13.09.03
Liberazione, Vari
Liberazione
Diaz e Bolzaneto: verso il rinvio a giudizio di 73 funzionari e agenti
La verità non si archivia
Ci sarà finalmente un pubblico dibattimento per le violenze di polizia alla
Diaz e a Bolzaneto, nel luglio 2001, quando, secondo le denunce di
cittadini e movimenti, venne sospeso lo stato di diritto.
Proprio ieri la procura di Genova ha depositato l'avviso di chiusura
indagini a 73 tra dirigenti, funzionari e agenti di diverse forze
dell'ordine e ad alcuni medici. Questi i capi d'imputazione: abuso
d'ufficio, abuso d'autorità sugli arrestati, lesioni, percosse, ingiurie,
minacce, violenza privata ai quali si sommano falso e calunnia, per
l'accoltellamento inventato di un agente nella Diaz e per le molotov false,
e omissione di referto per i quattro medici presenti a Bolzaneto, caserma
della celere tramutata in carcere temporaneo per le retate del G8 dal
ministro Castelli.
L'avviso di chiusura indagini è l'atto che precede la richiesta di rinvio a
giudizio. Gli indagati hanno 20 giorni per chiedere nuovi accertamenti.
Tecnicamente è possibile qualche archiviazione. «Ma stavolta sarebbe
sorprendente se non ci fosse un rinvio a giudizio», commenta Lorenzo
Guadagnucci, giornalista fiorentino ferito gravemente nell'ala della scuola
divenuta dormitorio per molti manifestanti. Nell'altro edificio, dov'era il
media center, il raid fu bloccato per la presenza di un'europarlamentare
del Prc ma solo dopo il trafugamento dei computer dei legali di movimento.
Gli avvisi si riferiscono agli avvenimenti tra il 20 e 22 luglio 2001
subito dopo l'uccisione di Carlo Giuliani e dopo le cariche immotivate al
corteo del 21. 43 avvisi riguardano le vicende nel centro di detenzione che
il ministro Castelli visitò "senza notare nulla di strano". Gli altri sono
per l'irruzione nella scuola e la fabbricazione di false prove per
giustificare quella che il dottor Sgalla, all'epoca portavoce del capo
della polizia De Gennaro, definì «una normale perquisizione» mentre
sbarrava la strada, come mostra anche uno dei numerosi film sugli eventi -
a parlamentari e legali regolarmente nominati.
In realtà, all'interno della scuola, decine di persone furono violentemente
pestate, ferite, insultate, arrestate senza ragione visto che nessuno dei
fermi fu convalidato. La polizia parlò subito di «fitta sassaiola»
all'indirizzo di alcune volanti che avrebbe determinato la necessità di
un'irruzione, spuntò un celerino (Massimo Nucera) col giubbotto "spellato"
che disse di essere stato accoltellato da un'ombra in un'aula buia, furono
mostrate due molotov rudimentali e sequestrati un paio di temperini da
campeggio e gli attrezzi edili del cantiere in corso nell'edificio.
Ventisei mesi di indagini, condotte dai pm Zucca e Cardona, getteranno ampi
dubbi sulle versioni ufficiali ma è ancora tutta da chiarire la catena di
comando dopo le disinvolte versioni di ministri e comandanti alla
commissione conoscitiva bicamerale senza reali poteri che operò nelle
settimane successive ai fatti. «Sono 26 mesi che la Casa delle libertà
respinge al mittente le richieste per una effettiva inchiesta
parlamentare», spiega Giovanni Russo Spena, deputato di Rifondazione per il
quale «l'esito delle indagini riconosce la veridicità delle controinchieste
del movimento».
Nell'elenco degli indagati per Bolzaneto ci sono anche guardie carcerarie,
medici e l'allora vice capo della Digos, Alessandro Perugini, più celebre
per il video che lo immortala mentre pare prendere a calci un minorenne
retto da alcuni agenti. Per la Diaz, la novità è l'abuso d'ufficio
contestato all'attuale capo dell'antiterrorismo Francesco Gratteri, al suo
vice Gianni Luperi, al bolognese Lorenzo Murgolo e a diversi funzionari
(tra cui l'allora capo della digos genovese, Spartaco Mortola, e l'ex vice
di Gratteri allo Sco, Gilberto Caldarozzi) che firmarono i verbali di
quella notte. Vincenzo Canterini, capo del reparto mobile di Roma, il suo
vice Michelangelo Fournier e nove capisquadra sono indagati per concorso in
lesioni gravi. Non ancora identificati gli agenti che operarono travisati
nella scuola e nella caserma-lager.
«E' un primo risultato - dice Laura Tartarini, avvocata genovese del Glf -
ora ci dovranno spiegare il perché di quelle violenze e chi le decise.
Anche se tutti gli indagati sono ancora al loro posto se non addirittura
promossi». La stessa amara constatazione dei disobbedienti che, in un
comunicato, ricordano il teorema giudiziario che ha portato in carcere 23
militanti con l'incredibile accusa di associazione sovversiva per i fatti
di Genova e avvertono dei rischi per la manifestazione del 4 ottobre a Roma
contro la Convenzione europea se «i pretoriani dell'Impero» dovessero
riproporre la faccia truce mostrata a Genova e, pochi giorni fa, in un
paesino della Bassa Padovana cuore del collegio elettorale di Ascierto, il
deputato di An, maresciallo dei cc, che accompagnò Fini nella sala
operativa dei cc di Genova quel maledetto 20 luglio.
