06.12.06
liberazione G8, Casini spara sull'inchiesta, ma Placanica continua a parlare
G8, Casini spara sull'inchiesta, ma Placanica continua a parlare
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 6 dicembre 2006
7 dicembre 2006
Prima la piazza lo fischia, poi si spella le dita per lui. Quando ha fatto
capolino ieri a Piazza Ss.Apostoli in mezzo a centinaia di poliziotti del
Sap che manifestavano contro la Finanziaria, Pierferdy s'è beccato una
carica - è il caso di dirlo -di fischi e insulti che s'è tramutata in
sincero entusiasmo quando il leader Udc ha sparato sulla commissione
d'inchiesta prevista dal programma dell'Unione a proposito dei misfatti di
Genova 2001.«Noi siamo qui per affermare una cosa importante: che la dignità
delle forze dell'ordine si difende rispedendo al mittente iniziative
dissennate come la proposta di una commissione d'inchiesta sul G8 di
Genova».
Da che parte batta il cuore di buona parte della polizia italiana s'era
capito da come a Genova, sui corpi dei manifestanti, battevano i manganelli
o quello che capitava (visto che certi carabinieri non hanno ancora spiegato
perché si trovassero tra Corso Torino e Via Tolemaide con sbarre di ferrro
truccate da sfollagente, e non l'hanno spiegato perché nessuno glielo
domanda).Da che parte batta loro il cuore s'era capito alla vigilia delle
elezioni del 2001 con un pezzo del Sap a mettere in scena con Gasparri un
finto sconfinamento di clandestini sulla frontiera friulana e gran parte dei
Cocer di tutte le forze a Palazzo Grazioli, residenza romana del Cavaliere,
a rendere omaggio al futuro capo dell'esecutivo: «Siamo alla sua "destra",
presidente!», disse sbattendo i tacchi il più alto in grado.Fu un coro di
promesse per i «malpagati servitori dello Stato».
Il governo che arrivò ebbe solo attenzioni per i funzionari coinvolti nei
misfatti del G8, tutti promossi, ma i malpagati, pasoliniani, "figli del
popolo" sarebbero restati tali. Avrebbero faticato a far quadrare i bilanci
proprio come i lavoratori e gli studenti che hanno guardato in cagnesco
durante gli impieghi in ordine pubblico. Unica garanzia, per le "forze
dell'ordine", di non avere grane in caso di violenti G8 o di misteriosi
controlli di ps come quello avvenuto a Ferrara il 25 settembre 2005 e in cui
restò ucciso un diciottenne che non stava commettendo alcun reato.
Ora è bello e giusto che anche gli agenti di polizia si scoprano cittadini e
lavoratori ed esercitino il loro sacrosanto diritto a manifestare. Questo
giornale, e il partito di cui è espressione, s'è sempre battuto per la piena
sindacalizzazione di tutti i lavoratori in divisa. Meno bello, molto meno,
che un leader politico come Casini, solo tre giorni dopo aver messo un
migliaio di chilometri tra sé e i suoi ex alleati - per schivare il loro
populismo spinto - si presenti su un palco ad assecondare, populisticamente,
gli istinti più deteriori di una categoria.
«Di scuse per non voler la commissione d'inchiesta se ne possono trovare
tante, l'unica plausibile è che si ha paura che qualche verità possa
emergere, soprattutto a proposito delle responsabilità politiche sulla
gestione e l'organizzazione dell'ordine pubblico, e poi riguardo
l'insabbiamento che è seguito», commenta a Liberazione Haidi Giuliani,
senatrice Prc, la mamma di Carlo che fu ucciso da un proiettile di un
carabiniere nelle cariche illegittime degli stessi carabinieri contro un
corteo autorizzato. Casini ha detto ieri da che parte sta. E ha parlato non
solo ai poliziotti del Sap ma ai suoi interlocutori dell'operazione Grande
centro. Fare carta straccia del programma dell'Unione, che tante speranze ha
acceso nel Paese, è il prezzo che chiede venga pagato per il suo trasloco
dalla Cdl.
L'ex carabiniere che si autoaccusò dell'omicidio Giuliani, intanto, continua
lo stillicidio di rivelazioni nell'assoluta indifferenza del dibattito
politico. In una nuova intervista a Calabria ora, Mario Placanica -
prosciolto dall'accusa di omicidio nel maggio 2003 - insiste a fornire
dettagli sulla sua estraneità nella morte del ventitreenne che s'era accorto
- c'è un filmato inequivocabile - di un braccio con la pistola che spuntava
dal defender e provò a difendersi raccogliendo un estintore. Placanica si
domanda come mai il collega Cavataio gli abbia tolto la pistola dopo gli
spari. Cavataio disse in aula di non essersi accorto degli spari e forse
ebbe ordini precisi circa l'arma del commilitone. Nell'intervista, Placanica
fa anche appello a un'anonima signora di un terzo piano che affaccia su
Piazza Alimonda. Lei avrebbe visto un ufficiale appostato con un fucile di
precisione su un altro balcone. Parole che vanno prese con le pinze, certo,
chi sparò dal Defender sparò ad altezza d'uomo, le foto sono piuttosto
chiare. Ma certe parole di Placanica sommate ad altre evidenze pressoché
ignorate dal frettoloso processo, rivelano come sia «scandalosa» (parole di
Giuliano Giuliani) l'archiviazione dell'omicidio di cui ieri s'è occupata la
Corte europea dei diritti dell'uomo.
La famiglia Giuliani ha presentato ieri un esposto contro lo Stato italiano
che ipotizza la violazione della Convenzione europea sui Diritti umani per
un uso eccessivo della forza e una inadeguata organizzazione a livello di
sicurezza. Durante l'udienza di ammissibilità, ieri a Strasburgo, l'avvocato
Paoletti ha sostenuto che durante l'inchiesta giudiziaria c'e' stata una
manipolazione dei fatti e che le indagini non siano state condotte in
maniera esaustiva perche' non sarebbero stati ascoltati diversi testi
chiave, come diversi responsabili della polizia.
APPELLO AL PRESIDENTE DEL SENATO sen. FRANCO MARINI e al PRESIDENTE DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI on. FAUSTO BERTINOTTI:
http://www.reti-invisibili.net/carlogiuliani/docs/43-9499_raccolta_firme.rtf
COMPILA E SPEDISCI A LIBERAZIONE, VIALE DEL POLICLINICO, 131-00161 ROMA. FAX
O6-44183254