14.06.07
Repubblica Genova Colpo di scena al processo
Colpo di scena al processo per l´irruzione nella scuola: Michelangelo
Fournier vice capo della Celere cambia versione
Svolta G8: superpoliziotto confessa
"Tacevo per fedeltà al corpo ma alla Diaz fu una macelleria"
«Fu un´operazione da macelleria messicana». Sei anni dopo il blitz alla
Diaz, nel corso del G8, un poliziotto rompe la cortina d´omertà che
circonda i pestaggi. Michelangelo Fournier, vice capo del reparto Celere e
imputato con altri 28 colleghi parla davanti ai giudici. E ammette che al
momento della sua irruzione al primo piano dell´istituto erano in atto
ancora veri e propri pestaggi di no global inermi a terra. Precedentemente
aveva detto ai giudici che al suo ingresso non aveva visto aggressioni in
corso. Alla contestazione dei pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini
sul perchè oggi abbia cambiato versione, Fournier ha spiegato: «Durante le
indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da
parte dei poliziotti per spirito di appartenenza».
«Sono rimasto terrorizzato e basito - ha raccontato - quando ho visto a
terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo che
stesse morendo». Fu a quel punto, come hanno anche confermato dodici dei
no global presenti al primo piano, che il poliziotto, togliendosi il
casco, gridò: "Basta, basta" e allontanò i poliziotti ancora intenti a
picchiare. Poi Fournier fece chiamare le ambulanze e ordinò ai suoi uomini
di uscire dalla scuola. Quindi si occupò di trasferire i fermati nella
caserma di Bolzaneto.
IN PRIMO PIANO
Michelangelo Fournier era a capo del settimo nucleo antisommossa. Dopo sei
anni la scelta di parlare
G8: "La Diaz fu una macelleria"
Confessione a sorpresa del vice di Canterini. Ma nessun nome
Il dubbio dei giudici "Perché di fronte a un reato in flagranza non è
scattata la denuncia?"
Il ricordo del funzionario: stupito per la presenza delle alte gerarchie
MARCO PREVE
«Arrivato al primo piano dell´istituto vidi quelle che sembravano
colluttazioni e che invece erano un pestaggio a senso unico. Quattro
poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano
infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria
messicana». All´epoca, per descrivere modi e conseguenze dell´irruzione
della polizia nella scuola Diaz, si parlò di notte di cilena. La
collocazione sudamericana la utilizza anche uno dei 29 funzionari
imputati. Michelangelo Fournier, vicequestore del primo reparto mobile che
in quei giorni del G8 del 2001 a Genova era a capo del settimo nucleo
speciale antisommossa. Alcuni manifestanti raccontarono di aver sentito e
visto un poliziotto urlare "basta, basta" per far cessare i pestaggi. Era
lui. Però fino a ieri non ha mai ammesso di aver assistito alle violenze.
«C´erano quattro o cinque energumeni, per fermarli ho dovuto anche
spingere... sì mi hanno risposto anche insultandomi, poi per fortuna si
sono accorti che ero un funzionario e hanno smesso. Uno di loro, uno
grosso, corpulento, in borghese con le mani e movimenti del bacino di
fronte al volto di una ragazza ferita mimava, minacciandola, un rapporto
sessuale. Un comportamento indegno per un appartenente della polizia. Lo
feci smettere». Perché solo ora? - chiedono i pm Francesco Cardona Albini
ed Enrico Zucca.
«Non ne ho mai parlato con nessuno eccetto con il mio avvocato. Mi sono
portato una croce per sei anni. Non l´ho fatto prima per spirito di corpo
e amor di patria. Perché vengo da una famiglia di poliziotti e in quel
momento ho preferito astenermi. Il mio intento era quello di non arrecare
danno all´amministrazione, di non aggiungere fango. Oggi, dopo 6 anni, in
una situazione più tranquilla ritengo doveroso chiarire».
«Per amor di patria o del settimo nucleo?», sottolinea ironico Zucca,
perché Fournier sosterrà per sei ore che, pur non potendolo escludere a
priori, i poliziotti che lui vide picchiare non appartenevano al suo
reparto mobile.
