01.12.06
Liberazione Placanica ci ripensa: Non l’ho ucciso io
liberazione
Placanica ci ripensa: Non l’ho ucciso io
Intervista choc dell’ex carabiniere. La famiglia Giuliani: riaprire il =
caso
Rifondazione: Ora la commissione d’inchiesta . Cdl e dipietristi: =
Scordatevelo!
Dunque, Placanica dice di essere arrivato a Genova
il 17 luglio, col XII battaglione Sicilia. Prima
d’allora aveva svolto compiti di ordine pubblico, banali
solo una volta alla Favorita.
Giocava il Palermo. Erano giorni di stanchezza e di tensione indescrivibi=
le. I superiori - racconta al quotidiano calabrese - gridavano sempre =
. E dicevano di stare attenti che avrebbero tirato le
sacche di sangue infetto. Era come se dovessimo andare in
guerra . Il 20 luglio era tra Via Torino e Via Tolemaide, dove fu dato =
alle fiamme un blindato, doveva sparare i lacrimogeni per disperdere i ma=
nifestanti.
Ora sappiamo che quelle cariche erano illegittime
ma Placanica non dice o non sa. Pero’ dice la prima delle
rivelazioni bomba: Dopo un po’ il maggiore Cappello
mi ha preso il lanciagranate perche’ diceva che non ero capace. Io stavo=
sparando a parabola ,
cos=EC come m’e’ stato insegnato. E invece lui ha iniziato
a sparare ad altezza d’uomo, colpendo in faccia le
persone. Cose allucinanti .
Cappello e Truglio - anche dilui fa il nome Placanica - sono veterani del=
le missioni all’estero.
Placanica, ormai disarmato , doveva togliere il
nastro alle granate e passarle a Cappello ma si sente male
col gas che si sprigiona nell’operazione.
Mentre lo accompagnano a Piazza Alimonda,
avrebbe visto picchiare a sangue dal colonnello Truglio
e dal maggiore Cappello alcune persone con la macchina
fotografica. Ho iniziato a vomitare
e mi hanno fatto salire sulla camionetta . A bordo sarebbero stati in t=
re, Cavataio,
Raffone e Placanica. Cappello era capomacchina di quel defender, Truglio =
dell’altro veicolo uguale. Sostiene ancora Placanica che avrebbe estrat=
to l’arma quando si accorge diavere il sangue sulle mani. Il
defender era stato attaccato dai manifestanti in cerca di
una via di fuga. Dice che non vedeva nulla, avrebbe gridato
e poi sparato. In aria, due volte.
Ne e’ convinto: Non ho preso la mira... Ero steso col
braccio alzato verso l’alto. La
mano era sopra la ruota di scorta . Ma l’autopsia ha affermato che il=
colpo che ha ucciso Carlo era diretto. Dopo sarebbero saliti a bordo un =
altro
carabiniere sul retro e un maresciallo del Tuscania a
fianco al conduttore. E siamo partiti ma abbiamo dovuto
allargare il percorso perche’ i manifestanti, quelli di Agnoletto, non v=
olevano farci passare
. A questo punto, Placanica omette la sosta a Forte
S.Giuliano, sede del comando provinciale dei cc, visitato
quel giorno da Fini e il suo fido
Ascierto, dove avrebbe funzionato
una sala operativa alternativa alla questura.
Dice ancora di aver saputo solo alle 23, in ospedale, della
morte di un manifestante.
Mi hanno fatto dimettere, mi hanno fatto firmare la cartella e mi hann=
o portato in caserma.
Li’ mi hanno detto che avevo ucciso un manifestante
. All’interrogatorio avrebbero
cercato di forzargli la
mano, di farmi dire qualcosa
in piu’ ma lui no, ha affermato
sempre di non aver sparato
direttamente.
Tornato alla Fiera, dormitorio di tanta polizia, i colleghi hanno fatt=
o festa , gli regalano un basco del Tuscania,
erano contenti... cantavano
canzoni, hanno fatto una canzone su Carlo Giuliani .