Checchino Antonini
Lo Stato
di diritto
fu sospeso
Abbiamo atteso 26 mesi ma alla fine la verità sta venendo a galla. Per
l'assalto alla Diaz capisquadra, funzionari e anche altissimi dirigenti di
polizia sono accusati dopo accurate indagini di reati infamanti come la
calunnia aggravata, il falso, l'abuso di ufficio, il concorso in lesioni;
per Bolzaneto altri funzionari sono accusati di lesioni, falso, abuso
d'autorità e d'ufficio. Fra il 20 e il 22 luglio a Genova furono calpestati
i diritti di centinaia di persone e fu umiliata la democrazia. Lo stato di
diritto fu sospeso.
Gli atti della magistratura cominciano a dimostrarlo, nonostante
l'ostruzionismo di organismi istituzionali e le coperture politiche
assicurate agli autori degli abusi.
In attesa che la procedura giudiziaria completi il suo percorso, vorremmo
sapere: perché alcuni dei dirigenti messi pesantemente sotto sono stati
recentemente promossi a nuovi importanti incarichi di responsabilità?
Essere stati coinvolti nell'assalto alla scuola Diaz è forse un merito
professionale? Perché invece, a tutela del buon nome della polizia e per
ripristinare la fiducia dei cittadini, tutti i funzionari non vengono
sospesi in attesa dell'esito dell'inchiesta? Perché le 93 persone pestate e
arrestate alla scuola Diaz sono ancora indagate per associazione a
delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio? Perché il
parlamento e il governo non prendono provvedimenti per rendere
riconoscibili, con numeri e targhette sulle divise, gli agenti in servizio
d'ordine pubblico? I picchiatori della scuola Diaz e quanti si sono
accaniti su manifestanti pacifici e inermi nelle strade di Genova - coperti
da caschi e fazzoletti e quindi irriconoscibili - non saranno processati:
niente di simile dovrebbe mai accadere in un paese che si dice democratico.
Perché il parlamento, vista la ricostruzione dei fatti accaduti alla
caserma di Bolzaneto, non approva una legge sulla tortura, che l'Italia -
unico paese in Europa - ancora non ha?
Perché il parlamento non istituisce una commissione d'inchiesta per
accertare le responsabilità operative e politiche degli abusi commessi a
Genova, così infamanti per le istituzioni?
Comitato Verità e Giustizia per Genova
ntervista a Giuliano Pisapia, avvocato e deputato di Rifondazione
«E adesso la commissione d'inchiesta parlamentare»
«Bisogna riconoscere che la procura di Genova ha operato con scrupolo e non
si è fatta intimorire dal fatto che fossero indagati anche alti gradi delle
"forze dell'ordine". E, soprattutto, che non si è fatta bloccare dai vari
tentativi di rendere difficile, se non impossibile, l'individuazione dei
responsabili dei singoli atti di violenza». E' il primo commento di
Giuliano Pisapia, avvocato e deputato di Rifondazione comunista, alla
notizia dei 73 indagati per le violenze alla Diaz e Bolzaneto. Fu lui il
primo parlamentare a denunciare le violenze nella caserma della celere
trasformata in carcere provvisorio per i fermati del G8. «C'erano persone
di cui non si avevano più notizie - ricorda l'avvocato che li rintracciò in
carcere, tra Voghera, Alessandria e Pavia - mostravano evidenti segni di
percosse e raccontavano di umiliazioni e violenze. E' importante che quei
ragazzi abbiano avuto la forza e il coraggio di raccontarlo anche ai pm. E
che intendono costituirsi parte civile per ottenere verità e giustizia».
Temevate un'archiviazione com'è stato per l'omicidio di Carlo Giuliani?
Il timore era forte, anche se avevamo verificato che i pm erano
intenzionati ad andare fino in fondo, malgrado le difficoltà e,
probabilmente, le pressioni che venivano da più parti. Di fronte a fatti
così documentati e a testimonianze così precise, era ben difficile arrivare
ad una archiviazione generale. La richiesta di rinvio a giudizio, in ogni
caso, non può essere considerata il punto d'arrivo. Ci sarà udienza
preliminare e poi il dibattimento, dove si riproporranno la difesa
corporativa degli indagati e i tentativi di scaricare su altri le
responsabilità: carabinieri versus polizia, Sco versus reparti celere,
ecc... Questo renderà non facile individuare le singole responsabilità,
anche se sarà impossibile contestare i fatti.
Tuttavia questo processo non potrà non chiamare in causa un livello di
responsabilità superiore.
Sarà importante far emergere anche le responsabilità, di carattere politico
e di chi ha gestito l'ordine pubblico. Credo però si debba essere chiari:
compito della magistratura è quello di individuare i colpevole dei reati
contestati. Per le responsabilità politiche, diventa ancora più
indispensabile l'istituzione di una vera commissione d'inchiesta
parlamentare, come continuiamo a chiedere da oltre due anni.
Quali sono i punti più oscuri delle due vicende?
Per Bolzaneto ci vorrà il massimo impegno di tutti per individuare i
responsabili dei singoli episodi, anche perchè - ne sono convinto - si
rafforzerà l'ostracismo di chi ha fatto di tutto per impedire il
riconoscimento di chi operava all'interno della caserma-lager. Basti
ricordare che cc e ps hanno fornito all'autorità giudiziaria foto vecchie e
minuscole proprio per impedire i riconoscimenti e, spesso, non hanno dato
notizie precise sugli orari di servizio all'interno di Bolzaneto. Per la
Diaz abbiamo già detto dei tentativi reciproci di scaricabarile. Ma molti
dei "responsabili" di allora, sono stati promossi e oggi hanno un ruolo che
può facilitare l'inquinamento delle prove.
Che. Ant.