla verità , il prete ha
ribadito che «nel mio piccolo diario dopo il funerale di Carlo, alla fine
io, piccolo piccolo come sono, ho chiesto la Commissione Parlamentare
d´Inchiesta a pieni poteri: il Governo Berlusconi ha negato, il Governo
Prodi ha negato. Allora io dico: stavolta siamo proprio bipartisan,
trasversali e allora il messaggio va a tutti».

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