Una volta al reparto gli avrebbero
messo gli psicologi alle calcagna, poi lo hanno trasferito
a Catanzaro. Ma lui non avrebbe piu’ ingranato. Per
due anni lavorera’ a singhiozzo.
Fino all’incidente d’auto:
Lo sterzo e’ come se si fosse
bloccato - racconta - non riuscivo
piu’ a sterzare . Il 22 novembre
del 2004 viene dichiarato idoneo all’ospedale militare
ma la commissione medica non ne avrebbe tenuto
conto, verrebbe imbottito di psicofarmaci e il 13 dicembre
viene dichiarato non idoneo.
Non vale il ricorso al Tar e, a
chi gli obietta che, se davvero
doveva coprire qualcuno ,
sarebbe stato piu’ conveniente tenerselo buono, non congedarlo.
Ma se vengo congedato
per problemi psichici chi mi crede? .
Gi a’, chi gli crede? Certo che Placanica ne dice di cose forti (anche seall’udienza preliminare
si avvalse della facolta’ di
non parlare). Come il fatto che alcuni militari hanno
lavorato sul corpo di Giuliani
, che gli hanno fracassato la testa con una pietra . La famosa
pietra insanguinata che compare quando Carlo, gi a’
morto, viene accerchiato dalle
forze dell’ordine, e quella pietra cambiera’ posto nelle foto di quegli istanti, i dubbi
sull’identita’ dello sparatore,
sono elementi gia’ noti alla controinchiesta e ai familiari
che chiedono da sempre di riaprire un caso chiuso troppo
in fretta. Haidi Gaggio, oggi senatrice Prc, chiede che l’ex
carabiniere sia messo sotto protezione: Se e’ vero che non
e’ stato lui, allora e’ stato indotto
a mentire per coprire il vero assassino: l’unico modo per fare chiarezza e’ un pubblico
dibattimento . Anche dei cori di giubilo alla Fiera si sapeva
gi a’: Un comportamento disgustoso
- ripete Giuliano Giuliani - ci sono centinaia di
testimoni . Le esternazioni dell’ex cc dimostrano solo che
il caso non e’ chiuso , dichiara
Graziella Mascia, deputata Prc che prese parte alla prima
indagine conoscitiva. Cos’ha da dire De Gennaro? , chiede
l’europarlamentare Vittorio Agnoletto all’epoca portavoce
del Gsf. E tutti, assieme a verdi e giovani comunisti, a
reclamare la riapertura del caso e l’istituzione dell’inchiesta
parlamentare, scritta nel
programma dell’Unione per
ricostruire le resposabilit a’
politiche. Ma e’ dall’Italia dei
valori che arriva uno stop che
si accoda alle dichiarazioni di
guerra delle destre, tutte le destre,
da Casini a Rotondi a Gasparri
a La Russa: Scordatevi la commissione , Non se ne
parla proprio , Faremo le barricate , Non si processano
le forze dell’ordine, ci sono cose piu’ importanti . E dal
forzista Vito una domanda
maliziosa: Che ne pensa
Amato della commissione? .
Come in altre occasioni del genere, il silenzio di quercia e
margherita e’ assordante. Il comando dell’Arma perplesso
fa sapere che il caso sara’ affidato alle valutazioni
dell’autorit a’ giudiziaria.
No, secondo me su Genova non e’ stata detta la verita’
Stralci dell’intervista al ragazzo congedato tratta dal quotidiano Calabria Ora Perche’ alcuni militari hanno fracassato la testa a Giuliani con una pietra?
ubblichiamo ampi stralci dell’intervista a Mario
Placanica pubblicata ieri sul
quotidiano CalabriaOra .
Intervista nella quale il carabiniere
affer4ma di essere un capro espiatorio usato per coprire
qualcuno e di dove sostiene di non essere lui l’assassino
di Carlo Giuliani. Che ordini vi sono stati impartiti
per le giornate del G8?
