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10.02.06

manifesto: parti civili escluse i legali al contrattacco

G8, parti civili escluse I legali al contrattacco

GENOVA Nuove drammatiche testimonianze al processo per
l'assalto e gli arresti in base a prove false alla
scuola Diaz al termine del G8, ma a tener banco è
l'ordinanza emessa mercoledì dal tribunale presieduto
da Gabrio Barone che invita a a fare deporre, dal 15
febbraio, solo le parti offese che abbiano da riferire
«su circostanze nuove, diverse o comunque più precise,
di quelle riferite dai testi già escussi». In tutto
sono oltre un centinaio tra i 93 della Diaz e quelli
della Pascoli, la scuola di fronte dove era collocato
il media center. Gli avvocati del Genoa legal forum si
preparano a contrastare il taglio delle deposizioni
delle parti civili, in larga parte assistite proprio
da loro. Se è vero che con il nuovo codice «la prova
si forma nel dibattimento», limitarsi all'acquisizione
dei verbali con le deposizioni rese ai pm durante le
indagini, senza poter esaminare i testi su altri reati
contestati agli imputati (oltre alle lesioni, falso e
calunnia), sembra un notevole passo indietro «sia a
livello etico, sia a livello processuale», afferma
Laura Tartarini, avvocato di parte civile nel processo
Diaz. «Queste persone che sono state picchiate,
arrestate ed espulse - osserva Tartarini - da cinque
anni aspettano di poter venire a raccontare la propria
versione dei fatti in un'aula di tribunale».

Dal punto di vista processuale è evidente che se
l'ordinanza fosse stata emessa per velocizzare il
processo, dando per acquisiti i dati emersi circa le
lesioni - incontestabili ormai ma solo a carico del
comandante Vincenzo Canterini e dei capisquadra del
settimo nucleo del primo reparto mobile romano -
sarebbe un fatto positivo. Ma dal racconto delle parti
offese potrebbero emergere ulteriori elementi in
contrasto con la difesa dei poliziotti: la presunta
resistenza, il lancio di oggetti, la presenza dei
black bloc e ancora la perquizione, le comunicazioni
sullo stato di fermo, ovvero il cuore decisionale di
quella che apparve come una vera e propria «missione
punitiva». I racconti dei testi infatti potrebbero
andare ad arricchire il panorama di prove circa i
reati di falso e calunnia, per cui sono imputati i
«nomi illustri» dei ventinove a giudizio (Francesco
Gratteri, ex capo Sco e dell'antiterrorismo, Gianni
Luperi altro dirigente dell'antiterrorismo e
vicequestori e commissari appartenenti alle squadre
mobili e alle Digos di mezza Italia). «L'ordinanza -
osserva Tartarini - rischia di sottrarre qualcosa
riguardo la formazione delle prove». E' insomma
«rischiosa» per gli avvocati, costretti a indicare i
testi capaci di fornire elementi nuovi.

Mercoledì 15 febbraio, data della prossima udienza,
queste motivazioni saranno alla base della memoria che
gli avvocati delle parti civili presentaranno al
tribunale, per opporsi un'ordinanza che rischia di
inquinare il clima del processo. Anche l'udienza di
ieri ha proposto i racconti drammatici da parte di tre
ragazzi italiani. Tutti e tre si erano rifugiati
all'ultimo piano della scuola al momento
dell'irruzione: per uno di loro in particolare, i
risultati sono fratture alle dita, con una lesione
permamente ad un migliolo, trauma cranico e contusioni
ovunque.

SIMONE PIERANNI

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