«Fu un intervento alla cieca - continua rispondendo anche alle domande
degli avvocati di parte civile - . Non diedi nessuna disposizione ai miei
uomini perché non sapevamo nulla. Anzi, non ero neppure al corrente che
quella fosse la sede del Genoa Social Forum. Ci avevano detto, il mio
superiore Canterini e a lui il generale Donnini, che stavamo andando in un
garage o in una fabbrica occupata abusivamente».
Fournier rievoca il momento in cui vede a terra una ragazza (la tedesca
Melanie Jonasch) ferita alla testa, ci sono grumi di sangue, si pensa che
sia materia cerebrale: «Ero molto spaventato, ho sollecitato le ambulanze,
poi mi si è avvicinata un´altra manifestante (Sybille Dreyer, anche lei
tedesca, ndr) che con delle bende fungeva da infermiera. Mi ha chiesto se
poteva avvicinarsi, ho cercato di rincuorarla e le ho detto che mi
spiaceva per tutto questo».
Nel corso dell´udienza, Fournier rievoca i commenti fatti con il suo
superiore Vincenzo Canterini una volta scesi nella palestra: «Madonna che
schifo... io con questi non ci lavoro più». Intendendo con "questi" gli
altri reparti di polizia.
A proposito della varietà di uffici presenti alla Diaz - una macedonia
l´aveva definita Canterini - Fournier ha spiegato di essere rimasto
stupito di fronte alla presenza delle alte gerarchie: »La Barbera,
Gratteri, Luperi, c´erano ma non so il perché. Anche se preferirei non
dover parlare di una persona scomparsa (Arnaldo La Barbera è deceduto,
ndr) la figura del prefetto come di altri alti funzionai in quel contesto
non me la so spiegare. Così come non mi sento di poter dire che di fronte
a loro il dottor Mortola (Spartaco Mortola all´epoca capo della Digos,
anche lui imputato, ndr) poteva agire in totale autonomia, la sua autoritÃ
si attenuava».
Ma il "buon funzionario", chiedono i pm, di fronte ad un reato in
flagranza non avrebbe dovuto identificare e denunciare gli autori? La
Risposta è sincera ma inquietante: «Non era possibile identificarli in
quel contesto. E poi gli eccessi nell´ordine pubblico sono una patologia
che esiste ed esisterà sempre. E´ compito dei funzionari cercare di
contenere e intervenire. Alla Diaz però c´è stato qualcosa che è andato
molto oltre». Per Fournier quell´oltre è durato sei anni.
L´ACCUSA
Il superpoliziotto accusa i "tonfa", ancora sotto sequestro dopo i
disastri di Genova
"Quei manganelli speciali sono peggio di una pistola"
Agnoletto: "Il governo non ha più scuse, subito la commissione d´inchiesta"
Realacci: "Più che mai necessario che vengano presi provvedimenti contro i
responsabili"
«Sì, confermo i tonfa sono come delle pistole. Se fossero ancora
utilizzati avremmo un morto ogni domenica. Per fortuna quelli che usavamo
noi a Genova sono ancora sotto sequestro e mi auguro che lo restino per
mille anni ancora». Nel corso dell´udienza Michelangelo Fournier ha
fornito anche risposte tecniche sull´irruzione alla Diaz. E si è parlato
dei "tonfa" i manganelli speciali, in dotazione alla polizia americana,
sperimentati - e poi subito abbandonati - in occasione del G8 genovese. Un
giudizio così negativo che apre altri interrogativi sulle scelte
ministeriali di dare in dotazione strumenti che sono ritenuti
esageratamente pericolosi dai loro stessi utilizzatori.