Ci dicevano che le situazioni sarebbero state un po’ particolari,
non come semplice ordine pubblico ma qualcosa di
piu’ In che senso?
Ci dicevano di stare attenti, ci raccontavano che ci avrebbero
tirato le sacche di sangue infetto. Ci dicevano di attacchi
terroristici. La sensazione era come se dovessimo andare
in guerra.
Quella mattina del 20 luglio dove sei stato dislocato?
Ci hanno posizionato vicino
la Fiera insieme ad alcuni
poliziotti. Ci sono state delle
cariche sul lungomare, ma
solo di alleggerimento. Abbiamo
partecipato alle cariche
in cui venne dato alle
fiamme il blindato dei carabinieri.
In quella situazione mi
e’ stato affidato il compito di
sparare i lacrimogeni per disperdere
i manifestanti. Pero’
dopo un po’ il maggiore Cappello
mi ha preso il lanciagranate
perche’ diceva che non ero capace. Io stavo sparando a parabola , cosi’ come mi e’ stato insegnato, e invece lui ha iniziato a sparare ad altezza
d’uomo, colpendo in faccia le persone. Cose allucinanti.
Chi eravate sul Defender?
C’eravamo io, Cavataio, carabiniere
in ferma biennale e, Raffone, un ausiliario.
P Nessuno che avesse esperienza?
Si, eravamo solo noi Accanto avevate un’altra camionetta?
Si, c’era un altro defender con a bordo il colonnello Truglio.
Il responsabile del nostro mezzo era il maggiore Cappello
C’erano altri colleghi?
C’era il plotone dei carabinieri davanti a noi che ci faceva
da scudo. Dalle immagini si vede partire
la carica dei manifestanti, tu cosa hai visto?
I carabinieri sono scappati, ci hanno superato, noi abbiamo
fatto retromarcia e siamo rimasti
incastrati contro un cassonetto della spazzatura.
Cosa ti ricordi di quei momenti?
Solo un rumore infernale.
Quando vi siete incagliati cosa hai pensato?
Ci hanno lasciato soli, ci hanno abbandonato.
Quando hai estratto la pistola?
Quando mi sono visto il sangue sulle mani. Ero stato colpito
alla testa. Ho tolto la pistola e ho caricato
Cosa vedevi davanti a te?
Non vedevo praticamente nulla, ero quasi steso, solo
Raffone era un po’ piu’ alzato.
Mi e’ arrivato l’estintore sullo stinco, scalciando con i piedi
l’ho ributtato giu’. Loro continuavano con questo lancio di
oggetti, io ho gridato che avrei sparato. Poi ho sparato in aria.
Sei convinto di aver sparato in aria?
Sono convinto di aver sparato in aria, non ho preso mira, e’ la
verita
Quanti colpi hai sparato?
Due colpi, tutti e due in aria
Non vi siete accorti di quello che era successo a piazza Alimonda?
No. Ho saputo della morte di Carlo Giuliani alle 23 quando
sono venuti in ospedale i carabinieri con un maggiore.
Pero’ non mi hanno comunicato
la notizia in ospedale. Mi
hanno fatto dimettere, mi
hanno fatto firmare la cartella
e mi hanno portato in caserma.
L=EC mi hanno detto che
avevo ucciso un manifestante.
Come ti sei sentito in quel
momento?
Mi e’ caduto il mondo addosso.
Io sapevo di aver sparato
pero’ ero convinto anche di
aver sparato in aria. Mi hanno
fatto l’interrogatorio, mi hanno
messo sotto pressione e io
ho risposto quello che potevo
rispondere. Hanno cercato di
farmi dire qualcosa in piu’, ma
io l’ho detto che non avevo
sparato direttamente.
E dopo cosa e’ successo?
Mi hanno riportato alla fiera
di Genova. Mi hanno fatto dare
sette giorni di prognosi
Che ambiente hai trovato
quando sei rientrato in caserma?
Mi chiamavano il killer. I colleghi
hanno fatto festa, mi
hanno regalato un basco dei
Tuscania, benvenuto tra gli
assassini mi hanno detto.
