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18.05.05

Liberazione: Violenze a Bolzaneto

Violenze a Bolzaneto,
a processo 45 tra carabinieri, agenti e medici penitenziari
Il 12 ottobre la prima udienza per gli abusi nella prigione del G8


Checchino Antonini
Ci sarà un pubblico dibattimento, e inizierà il 12 ottobre prossimo, per le
violenze e gli abusi (visto che ancora non esiste una legge ad hoc sulla
tortura), avvenuti nel luglio 2001, nel carcere provvisorio di Bolzaneto.
Con una decisione a sorpresa, era attesa per venerdì prossimo, il gup di Genova,
Maurizio De Matteis, ha rinviato a giudizio 45 persone, tra agenti e funzionari
di ps (14) e della polizia penitenziaria (15), carabinieri (12) e medici e
infermieri dell'amministrazione penitenziaria (5) imputati, a vario titolo, di
abuso d'ufficio, violenza privata, falso ideologico, abuso di autorità contro
detenuti o arrestati, violazione dell'ordinamento penitenziario e della
convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà
fondamentali. Solo una guardia carceraria di Vercelli è stata completamente
prosciolta. Per altre cinque persone il gup ha emesso una sentenza di non luogo
a procedere ma solo per alcuni dei numerosi capi di imputazione. Anna Poggi,
commissario di ps, è stata prosciolta per quattro singoli episodi di lesioni ma
andrà a giudizio per abusi di autorità contro detenuti; il medico del carcere di
Marassi, Vincenzo Toccafondi, prosciolto per le ingiurie e per un caso di
percosse, risponderà di abuso d'ufficio e omissione di referto e di dati;
l'agente Diana Mancini non andrà al processo per concorso morale in violenza
privata bensì per un episodio di accompagnamento in bagno con modalità
vessatorie; e Marcello Mulaus, dell'ufficio matricola della polizia
penitenziaria e il suo collega Giuliano Patrizi si sono visti ridurre i capi
d'imputazione ma, anche per loro, si aprirà il dibattimento del 12 ottobre, sei
giorni dopo lo svolgimento del processo con rito abbreviato nei confronti di un
altro protagonista di Bolzaneto, Antonio Biribao, agente di custodia.

Tra i rinviati a giudizio spiccano Alessandro Perugini, all'epoca dei fatti vice
capo della digos genovese e immortalato mentre prende a calci un ragazzino già
tumefatto di botte e tenuto immobile da poliziotti travisati; Oronzo Doria,
generale delle guardie di custodia e l'ispettore della polizia penitenziaria
Biagio Antonio Gugliotta, responsabile della sicurezza del centro di detenzione
provvisorio per le maxi retate del G8 2001 allestito in una caserma della celere
in un quartiere diventato da allora sinonimo di violenze e abusi: Bolzaneto. Fu
il "Garage Olimpo" di Genova, terra di nessuno che inghiottì 255 manifestanti,
oggi parti lese, spesso arrestati illegittimamente (nessuno dei fermi fu
convalidato), prelevati dalle piazze o dagli ospedali, già feriti dalle cariche
senza ragione, violentissime, di quei giorni, già torturati nella scuola Diaz.
Già nel cortile funzionava un "comitato d'accoglienza", secondo le
testimonianze, poi dentro sarebbero stati costretti a stare in piedi, faccia al
muro, nudi e sottoposti ad angherie di ogni tipo, "convinti" a firmare verbali
fasulli, senza bere, mangiare e senza comunicare con famiglie, legali e
consolati prima di riapparire in diversi penitenziari del Nord Italia.
L'ingegner Castelli, ministro Guardasigilli, arrivò in visita di notte ma ha
senpre detto di non essersi accorto di nulla. La verità emerse solo alcuni
giorni dopo e, faticosamente, decollò l'inchiesta. Neppure uno degli imputati è
stato mai sospeso dal servizio.

Soddisfatti per la sostanziale conferma dell'impianto accusatorio, i pm Patrizia
Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati. In particolare, i magistrati sono
soddisfatti perché il giudice ha condiviso in toto il ricorso all'articolo 323
(abuso d' ufficio) , come contenitore che comprende tutte le violenze anche di
tipo morale, e all'art. 608 (abuso di autorità contro arrestati o detenuti).
Articoli che si integrano tra di loro e che traggono fondamento dall'articolo 13
della Costituzione che recita così: «E' punita ogni violenza fisica e morale
sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà». Ministri e leader
del centrodestra controllino che nella copia della Carta, consegnata loro al
momento di giurare, non sia stata strappata la pagina in questione. Così
potranno risparmiarsi l'«amarezza» manifestata ieri dall'ex ministro Biondi, ex
liberale ora in Forza Italia e difensore dei carabinieri, per l'esito di una
udienza preliminare iniziata alla fine di gennaio a quasi quattro anni dai
fatti.

Come per il processo Diaz, che riprenderà giovedì, si tratterà di una corsa
contro il tempo per evitare la prescrizione su quella che Amnesty International
definì «la più grave sospensione dei diritti umani dopo la fine della II guerra
mondiale». Di nuovo, comitati di memoria e social forum genovesi torneranno a
presidiare il Palazzo di Giustizia per sollecitare istituzioni e movimenti.

«La politica non rinunci a interrogarsi sulle responsabilità politiche di quelle
vicende con una vera commissione di inchiesta parlamentare», tornano a chiedere
molti deputati di Rifondazione, tra cui la vicepresidente del gruppo alla
Camera, Graziella Mascia, eletta a Genova come il senatore Martone che propone
all'Unione di trovare un posto nel programma per queste istanze e anche per la
proposta di legge per l'identificazione di agenti in servizio di ordine
pubblico. Chissà se, dalla Fabbrica, lo ascolterà qualcuno.

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