Un altro elemento che servirà a suscitare altre reazioni e commenti dopo
quelli numerosi di ieri. «Finalmente, dopo sei anni, un poliziotto trova
il coraggio di dire la verità e conferma quello che da sempre il movimento
aveva affermato: alla Diaz vi fu un vero e proprio massacro. Ora il
governo non ha più nessuna scusa: bisogna costituire immediatamente una
commissione d´inchiesta» dichiara Vittorio Agnoletto, eurodeputato,
portavoce del Genoa Social Forum ai tempi del G8. E poi un duro attacco
alla gestione di Gianni De Gennaro. «Cosa aspetta il governo di centro
sinistra a sostituire e dimissionare il vertice della polizia? E´
inaccettabile che coloro che dirigevano allora la polizia siano rimasti al
loro posto. Mi auguro che sia immediatamente predisposta una tutela per
salvaguardare l´incolumità del vice questore che rotto il muro d´omertà ».
«Un passo avanti importante nell´accertamento della verità . Adesso è più
che mai necessario che vengano presi provvedimenti nei confronti dei
responsabili» dice Ermete Realacci dell´esecutivo della Margherita. «Le
confessioni del vice questore riguardo i pestaggi nella Diaz, pongono con
forza la necessità di prevedere al più presto forme di riconoscimento
degli agenti in servizio» è il parere della deputata di Rifondazione
Comunista Graziella Mascia.
Mentre il capogruppo del Prc al senato Giovanni Russo Spena dice «Ora non
ci sono più alibi per contrastare la proposta, già avanzata, di una
commissione parlamentare d´inchiesta, come del resto previsto dal
programma dell´Unione». Dichiarazioni analoghe da Pino Sgobio, capogruppo
del partito dei Comunisti italiani alla Camera, da Claudio Grassi, di
Rifondazione, Mauro Bulgarelli dei Verdi.
La consueta litania che si solleva ogni volta che le vicende del G8 hanno
un´impennata di rilievo nazionale. In realtà , aldilà della ciclicità di
appelli e dichiarazioni, fino ad oggi non è mai emersa chiaramente - con
un atto concreto che impegni il parlamento - la volontà di una commissione
d´inchiesta. Così come a livello governativo, a destra come a sinistra,
mai è stata spesa una parola sulle promozioni e gli incarichi di prestigio
conferiti a poliziotti imputati di lesioni, calunnia e falso. Difficile
immaginare che la svolta Fournier possa cambiare la situazione.
(m. p.)
Il risvolto più inquietante
LA VERGOGNA
"Anziano pestato neppure i nazisti..."
«Quando scesi dal primo piano, nella palestra notai un uomo anziano che
era stato chiaramente pestato. Credo che neppure il peggiore dei nazisti
lo avrebbe picchiato a quel modo...». L´uomo che ricorda Fournier è
Arnaldo Cestaro, e nel 2001 aveva 62 anni. Subito dopo la deposizione
Fournier, lasciando il tribunale con il suo avvocato Silvio Romanelli,
rispondendo a chi gli faceva notare che i principali imputati del processo
hanno avuto promozioni ha risposto: «Io no, sono sempre allo stesso
livello e continuo a lavorare con il reparto mobile di Roma. L´altro
giorno ero in strada per le manifestazioni anti-Bush e credo che abbiamo
contenuto le proteste con metodi assolutamente democratici. Come sarò
accolto in polizia dopo le mie dichiarazioni? Vedremo».
(m.p.)
Brevi, schede e richiami 1
senza volto
"Non era possibile identificarli in quel contesto. E poi gli eccessi
nell'ordine pubblico sono una patologia che esiste. E' compito dei
funzionari cercare di contenere. Alla Diaz però sì è andato molto oltre"
Brevi, schede e richiami 2
il sesso
"Uno di loro in borghese con le mani e movimenti del bacino di fronte al
volto di una ragazza ferita mimava, minacciandola, un rapporto sessuale.
Un comportamento indegno per un appartenente della polizia. Lo feci
smettere"
Brevi, schede e richiami 3
gli insulti
"C'erano quattro o cinque energumeni, per fermarli ho dovuto anche
spingere... sì mi hanno risposto anche insultandomi, poi per fortuna si
sono accorti che ero un funzionario e hanno smesso"
Brevi, schede e richiami 4
L'arrivo
"ARRIVATO al primo piano dell'istituto vidi quelle che sembravano
colluttazioni e che invece erano un pestaggio a senso unico. Quattro
poliziotti stavano infierendo su manifestanti inermi a terra"