I colleghi erano contenti di
quello che era capitato?
Si, erano contenti. Dicevano
morte sua vita mia, cantavano
canzoni. Hanno fatto una
canzone su Carlo Giuliani
A casa quando sei tornato?
Dopo una settimana che ero a
Palermo mi hanno dato trenta
giorni di convalescenza.
Pero’ mi hanno mandato nella
caserma di Sellia e i miei genitori
non potevano entrare.
Mio padre tra l’altro era ricoverato
in ospedale a Catanzaro.
Io uscivo di nascosto, ma a
Catanzaro non sono riuscito
a salire.
Che idea ti sei fatto, era per
proteggerti o perche’ non volevano
che parlassi all’esterno?
Non lo so se mi proteggevano
o avevano paura di qualcosa(...)
Avevi sparato prima di quel
giorno?
Tre volte al poligono e non ti
dico i risultati, non ne ho preso
uno. Non ero buono con la
pistola anche per questo mi
hanno mandato al battaglione.
Alle stazioni mandano
quelli piu’ bravi, gli altri vanno
nei battaglioni.
Dopo Sellia ritorni in Sicilia=85
L=EC sono iniziati i problemi.
Perche’ tutte quelle domande
erano uno stress incredibile.
Insomma ho iniziato a marcare
visita. Mi hanno trasferito
a Catanzaro al reparto comando,
poi sono andato a un
corso integrativo in Sardegna.
(...)
In questo periodo ti capita
un altro episodio che ha fatto
discutere. Ti salvi quasi miracolosamente
da un incidente
stradale.
Ho perso improvvisamente il
controllo del veicolo. Lo sterzo
e’ come se si fosse bloccato,
non riuscivo piu’ a sterzare
(...).
Secondo te si e’ detta tutta la
verit a’ sul G8 di Genova?
No.
Cosa e’ rimasto all’oscuro?
Ci sono troppe cose che non
sono chiare.
A cosa ti riferisci?
A quello che e’ successo dopo
a piazza Alimonda. Perche’ alcuni
militari hanno lavorato
sul corpo di Giuliani? Perche’
gli hanno fracassato la testa
con una pietra?
Perche’ hai deciso di parlare
solo adesso?
Perche’ ci vuole coraggio e io
finalmente l’ho trovato.
Ritratto dell’ex militare che al G8 si autoaccuso’
Ci e’ o ci fa?
Cerca lavoro o vuole dire qualcosa?
ario Placanica ci fa o ci e’?
L’interrogativo insegue dal 20
luglio 2001 il giovane carabiniere
autoaccusatosi di aver colpito Carlo
Giuliani, prima, e assolto per aver
sparato in aria da dentro il defender
in piazza Alimonda, poi. E lui ce la
mette tutta, per confusione e per
interesse.
Dopo aver detto centinaia di volte di
voler chiudere e dimenticare quei
giorni, torna sempre a inzupparci il
biscottino nella parte della vittima
dell’Arma che l’ha abbandonato, di
complotti che attentano alla sua
vita, della famiglia Giuliani a cui
chiede i danni per aver perso il
lavoro. In tribunale si avvale della
facolt a’ di non rispondere, ma fuori
parla.
Il ragazzo non sta bene, d’accordo, e
non riesce ad uscire dai maledetti
(anche per lui) giorni del G8, ma fa
tanta confusione. Il tutto comincia
immediatamente dopo l’uccisione
di Carlo; Placanica ferito e
sconvolto, secondo i referti si
autoaccusa di aver sparato dal
defender assaltato dai manifestanti.
La tesi tiene un anno e l’avvocato
datogli dall’Arma lo porta a un passo
dall’archiviazione piu’ onorevole per
le istituzioni: e’ stato Placanica e non
c’e’ stata nessuna confusione di
referti o organizzazione dell’ordine
pubblico. Ma Placanica fa di testa
sua, va al Tg1 e dice dopo un anno
non mi rendo conto se sono stato io,
perche’ io ho sparato in aria, non
contro persone . L’avvocato lo molla
e lui si affida al solo legale di fiducia,
Vittorio Colosimo che ne diventa la
voce pubblica.
