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21.09.03

Liberazione, Genova, una ferita che incombe sul presente

Date
10:54 AM

http://www.liberazione.it:80/giornale/030920/LB12D693.asp
Genova, una ferita che incombe sul presente
Dall'inchiesta dei magistrati di Genova si alza il velo sulle ragioni che
produssero il disordine di Stato di cui a pagare furono la città e i
pacifici manifestanti, ma spuntano ulteriori e inquietanti interrogativi su
chi dette l'ordine di lanciare i pit bull in tenuta da ordine pubblico alla
Diaz e a Bolzaneto, e sul quadro complessivo delle responsabilità politico-
amministrative. La pubblicazione dei verbali degli interrogatori del capo
della polizia e del prefetto Ansoino Andreassi (li abbiamo letti sul
Corriere della Sera) conferma che quest'ultimo fu di fatto rimosso dal suo
incarico di coordinatore dei servizi di ordine pubblico, il 21 luglio,
poche ore prima della perquisizione alla Diaz: non per quella pagina
sciagurata dell'uccisione di Carlo Giuliani, ma perchè la polizia di Stato
era stata messa sotto accusa per non aver reagito con maggior decisione e
durezza agli attacchi delle tute nere e per riscattarsi, per non perdere la
faccia nella competizione con i carabinieri, doveva fare qualcosa di
eclatante, che richiedeva una guida più energica. Lo dice chiaramente
Andreassi ai magistrati di Genova: «Quelle operazioni (le perquisizioni
nell'edificio di via 5 maggio e alla Diaz) furono il frutto di un mutamento
di linea di azione caratterizzato da una decisa spinta ad un intervento sul
fronte repressivo, a bilanciare l'esiguità del numero di arresti eseguiti
fino ad allora. Questa mia analisi è ricavata da dati che ritengo obiettivi
e fortemente significativi». Va ricordato che Andreassi era stato il
miglior dirigente dell'antiterrorismo, ma aveva sempre criticato
apertamente la violenza nei servizi di ordine pubblico. L'esautorazione
avviene quel pomeriggio di sabato 21 luglio con l'arrivo a Genova del
prefetto La Barbera, che aveva fama di poliziotto duro, avendo speso gran
parte della sua professione nella lotta contro la mafia e la camorra. Dice
ancora Andreassi: «L'entrata in campo diretta del servizio centrale
operativo e l'arrivo del prefetto La Barbera è stato da me letto come un
esplicito segnale, un passaggio di mano». Significava «l'accentuazione del
momento repressivo. Per me voleva dire subire la impostazione di una
diversa politica di intervento, che io, presente sul campo, da più tempo,
non condividevo affatto». Nonostante quelle perplessità Andreassi, quando
la sera gli propongono la perquisizione alla Diaz, facendogli credere che
dentro ci sono le tute nere e che dalle finestre sono stati lanciati sassi
e bottiglie contro una pattuglia di polizia, si dice favorevole, ma poi
lascia la riunione, ritenendosi ormai fuori dalla linea di comando e non
partecipa all'operazione. Il capo della polizia De Gennaro ha sempre
dichiarato che, costretto a restare a Roma, e non potendo avere una diretta
conoscenza della situazione, non ebbe informazioni precise neppure la sera
della Diaz. Quando all'una di notte Bertinotti gli telefonò e gli chiese di
intervenire per fermare le violenze della polizia nella scuola, rispose -
dicono i verbali - di «non sapere nulla». Era stato avvertito che la
polizia stava facendo una perquisizione in un edificio prospiciente la sede
del Genoa social forum, ma «solo in un secondo momento» aveva avuto i
dettagli. Non è certamente in sintonia con Andreassi quando afferma che
«l'operazione alla scuola Diaz non segnò alcun mutamento di rilievo nella
gestione dell'ordine pubblico» e che anzi «l'unico mutamento riguardò
l'impiego meno esposto dei carabinieri», dopo l'uccisione di Carlo
Giuliani.


Non dovremo lasciare agli storici il compito di far luce sulle oscurità
della gestione dell'ordine pubblico durante il G8. Quella tristissima
pagina incombe sul presente, sui tempi che corriamo, sulla Costituzione
minacciata, sui rischi per la legalità e la democrazia. La trasparenza
della politica dell'ordine pubblico è una garanzia fondamentale per i
cittadini. Il fatto che il ministro dell'Interno abbia usato toni rozzi per
difendere la polizia sui fatti di Genova, senza distinguere quei
poliziotti, i tanti, che si sono comportati correttamente, non è un buon
segnale. In questo modo si incoraggiano i settori della sicurezza più
infatuati di autoritarismo. Gli «untori» devono essere isolati come è stato
fatto, ben fatto, nelle grandi manifestazioni che si sono svolte dopo
Genova. La giornata del 4 ottobre, in cui si svolgeranno due imponenti
manifestazioni non contrapposte, una della confederazione europea dei
sindacati e una dei movimenti per contestare il vertice europeo, aprirà
un'altra grandiosa stagione di mobilitazione popolare per i diritti dei
lavoratori. Scenderanno in piazza milioni dei cittadini. Il clima delle
forze dell'ordine dovrà essere sereno, diffondere allarmismi nella polizia
e nei carabinieri sarebbe un illecito e dannoso uso del potere.

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