30.01.06
Processo G8, violenze a Bolzaneto:
http://www.canisciolti.info/modules.php?name=News&file=article&sid=5186
Processo G8, violenze a Bolzaneto: Continuano le
audizioni dei testi
Lunedì, 30 gennaio
E' proseguito oggi con la deposizione, come testi, di
alcune delle persone che furono fermate durante il G8
nel 2001 . Il processo e' a carico di 44 imputati:
operatori di polizia penitenziaria, sanitari e forze
dell' ordine. Ha poi deposto come teste, Giuseppe
Azzolina raccontando che fu picchiato e che un
poliziotto gli prese la mano sinistra e gli divarico'
le dita con forza provocandogli una lacerazione.
"Un ragazzo ferito era per terra e il poliziotto lo ha
minacciato con un lanciagranate urlando e
puntandoglielo contro". Questa è una delle tante
immagini intense offerte ieri dalla ventiduesima
udienza del processo per l'irruzione alla scuola Diaz
nel corso della quale sono stati ascoltati quattro
testi tedeschi, manifestanti al g8, vicini tra loro
durante la mattanza nella scuola. Le loro versioni
coincidono, sono precise al dettaglio e forniscono
elementi utili al processo, oltre a racconti di
drammatica violenza. Sulle responsabilità del settimo
nucleo del primo reparto mobile di Roma, gli uomini di
Canterini, sembrano ormai esserci pochi dubbi.
Tutti i testi ricordano i loro tratti distintivi: il
cinturone nero, anziché bianco come altri reparti, il
tonfa, il manganello con il manico in dotazione e
proprio soltanto dei cosiddetti «Canterini Boys».
Ulrich Reichel, uno dei testi ascoltati, ha ricordato
anche l'uso che ne facevano: «Un poliziotto lo
impugnava al contrario. Picchiavano e una volta a
terra continuavano». Anche Anna Kutschkau - altra
teste di ieri - li ricorda bene: a manganellate sul
viso le hanno spaccato sei denti. Non bastasse, in
aula vengono descritti altri episodi di terribile
violenza. Ulrich Reichel ha infatti ricordato le
vessazioni subite una volta all'ospedale: «un
poliziotto mi ha dato un pugno nello stomaco - ha
raccontato - poi mi ha fatto spogliare, mentre un
altro mi prendeva a schiaffi, infine, tra gli insulti
di persone che esibivano sui vestiti la scritta
`polizia penitenziaria', mi hanno fatto fare delle
flessioni». In aula, infine, una vibrante emozione
accoglie il racconto di Melanie Jonash, il cui ultimo
ricordo della serata - «ora soffro di un'amnesia
retroattiva», ha dichiarato - è il casco del suo primo
picchiatore.
Dai racconti degli altri testi, il suo pestaggio è
apparso come un tentato omicidio in piena regola:
«Quando era ancora in piedi ha subito diversi colpi -
ha raccontato Anna Kutschkau - poi è caduta per terra,
quindi ha cercato di rialzarsi ma l'hanno picchiata
ancora. Perdeva molto sangue e due o tre poliziotti le
davano calci in pancia, facendole picchiare la testa
contro l'armadio. Non reagiva, pensai fosse morta».
Melanie si sveglia un giorno e mezzo dopo e non è
ancora finita. In ospedale è infatti piantonata e
«sorvegliata» da poliziotti, anche mentre viene lavata
dalle infermiere dopo una crisi epilettica. Si mette
male, insomma, per i 28 dirigenti, funzionari e agenti
di polizia rinviati a giudizio per l'irruzione alla
scuola Diaz: le conferme incrociate dei racconti,
definiscono in modo chiaro le «caratteristiche» con
cui venne effettuato il massacro, «venduto» come una
perquisizione. Così come le responsabilità degli
uomini di Canterini, trovano, udienza dopo udienza,
una propria consistenza sotto forma di prove. Infine
la vicenda di Melanie Jonash: insieme al pestaggio di
Mark Covell, i tentati omicidi di quella serata
potrebbero diventare due.