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18.04.11

Repubblica Genova Bolzaneto, le motivazioni: un romanzo dell´orrore


PARE un romanzo dell´orrore, e invece è tutto vero. La sentenza con cui la
seconda sezione della Corte d´Appello di Genova motiva la condanna dei 44
imputati per le violenze e i soprusi nella caserma di Bolzaneto, il
carcere provvisorio del G8, si legge con emozione e ribrezzo. Sono 647
pagine che ripercorrono tre giorni e tre notti di tortura, ricostruendo le
atrocità morali e fisiche commesse dagli uomini di legge attraverso le
testimonianze delle loro vittime. E invitano a risarcire i familiari delle
vittime.
MASSIMO CALANDRI

Bolzaneto, ultimo atto "Risarcite le vittime"
In 647 pagine le motivazioni della sentenza di condanna in appello
MASSIMO CALANDRI

PARE un romanzo dell´orrore, e invece è tutto vero. La sentenza con cui la
seconda sezione della Corte d´Appello di Genova motiva la condanna dei 44
imputati per le violenze e i soprusi nella caserma di Bolzaneto, il
carcere provvisorio del G8, si legge con emozione e ribrezzo. Sono 647
pagine che ripercorrono tre giorni e tre notti di tortura, ricostruendo le
atrocità morali e fisiche commesse dagli uomini di legge attraverso le
testimonianze delle loro vittime. E´ successo solo dieci anni fa, anche se
qualcuno vorrebbe che ce lo togliessimo dalla testa. Soprattutto, è
successo. Le botte, le umiliazioni, la negazione sistematica dei diritti,
i "trattamenti inumani e degradanti". Sono tutti colpevoli: generali della
polizia penitenziaria, guardie carcerarie, ufficiali dell´Arma e militari,
agenti e funzionari di polizia, persino quattro medici. La maggior parte
dei reati è prescritta, ma i responsabili pagheranno comunque risarcendo
le vittime delle violenze. E con loro metteranno mano al portafogli anche
i ministeri di appartenenza (Giustizia, Interno, Difesa), che dovrebbero
sborsare una cifra superiore ai dieci milioni di euro. Avrebbero già
dovuto farlo, ma sul G8 lo Stato continua a fare violenza: negando le
proprie colpe e rifiutandosi di pagarle. Le vittime a questo punto
cominceranno a pignorare i beni delle forze dell´ordine: e vedremo se
finalmente si decideranno ad obbedire, tacendo per la vergogna. Il
documento vergato dal consigliere Roberto Settembre, che insieme a Paolo
Gallizia componeva la giuria presieduta da Maria Rosaria D´Angelo,
racconta le cose come furono: ce ne sarebbe abbastanza per farlo diventare
un testo di storia da inserire nei programmi scolastici.
«Una galleria degli orrori, che a leggerla tutta di un fiato fa davvero
male», commenta Emanuele Tambuscio, avvocato di alcuni dei 252 no-global
passati allora per la caserma di Bolzaneto. «Nell´introduzione i giudici
si soffermano sul reato di tortura, che è entrato nel nostro ordinamento
attraverso alcune Convenzioni internazionali. E spiegano come i fatti
furono così conclamati e prolungati nel tempo che era impossibile non
accorgersi di quanto stava accadendo». Non la pensa così un altro legale,
Nicola Scodnik, difensore di un poliziotto (Massimo Pigozzi) condannato
per aver letteralmente strappato la mano - divaricandone le dita - ad uno
dei fermati, è una «sentenza suggestiva, approssimativa. Dimostra un
affidamento incondizionato alla versione delle presunte vittime, senza
fare alcuno sforzo per riequilibrare con la logica le tesi difensive». Non
è così, sostiene la corte. «E questa sentenza è la cattiva coscienza di un
paese intero», commenta l´avvocato Riccardo Passeggi. «Tre giorni di
violenze inconcepibili in qualsiasi Stato di diritto, nei confronti dei
quali si cerca di operare una sorta di rimozione collettiva. Però i fatti
sono lì, e non se ne vanno: sono i diritti violati, le sevizie, sono
quelle cose che gli italiani pensavano di essersi lasciati alle spalle più
di mezzo secolo fa, e invece ritornano pericolosamente. Ma noi non
dimentichiamo».

Nel 2008 non mancarono le polemiche dopo il verdetto, poi modificato in
Appello
In due anni riscritta la storia ribaltata la sentenza di primo grado

La sentenza d´appello per gli imputati nel processo sugli abusi nella
caserma di Bolzaneto è stata pronunziata il 5 marzo 2010 dopo oltre 11 ore
di camera di consiglio. La Corte d´appello, presieduta da Maria Rosaria
d´Angelo, a latere Roberto Settembre ha parzialmente riformato la sentenza
di primo grado appellata sia dagli imputati che dal procuratore di Genova
che dal pg.
La corte d´appello ha confermato la sentenza di primo grado a carico di
quattro imputati mentre ha dichiarato il non doversi procedere per
intervenuta prescrizione per altri 28 imputati tra i quali Alessandro
Perugini, ex vicecapo della digos della questura di Genova ai tempi del
G8. Gli imputati nei confronti dei quali la Corte d´appello ha pronunziato
il non doversi procedere per avvenuta prescrizione sono stati comunque
dichiarati tutti responsabili dei reati ai soli effetti civili e
condannati in solido al risarcimento del danno con i rispettivi ministeri.
In riforma della sentenza di primo grado sono stati condannati anche
quattro imputati per un totale di 6 anni e 6 mesi di reclusione. A tutti e
quattro sono stati applicati i doppi benefici anche se devono rispondere
in solido del risarcimento danni a favore di alcune parti civili.
Il 14 luglio 2008, al termine di un processo durato molti mesi e dopo
oltre 9 ore di camera di consiglio, il collegio presieduto da Renato De
Lucchi, presidente della Prima sezione penale del tribunale di Genova,
aveva in primo grado pronunciato una sentenza di condanna per 15 imputati
e 30 assoluzioni, comminando pene variabili fra i 5 mesi e i 5 anni per
complessivi 23 anni e 9 mesi di reclusione.
I reati contestati agli imputati, a vario titolo, erano abuso d´ufficio,
violenza privata, falso ideologico, abuso di autorità nei confronti di
detenuti o arrestati, violazione dell´ordinamento penitenziario e della
convenzione per la salvaguardia dei diritti dell´uomo e delle libertà
fondamentali.
I pm Patrizia Petruzziello e Ranieri Vittorio Miniati avevano chiesto
condanne per oltre 76 anni complessivi di carcere con pene variabili da 6
mesi a 5 anni e 8 mesi e una sola assoluzione.

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