Siamo nel clima post-Genova con la
destra a costruire l’immagine
dell’eroe proletario contro i violenti
no-global con tanto di campagna
fondi per Placanica di Libero da
circa 400mila euro. Ufficialmente il
quotidiano di Feltri raccoglie soldi
per le spese legali ma siccome sul
fronte legale garantisce lo Stato,
tramuta lo scopo in solidarieta’, anzi
in =93premio per la condotta
esemplare. La destra cerca di
costruire il personaggio Placanica,
mentre il movimento e la famiglia
Giuliani lo ignorano (salvo nelle aule
del tribunale). Nessuno slogan a
Genova 2002 contro di lui. Si cerca la
verit a’ non il capro espiatorio.
Il 05 maggio del 2003 la Procura
chiude la sua vicenda processuale:
fu legittima difesa in condizioni
speciali. Stop. Le contraddizioni
sono tali da dover inventarsi uno di
quegli strani dispositivi quando ci
scappa il morto per mano delle forze
dell’ordine - dal malore attivo di
Pinelli all’autosoffocamento di
Aldrovandi: una pietra devia la
pallottola sparata in aria da
Placanica e ammazza Giuliani.
Amen. Tre mesi dopo, il carabiniere
si schianta con l’auto contro un
albero mentre torna a casa (in
provincia di Catanzaro). L’avvocato
Colosimo parla di incidente
inspiegabile , adombra un tentato
omicidio.
La Procura indaga e archivia.
All’epoca Placanica era un milite in
congedo per problemi di salute. Un
congedo che diventa definitivo
nell’aprile 2005 per infermita’
dipendente da causa di servizio .
Pensione di invalidita’ e arrivederci.
Lui la prende malissimo: Credo che
l’Arma mi ha abbandonato, non mi
sono mai sentito parte di una
famiglia, al contrario . L’avvocato
minaccia sfracelli. Pochi giorni
prima aveva fatto sapere che il suo
assistito avrebbe testimoniato al
processo di Genova sui disordini dei
manifestanti al G8. La risposta non
si e’ fatta attendere.
Non passano quattro mesi che
Placanica annuncia ai giornali di
volersi candidare alle comunali di
Catanzaro, magari con An che l’ha
sempre sostenuto e invitato alle
proprie iniziative pubbliche. Alla
fine si presenter a’ con una lista civica
del sindaco uscente di centrodestra,
senza essere eletto. Ma torniamo
all’annuncio della sua discesa in
politica, nel settembre 2005, molto
in anticipo sul voto e appena due
giorni prima della testimonianza in Tribunale in cui avrebbe dovuto rispondere ai cento avvocati noglobal e tribunale annesso, secondo l’avvocato. Placanica invece si avvale della facolt a’ di non rispondere. Suo diritto. Il giorno della verita’ se ce n’e’ una che Placanica possa aiutare a svelare e’ sempre rinviato. In mezzo c’e’ tempo anche per un messaggio di solidarieta’ di Maradona, un annuncio di querela ad Antonello Venditti e altre iniziative del suo legale per cercare di tenere un po’ di luce sul suo assistito.
Il Prc rilancia l’urgenza di conoscere anche
le responsabilita’ politiche della gestione delle piazze nel 2001
Ho sparato in aria.
Sono convinto di aver sparato in aria, non preso la mira, e’ la verita’.
Due colpi, tutti e due in aria Mi hanno fatto l’interrogatorio, mi hanno messo sotto pressione.
Ho risposto quello che potevo rispondere Cinque anni di annunci
e smentite, un misterioso incidente d’auto e perfino il tentativo di scendere
in politica.
Naturalmente a destra Il ragazzo se la prende coi superiori diretti, tira in ballo i due ufficiali veterani delle missioni all’estero.
Ma dice e non dice